sabato 31 ottobre 2009

PRETI E STROZZAPRETI


giusto perchè lo sappiate anche voi, ho scritto questa

Alla attenzione del Vescovo di Firenze:
Scrivo in merito alla sospensione di Don Alessandro Santoro per lamentare l'ennesima azione non cristiana della chiesa cattolica.

La Chiesa con la C maiuscola è oramai in antitesi con i valori predicati da Cristo e l'inflessibilità e paralisi di questa fa si che la gente cerchi alternative in altre religioni; la fuga di fedeli rende la chiesa sempre più fragile e le diocesi sempre più sguarnite di pastori in una spirale che non può che segnalare un sistema in decadimento.

La spiritualità un sentimento umano ma riflette bisogni che cambiano con i tempi. Le chiese invece si fissano sui dogma fino a diventare obsolete e distaccate dalle necessità spirituali dei popoli. La Chiesa cattolica rischia proprio questa obsolescenza se non si addolcisce verso la gente. Il dito puntato non raccoglie amore e inevitabilmente chi lo punta finisce per trovarsi da solo.

La posizione della Chiesa Cattolica sui gay e i transessuali è una posizione di paura e negazione, è ipocrita e intollerante. Quindi per niente cristiana.

Mi è palese che Don Santoro è una persona che accetta le persone per quello che sono, aiutandole ad esaltare gli aspetti migliori di loro stesse invece di sottolineare le loro mancanze. Lui è un vero cristiano.

Se la Legge della chiesa viene infranta dovremmo domandarci se la legge è ancora necessaria e quindi giusta (le leggi sono fatte per essere usate a beneficio dell'uomo non per ammanettarlo in paralisi) prima di puntare il dito accusatore e sospenderlo da un lavoro che fa bene.

Don Santoro confronta una morale che è da tempo sorpassata e dovrebbe essere considerato un pioniere di quei cambiamenti necessari perché il Cattolicesimo si rinnovi e perché ci sia una rinascita che non può che beneficiare la Chiesa e i suoi seguaci.

Onestamente non mi aspetto che questa lettera serva a un granché, dubito che la chiesa deragli dai suoi binari e accetti le azioni di Don Santoro. Mi aspetto invece che la presenza della chiesa Cattolica diventi sempre più astratta e rarefatta fino a venir abbandonata e sostituita da qualche altro messaggio spirituale che rifletta i bisogni umani nei tempi in cui viviamo.

Sebbene da molti anni non faccia più parte di una chiesa sento comunque il bisogno di appellarmi ai superiori di quest'uomo che è esempio di valori che ritengo giusti e ancora validi, perché la mia coscienza mi dice che questa è la cosa da fare.

Questo sentivo di dovervi comunicare.

Cordialmente etc etc....

Sapete che sono agnostica e allergica ai dogma, ma parlo per coloro che non sanno vivere in quel vuoto che inevitabilmente si prova uscendo dal gruppo, gregge, o comunità al quale l'essere umano naturalmente cerca di appartenere da che inizia a gattonare. Un po' come gli amanti degli animali sentono di difendere creature che non possono parlare, o come coloro che cercano di salvare un pianeta che non riesce più a riparare i danni che gli facciamo, io ho voluto prendere le parti di coloro che non scriveranno al vescovo e non andranno alla manifestazione, e non digiuneranno davanti all'arcivescovado in Piazza S: Giovanni ma che possono beneficiare del buon lavoro di Don Santoro di cui ce n'è proprio bisogno.


Per chi vuole scrivere al Vescovo la mail è segreteria@diocesifirenze.it e chi me l'ha mandata (Cesare Bardaro di Solidarietà a Don Alessandro Santoro, prete scomodo rimosso dal vescovo.)
prega di mettere in copia anche ilmuretto@libero.it

E visto che si parlava di strozzapreti vi passo questa ricetta veloce per saltare in padella il vescovo oggi che è Halloween!

STROZZAPRETI INFERNALI
(per 4 persone)

1 spicchio d'aglio
1/2 bicchiere olio d'oliva
400 g di strozzapreti
3 peperoncini
200 g pomodori (freschi o pelati)
50 gr pangrattato

Per prima cosa preparate il sugo: fate soffriggere l'aglio in una padella con l'olio; quindi aggiungete pezzetti ed i peperoncini interi e lasciate cuocere il tutto a fiamma moderata per almeno 15 minuti, fino ad ottenere un bel sughetto denso.
Nel frattempo fate cuocere gli strozzapreti in una pentola d'acqua salata e scolateli al dente.
A questo punto, mettete gli strozzapreti nella padella con il sugo e fate saltare il tutto per due minuti aggiungendo il pane grattugiato.
Servite i vostri strozzapreti infernali ben caldi e.... buon Halloween!

martedì 27 ottobre 2009

IL NON ESSERCI, LA DANZA DA DANZARE E LA TRAMA DELLA VITA IMPLICITA NEL PRIMO PUNTO

JFK airport hotel, 6 am before the flight home


sono mesi, anni, che cerco di eliminare la pila di New Yorkers che tengo sul comodino. Quando mi permetto di leggere un libro la pila sale a livelli Manhattaniani e poi per mesi non riesco a leggere altro che la rivista per mettermi in pari. Il New Yorker è troppo ben scritto per essere solo sfogliato ma nonostante che fino a qualche tempo fa la leggessi "cover to cover" ora rimettermi in pari evito di leggere tutto ciò che è datato, quindi il calendario teatro/arte/musica/cinema che ogni settimana è una cornucopia di avvenimenti. Sono con sforzo arrivata alla inevitabile realizzazione che qualsiasi mostra, concerto e avvenimento culturale tenutosi tempo addietro ha ormai poca rilevanza per la mia sopravvivenza intellettuale, anche se confesso che c'è stato un periodo in cui leggere le succinte e soggettive descrizioni del lavoro di certi artisti era concime inestimabile per la mia fertile mente creativa che si sublimava all'invenzione di manufatti mentali basati puramente sull'interpretazione di parole.
Lo giustificavo paragonandolo al metodo di un'artista di mia conoscenza che usa(va) catene di parole interconnesse (lavoro, strumento, chirurgo, sangue, cristo, e via così) per stimolare il suo processo creativo e trovare una qualsiasi direzione che potesse risultare utile per il suo lavoro.
C'è stato poi il periodo in cui vivevo il teatro "remotamente", scansionando le recensioni e la critica di ogni evento teatrale della città nell'illusione che un giorno a New York avrei potuto illudere qualcuno - e me stessa- di essere alla pari di qualsiasi newyorkese intellettualmente curioso.

Sconfitta in partenza nella mia lotta Sisifiana di recente ho anche abbandonato la sezione cinematografica, dove mettevo le crocette sui film promettenti, posponendo la scansione di lettura a quando copio i dati dal blog del TNY per incollarli nella mia lista dedicata in Excel.
Come scorciatoie aggiuntive arrivo a saltare a piè pari tutto ciò che parli di finanza, di Iraq e Afganistan in quanto dopo che per 3 anni sul giornale non si è letto altro penso di aver già dato abbastanza impegno nei confronti delle due problematiche perchè mi bastino per il resto dei miei giorni.

In ogni caso grazie a questi stratagemmi la pila stà piano piano scemando...
Non oso contare quante riviste rimangono ma a occhio 7 o 8.
9 forse
Massimo 13.
L'ultima rivista che ho aperto era di Marzo...la fine non dev'essere lontana.

L'altro giorno ho guardato il comodino e con l'occhio della mia mente ho visto una foto.

Era una foto del comodino SENZA la pila di riviste.

E' una foto che direbbe poco a chi la vedesse sul blog senza un foto del PRIMA con cui compararla. Pochi potrebbero capire il significato di quell'immagine, che è un significato importante per me.

La pila era sparita e io ero finalmente libera.

E quindi nel postare idealmente quella immagine avrei dovuto spiegare che nella foto non era importante quello che C'ERA bensì quello che non C'ERA PIù... Era un esercizio che non so qualificare al momento, ma so che ha un importanza filosofica.

Nessuno mi impedisce di togliere la pila di riviste e scattare la foto ugualmente, ma non penso ce ne sia bisogno. Rendo l'idea anche senza l'immagine.

Nessuno inoltre, mi impedisce di prendere le riviste e metterle via, come ho fatto con - credo - un intero anno in cui non so come ho letto pochissimo (forse alle prese con INFINITE JEST del dipartito David Foster Wallace?)

E' una questione però di disciplina. E di senso di colpa per l'incompletezza del processo (vedi post precedenti sulla linearità dell'apprendimento.) Io saprei che non ho letto le riviste. Saprei soprattutto che da qualche parte ci sono degli articoli che non posso perdere, che sono scibile di cui ho bisogno, senza i quali sono come zoppa, privata dell'epifania che mi spetta.
Così come so che con tutta probabilità non riuscirò a vedere il comodino vuoto di riviste perchè la stasi è impossibile, loro continueranno ad arrivare settimana dopo settimana fino a che manterremo attivo l'abbonamento.

Per questo ho deciso di fare quest'esercizio di proiezione nel futuro, laddove un evento che probabilmente non avverrà avviene per pure forza della mia immaginazione, perchè nella mia mente l'azione è già successa, io sono già nel futuro.

Come scrisse Robert Sheckley molto più abilmente di me in "Opzioni":

All movement is a search, all expectation is of failure,
all searches find completion in their origins.
The entire pattern is implicit in the first stitch;
the initial brush stroke is the ultimate ornament.
But this is forbidden knowledge, since the entire dance must be danced.


E così per danzare la danza io continuo a leggere la mia rivista per scoprire la trama di questa vita.

giovedì 22 ottobre 2009

Post post (dove si parla di pioggia, Pleiadi, pietanze,Pallino,Pepa)




Post post, ovvero dopo il post. Intendo il lungo, dettagliato, coinvolgente, efficace post sul terremoto californiano descritto in parte I e parte II. Come se ci fossimo stati, come averlo visto in un film.
E come si fa ora a scrivere di qualsiasi cosa? Tutto può apparire piatto e banale.
Ma il banale, ovvero il quotidiano, può nascondere a volte anche novità, scoperte, riflessioni.
Allora mi faccio coraggio.
Mercoledì. Abbiamo deciso di mangiare insieme ad Arezzo, N. R. io e G.
E' una grigia compatta umida giornata di pioggia. Mi fa pensare a quando tempo fa ho passato buona parte dell'inverno qui e quando telefonavo a mio figlio invariabilmente il suo saluto era "Ehilà, che si dice a Sleepy Hollow?". Ve lo ricordate il film? In una sperduta cittadina, appunto Sleepy Hollow, Johnny Depp, antesignano dei moderni investigatori, usa metodi scientifici per indagare su misteriose morti che avvengono nei dintorni. Ad accentuare la cupezza e il mistero del racconto Sleepy Hollow appariva sempre avvolta nelle nebbie, solitaria, circondata da alberi spogli e neri. Da qui la battuta.
E pensare che solo il giorno prima era stata una giornata smagliante, limpida, tersa. La mattina mi ero alzata che era ancora notte e aprendo la finestra avevo visto sopra di me un cielo stellato come non lo vedevo da tempo, stracolmo di stelle brillanti e nettissime. Al centro le Pleiadi, che è un gruppetto molto luminoso che si individua subito. A occhio nudo sono sei o sette, in realtà molte di più. Poi ho scoperto che le Pleiadi sono state osservate e studiate sempre e da tutte le culture, dai greci ai maya, passando dagli aborigeni australiani, dagli indiani d'america e da molti popoli asiatici. Altra scoperta buffa, Pleiadi in giapponese si dice Subaru, che è diventata una nota marca di macchine, ma pochi sanno cosa vuol dire quel nome. A sinistra Orione, il mio preferito, che quando lo vedo penso che sarà una giornata fortunata. A destra una costellazione che aveva tutta l'aria di essere lo Scorpione. Mi piacerebbe saper riconoscere più costellazioni, insomma saperne di più.
Comunque, malgrado la pioggia partiamo per Arezzo, per scoprire che, come spesso accade, lì non piove.
Il clou della giornata è l'invito a pranzo da G., non programmato.
Devo spendere qualche parola per quello che aveva cucinato per noi, pietanza che merita anche la foto: orecchiette con broccoli e pancetta. Le orecchiette strascinate pugliesi, la pasta artigianale piccola tonda e cava, cotta e ripassata (strascinata appunto) in padella con broccoli e pancetta e, credo, un po' d'acciuga. Che dire? Superba, non esagero, proprio buona, la pasta cotta al punto giusto, i broccoli e la pancetta cremosi e saporiti (mica è facile, per esempio si puo sbagliare con il sale, troppo o troppo poco) e per finire una spolverata di ricotta salata: squisito tutto.
Nella visita ho finalmente conosciuto Pallino, l'altro padrone di casa, un gattone bianco a chiazze tigrate che giustamente essendo l'altro padrone di casa quando siamo arrivati si alzato dalla sua cuccia e si è venuto a strusciare sulle gambe di tutti in segno di benvenuto. Poi dicono che i gatti...
Per finire torta di mele con gelato al fiordilatte: vedi foto.
Devo saltare a piè pari la seconda parte della giornata e per seguire l'ordine del "sommario" passo a parlare di Pepa. E' la protagonista del film di Almodovar "Donne sull'orlo di una crisi di nervi", passato su Sky ieri sera. L'avevo visto a suo tempo ma non ricordavo molto, quindi mi ha fatto piacere rivederlo. Pepa è stata amante per un periodo di un belloccio brizzolato sposato, il quale non pago di tradire la moglie tradisce anche Pepa, al punto di sparire e rendersi irreperibile mentre lei invece, angosciatissima, lo cerca. Nella storia si incontrano personaggi di contorno le cui vite in qualche modo si intrecciano. Quello che mi ha fatto pensare è il modo della protagonista di reagire alla fine della sua storia. Prima con grande angoscia e rabbia (ogni tanto lancia dalla finestra oggetti di casa sua, sopratutto il telefono) poi alla fine ha quello che io chiamo colpo di reni, il drizzare le spalle, per non subire più i comportamenti arroganti degli altri. E quando il brizzolato le propone di parlare lei con grande dignità gli risponde che è troppo tardi.
Dignità e coraggio. Che poi mi fa pensare un po' al video di cui parlava N. ieri in cui si vedono una serie di donne che hanno paura di "uscire fuori", di affermare la loro personalità, di affrontare anche paure grandi. Ma poi ce la fanno, e quando ce la fanno la paura (rappresentata nel video da un lupo che ringhia) si dissolve. Bello, che fa riflettere.




domenica 18 ottobre 2009

20 ANNI DI ANNIVERSARIO DEL TERREMOTO DI SAN FRANCISCO...IO C'ERO! part 2

leggo nel frattempo sul FB di un amico che Marge ora-anche-su-Playboy Simpson e tutta la famiglia hanno pure vent'anni il che data lo spettacolo più o meno della stessa epoca del terremoto. Ricordo infatti i colleghi, Ken in particolare, che il Lunedì trovavi in cucina a ridere sganasciandosi mentre si raccontavano le varie battute dello showdei simpson trasmesso la sera prima , e di come all'inizio pensassi fosse una nuova SitCom e poi appresi essere programma di cartoni animati! Non capivo, non avendo la TV, come degli adulti potessero divertirsi tanto con dei cartoni animati, io che al tempo conoscevo solo Walt Disney. Di Matt Groening conoscevo Life is Hell, con i coniglietti esistenziali che mi davano una gran depressione (sono sempre stata molto lenta nei confronti dell'umorismo).

Dunque, torniamo al 17 Ottobre 1989.

incendio alla Marina

Alle 10 circa avevamo finito di mettere a posto il casino al Lab. Era arrivato il momento di tornare a casa, ma si presentava il problema: come? Io in genere mi camminavo i 5 blocchi malfamati per arrivare sulla Market street, la strada principale downtown, dove prendevo l'autobus. Se di giorno Market street è brutta di notte è peggio - questo in situazioni normali ma con il blackout e il potenziale disordine da apocalisse che ci poteva essere in città, non ne parlavamo nemmeno di farla a piedi. Eravamo rimasti nell'oasi protetta del Lab tutto il giorno e non avevamo idea cosa ci aspettava là fuori...
I mezzi pubblici ara probabile che non funzionassero visto la mancanza di elettricità e i danni che lo spostamento del suolo poteva aver recato ai binari di tram e treni, quindi chi non aveva la macchina era imperativo che trovasse un passaggio, per lo meno di notte.
Roger che viveva a Richmond in genere attraversava il ponte danneggiato quindi ora doveva senz'altro prendere il Golden Gate per arrivare a Richmond e per arrivare al Golden Gate poteva passare dalle mie parti...the Haight Ashbury.

Caricammo nel pick up anche Chris Langdon che stava nel lower Haight e partimmo. Fuori era buio-buio, non si vedevano i danni recati dalla scossa ma colpiva subito come una martellata la mancanza di semafori, di luce artificiale. Nel nero più totale - chi era a Firenze nel 69 per l'alluvione lo ricorda - i fari delle macchine sembravano torce elettriche che parallelamente bucano la notte con coni di luce non bastanti a farti sentire protetta. Non c'è niente come il buio per scalzare l'illusione che tutto sia sotto controllo, e confermare che siamo in preda agli elementi che ci circondano e che potenzialmente possono danneggiarci.
Guidavano tutti piano usando particolare attenzione agli incroci dove si devono intuire le intenzioni degli altri guidatori in mancanza di segni visibili. Ma la guida diventa più umana e visto che era stranamente caldo quella notte, si aprivano i finestrini e si gesticolava con gusto: va avanti tu dice il polso; passo io allora, grazie rispondono le dita a forma di OK.
La gente era tutta fuori, per strada. I marciapiedi erano pieni di persone sedute o in piedi che parlavano, ridevano, formavano capannelli che venivano illuminati dai fari delle macchine che passavano. Agli angoli crocicchi di gente, che era uscita fuori di casa perché dentro non c'era niente da fare: nè TV, nè radio nè luce per leggere - niente. Erano fuori anche perché si sentiva il bisogno del branco, di stare insieme agli altri dopo una catastrofe, uniti nella comune fragilità umana evidenziata da una terra che ribelle pareva volerci sbalzare di sella.
Lasciammo Chris a casa e arrivammo di fronte a casa e in presenza di uno spettacolo inaspettato. Sulle scale esterne alla luce delle candele erano appollaiati i miei coinquilini che a malapena conoscevo: c'era chi suonava la chitarra, erano state racimolate dai vari appartamenti e condivise fraternamente scatolette e crackers, formaggio e frutta e giravano anche un paio di bottiglie di vino. Ero talmente sorpresa che devo aver a mala pena salutato Roger che doveva affrontare un viaggio avventuroso per arrivare a casa.

Entrai nel mio studio per vedere che danni ci fossero. Avevo temuto per Fish, il pesce rosso che viveva nella palla di vetro, immaginandolo durante tutta la giornata per terra che si dibatteva prima di morire soffocato, oltre ad immaginare che oramai il mio letto doveva essere diventato una spiaggia. Il futon giapponese su cui dormivo aveva come testiera la base del caminetto che sigillato e inutilizzabile da tempo formava una nicchia che usavo da comodino. Sulla cornice del camino direttamente sopra al letto tenevo varie bottigliette di vetro contenenti la mia collezione di sabbia che immaginavo scosse e gravità avessero fatto cadere sul materasso e dappertutto per la stanza. Invece no, stranamente non si era mosso nulla e anche il pesce era vivo e vegeto. Evviva, chissà perchè non era caduto niente? Per evitare danni postumi misi tutto il frangibile sul pavimento e uscì sulle scale per unirmi agli altri. Cantammo, bevemmo e scambiammo aneddoti sull'esperienza appena passata. Ti tanto in tanto arrivava qualcuno a piedi, viandanti occasionali che provenivano da altri quartieri, , fermandosi a bere un goccio e a raccontare di altre realtà cittadine. Apprendemmo così che nella Marina, a nord, sulla baia ci fossero degli incendi, che mi fece temere ad un ricrearsi della situazione del terremoto del 1906 che bruciò gran parte della città.
Ero rassicurata però dall'atmosfera fra la gente che quella notte era molto diversa dal solito. Sembrava fossimo tutti compaesani, tutti amici, pronti a condividere parole e vino con chiunque passasse di lì.

A un certo punto mi alzai per raggiungere il centro della strada e guardarmi attorno. Mi guardai intorno con meraviglia per la bellezza del dopo disastro. La strada che da sotto di me scendeva dolcemente verso la Hayes Valley qualche chilometro ad est, era stranamente deserta di macchine e ben visibile nella luce della luna che era sorta da poco, gialla e enorme. Non faceva freddo per niente, sembrava estate, una delle poche notti calde di SF, dove non è mai estate. Sopra di me sulla collina he sovrasta il panorama sottostante si intravedevano le masse nere dei due campanili della chiesa cattolica che fanno parte del campus del college. Tutt'attorno a me vedevo la distesa di casette che forma la morfologia della città; scatolette di legno e vernice multicolore, non più alte di tre piani, dall'aspetto funzionale e armonioso, raramente inframmezzate dal gioiello originale Vittoriano, appariscente come una bomboniera da salotto, restaurato e impreziosito da verniciature fantasiose atte a farne risaltare le cornici e modanature di manifattura artigianale. Nel mezzo del creato dell'uomo la natura non è stata obliterata e gli alberi neri del Panhandle si stagliano un blocco a sud da me formando una linea frastagliata che continua per blocchi e blocchi fino ad arrivare all'Oceano Pacifico. Ovunque secolari querce e eucalipto piantati come barriere del vento formano parchi pubblici e giardini privati, oasi di natura che si fondono perfettamente con l'operato civile di questa città.
Ed ecco che dal fondo della strada vedo salire una fila di lucine, un corteo di millepiedi dagli occhi gialli. E' una fila di autobus che torna al deposito. Arrivano silenziosi e vuoti, 1, 2, 3, 4, 5 filobus in fila uno dietro all'altro, in un corteo triste e magico allo stesso tempo, le ombre scure degli autisti solitari che si stagliano contro la luce gialla degli interni che surrealmente si mescola con quella della luna. Passano, rallentando quasi a fermarsi davanti a noi per poi continuare il loro viaggio verso Ovest. E' un'immagine indimenticabile.
Il loro passaggio sottolinea ed evidenzia il buio e il silenzio che pervade tutt'intorno, la mancanza di rumore di macchinari e motori, il loro mormorio incessante venuto così a mancare ci permette si riprendere fiato dopo la paura.

Più tardi decido di seguire a casa due ragazzi che che si erano fermati per un po' a condividere le loro due bottiglie di vino. Dovevo essere un po' brilla di vino e di emozioni per prendere una decisione che già il giorno dopo ho considerato un p0'azzardata, ma sono ok. Rimaniamo a chiacchierare al buio seduti per terra nel loro salotto, hanno una band e faranno una festa prossimamente a cui vengo invitata.
Tornata a casa squilla il telefono sorprendendomi - davo per scontato non funzionasse ancora. E' la mamma è in lacrime perché mi ha pensato morta sotto le macerie della Cypress. Ha guardato sulla mappa della città e ha visto che il Lab è vicino ad una rampa dell'autostrada e nel parossismo delle notizie si era convinta che sono morta anch'io sotto la Cypress. Sono mortificata per non aver chiamato prima ora, ma ero certa di avere tempo, sicura che le notizie ci avrebbero messo un p0' ad arrivare - invece pare che SF fosse stata dichiarata già RASA AL SUOLO dai media Italiani, che al solito esagerano i drammi in modo vergognoso.

Finalmente a qualche ora del mattino vado a letto e prima di addormentarmi mi ricordo una cosa strana. Oggi indossavo la camicia bianca da smoking col davanti pieghettato e la cravatta con disegno di Sotsass e ricordo che ad un certo punto ho aperto una finestra per l'afa dicendo fra me e me: "mannaggia che caldo, sembra tempo da terremoto". Il mio subconscio sapeva. Avevo letto da bambina che prima che l'isola Krakatoa esplodesse, nel 1883, per eruzione vulcanica e terremoto, faceva un caldo anormale e forse il mio subconscio aveva associato le due cose e cercava di allertarmi, come i cani che abbaiavano e piangevano in situazioni simili.

L'indomani alla luce del giorno tutto sembrava ancora più strano, irreale, ma in modo psichedelico. Io che da anni avevo portato in borsa la reflex nell'evenienza del caso eccezionale che stavo vivendo oggi, non ho scattato neanche 1 foto. La miseria altrui, le case in ginocchio, le macchine distrutte, i negozi sventrati, le crepe nell'asfalto dove ci si poteva infilare un braccio, i pali della luce, l'infrastruttura elettrica demolita e traballante, tutto sembrava colpito da cubismo acuto, con la sua visione dalle prospettive sbagliate e i punti di vista molteplici e inconsistenti. Era troppo per piantare anche la mia macchina fotografica in faccia alla gente, che i miei occhi e la mia memoria fossero sufficienti.

Si seppe che nella Marina c'erano stati i danni maggiori, che case di 3 piani erano diventate di 1, che i quartieri costruiti su zone di palude riempite di sabbia e terra di riporto avevano avuto la peggio a causa del "liquefarsi" del terreno. Un momento eri su terra ferma e il momento dopo sprofondavi nel niente. A quello si erano aggiunti gli incendi che avevano bruciato tutta la notte. Ma per fortuna erano stati contenuti.

Tornai al Lab, che era il mio unico punto fermo. Ebbi modo di notare che i danni a questa zona industriale e decrepita erano notevoli, la 6a strada è mezza crollata, aumentando il numero di senza casa che già poveri per vivere nei palazzoni piccionaia ora si trovano a vagare per la città in cerca di rifugio.
BART (Bay Area Rapid Transit, il treno che passa sotto la baia) era tornato a funzionare portando dalla East Bay vagoni di gente che preferiva il pericolo del tubo sotto la baia alle miglia per circumnavigare la baia in automobile pr andare a lavorare. E Roger è arrivato in bicicletta (che si può portare sul treno se non si viaggia nelle ore di punta) uffa. Mi dice che il tratto in bici a Richmond non è fra i più sicuri ma che è fattibile - io però stasera come torno a casa?

In qualche modo ce la faccio ma il giorno dopo Roger mi sorprende , è venuto con il pick up - così mi può dare uno strappo. Evviva!
Inizia così il nostro mènage in emergenza. Io uso i mezzi pubblici di giorno, e lui mi accompagna a casa di notte. Con la scusa che è notte socializziamo fra noi. Lo invito in casa per giocare a backgammon o a bere la cioccolata calda dopo il lavoro, prima del suo transatlantico ritorno a casa. La gola è il suo punto debole: "Mi è arrivato un maxi gianduiotto dall'Italia, ne vuoi un po'?". E così il passaggio a casa diventa una piacevole routine.
Poi arriva il giorno del mio volo a Firenze il viaggio era stato pianificato prima del terremoto . Al decollo, guardando la città che è anche la mia mi sento di tradirla lasciandola in questo momento di bisogno. Il viaggio sarà uno dei più belli che ho mai fatto, pieno di nuovi incontri, momenti speciali, scoperte, conferme . Dopo essere tornata a casa arriva il Natale in cui mi sento benedetta, quando regalo coperte ai barboni che trovo per strada e sono convinta di essere sulla strada giusta. Passo le feste a disegnare e fare polaroid da sola nel mio studio ma felice come non mai. Altri avvenimenti riempiono quei tempi ma la costante è l'amicizia con Roger che cresce e che eventualmente prenderà altri risvolti. Come dicevo se non fosse stato per il terremoto, chissà dove saremmo ora.

Post Scriptum. Circa sei mesi dopo è Aprile, e il 18 Aprile del 1906 si commemora il terremoto che livellò San Francisco. Dopo quello di Ottobre ci sono state altre piccole scosse e queste mi hanno spaventato un po'. Ho sviluppato un sesto senso anch'io, un istinto che nasce dalla paura provata e dalle sensazioni durante le scosse. Riesco a differenziare le sensazioni ora. Le vibrazioni , lo stridio creato dalla frizione di pietra e suolo sotto terra è un suono che sento nelle ossa, nei denti e sotto la pelle ora, mi entra dentro e mi sollevai peli delle braccia. Ricordo l'odore di zolfo come se le interiora della terra si aprissero al cielo, disgustose.
Ora capisco Madeline che ha sentito arrivare il terremoto molto prima di noi, scappando per le scale. Lei era a Mexico City per il terremoto del 85 e aveva già avuto il suo battesimo di fuoco.
Le coincidenze numeriche in Aprile mi incuriosiscono e noto che il 17 è un altro martedì che segue un Venerdì 13. Mmmm, non mi piace per niente. Non solo ma siamo anche in Aprile e il 18 si commemora quello dell'inizio del secolo. Troppe coincidenze.
Diciamo che avevo la mia molla interna caricata a bestia quella mattina -era il 17 o il 18 - quando alle 6 suona il telefono. Era Pippi dall'Italia, che chiamava non so per cosa -ancora non doveva aver capito come funziona il fuso orario. Finita la telefonata non riesco a riaddormentarmi, il mio cervello comincia a frullare, comincio ad aver paura pensando che oggi è un giorno particolare, che oggi è il giorno che può succedere. ancora.... ed ecco che come chiamato dalla mia paura il pavimento comincia a tremare --è un altro terremoto! Lo so sono strega, che ci posso fare?

Pensavo di morire, il cuore pareva voler uscire dal petto per rifugiarsi altrove dove la materia STA FERMA.
Skip era con me al tempo, vivevamo già insieme. Ci siamo guardati e non so se abbiamo detto qualcosa ma abbiamo raccolto la coperta e siamo usciti di casa e raggiunto il parcheggio della scuola di fronte e in pigiama come due scemi abbiamo aspettato che la terra e i nostri cuori si calmassero.

Un consiglio: mai aspettare un terremoto. Mai.

danni a costruzioni nella zona della Marina, costruito su terreni di riporto

Loma Prieta Earthquake
17 Ottobre 1989 ore 17:04
durata 10/15 secondi
misurato come 6.9 / 7.0 della Richter scale
morti 63 feriti 3,757
senzatetto dai 3.000 ai 12.000
L'Oakland Bay Bridge fu riaperto il 18 Novembre dello stesso anno, solo 1 mese
dopo il terremoto che lo danneggiò
La Cypress Freeway costruita negli anni 50 fu demolita e una variante più vicina al porto è stata
ricostruita 11 anni dopo
Al posto della Cypress ora c'è la Nelson Mandela Parkway
Le finali dei World Games allo stadio permisero di firmare l'unica scossa di terremoto
dal vivo della Televisione nazionale Americana



20 ANNI DI ANNIVERSARIO DEL TERREMOTO DI SAN FRANCISCO...IO C'ERO! part 1

L'epicentro ( in rosso) del terremoto LOMA PRIETA

oggi è dedicato al blogging selvaggio e nel mio "mental meandering" spero di riuscire a completare il primo post che volevo fare prima che il mio vagabondaggio mentale mi portasse a scrivere quello precedente.

Ieri erano venti anni dal terremoto di San Francisco.

Ieri era l'anniversario del rapporto fra me e Roger, perchè se non fosse stato per il terremoto, forse, io ero ancora in USA e lui era ancora single.

Non l'ho messa proprio bene ma se non fosse stato per quel giorno forse la mia e la sua storia sarebbero diverse. Chissà?

In ogni caso, leggendo l'articolo sul New York Times vedo che da bravi Californiani che si fanno riconoscere, hanno deciso di celebrare l'evento con feste e BBQs (barbeques), totalmente alla faccia dello sculo che li poteva far morire. Te li immagini quelli del Vaiont o quelli di Messina che celebrano così. Solo in America.

In ogni caso pensavo di fare uno post semi nostalgico e raccontare la mia esperienza sul tal giorno. Vediamo che ne esce fuori.

Dunque, premetto che non avevo mai sentito un terremoto prima di allora, e che a volte quando il pavimento tremava per il passaggio di un camion fuori, il che succedeva spesso visto che le case sono di cartone legno laggiù. Rettifico, poco prima del 17 Ottobre 1989 ci fu una scossa di notte, verso le 1:30 del mattino. Eravamo al Lab dove lavoravo, il mio turno iniziava alle 2 del pomeriggio e finiva quando avevamo finito di sviluppare tutto il film che c'era quel giorno e io ero insieme a due colleghi al piano di sopra in attesa che uscisse il film dalla macchina. E quando il tavolo si mosse violentemente sbattendo contro le mie gambe dissi a Erik di smettere di fare lo scemo e traballarlo ma dall'odore di zolfo e i peli ritti sulle braccia capii prima ancora che Erik si difendesse che non era colpa sua. Dal piano di sotto si sentì imprecare Richard, appena entrato al lavoro per pulire le macchine, che in bagno aveva piscettato ovunque attorno al vaso.

Il 17 cadeva di Martedì e come tutti sanno è una combinazione malefica specialmente se segue un Venerdì 13.
Quel pomeriggio c'era una delle partite di baseball del World Series, i Giants giocavano a casa, al Candlestick contro gli A's di Oakland, una finale attesissima e tutto il management del Lab era allo stadio. I fan costretti a lavorare (Roger uno di loro) avevano portato una TV che avevano montato sopra il bancone che li separava dai clienti, e molti dei fotografi e assistenti che venivano a processare film potevano beneficiare dello spettacolo. Al tempo lavoravo in K14, il nuovo reparto per lo sviluppo della pellicola Kodachrome, erano le 5 del pomeriggio e il film era ancora fra la macchina che attaccava ogni rullino all'altro -creando una pizza di film che sarebbe stata processata come un film del cinema- e i bagni da cui il lungo serpente di film sarebbe entrato e uscito per diventare leggibile. Quindi in attesa del film da montare, etichettare e distribuire nelle sacche che venivano poi portate ai vari negozi da cui proveniva, si cazzeggiava bevendo caffè fornito dal Lab. Eravamo in ufficio e Madeline era seduta sul tavolo montato al muro alla mia sinistra, io ero appena dentro la stanza rivolta verso la finestra e c'era qualcun altro con noi, forse Dan-O (Oshima). A un certo punto lei fa "Ahhhhh" e balza giù dal tavolo gettandosi giù per le scale e io penso che si sia dimenticata qualcosa di importante, chissà, forse di chiamare il corriere per una spedizione, o forse di comunicare qualcosa a qualcuno, boh...? Era spesso inspiegabile Madeline, nervosa come un cavallo, e mentre continuo a pensare con un lato della mia mente a Madeline ecco che in un altro lato della mia mente comincia a presentarsi un altro pensiero, che prende in considerazione il fatto che tutto attorno a me si sta muovendo in modo anormale. Mi giro verso la porta e di fronte a me dall'altro lato del corridoio, incorniciata dalla porta come me, c'è Tracy, una ragazzona Afro- Americana, che mi guarda con due occhi grandi come due piattini da sotto tazza del caffè. Ci guardiamo mentre dondoliamo con il pavimenti, i muri, il soffitto, le finestre dai vetri che suonano il cha-cha-cha, e in questo istante lunghissimo ho tutta una serie di pensieri:
pensiero #1 : non so come Madeline abbia deciso di scendere le scale, da come si muovono e dalla strettezza della tromba avrei paura non solo di cadere ma anche di essere fagocitata dai muri che paiono aprirsi e chiudersi sugli scalini come i denti di una bocca.
pensiero #2: In genere non la sopporto Tracy perché parla male della mia musica; ho dovuto farle spazio nel mio reparto e lei da un dito si è presa il reparto; mi assoggetta alla musica più sdolcinata, falsetti e coretti che parlano d'amore che mi fanno decisamente vomitare; si atteggia a regina nonostante sia 500 kg e abbia solo 20 anni se va bene; nonostante i miei tentativi di amicizia è sempre pronta e mordermi come una serpe; io devo lasciarla vincere perché altrimenti vengo considerata "intollerante" e visto che lei e scura e io sono chiara non vogliamo che si pensi che sono razzista vero? e con quello lei ci marcia.
Effing Affirmative Action! Effing reverse racism!
pensiero # 3: noto che l'orologio attaccato al muro della stanza centrale invece di cadere per terra verticalmente vola ad arco cadendo una paio di metri dal muro.
La scossa si ferma, e scendo le scale, che danno sulla cucina e vedo: Renier è il più in gamba di tutti e l'unico che si è accovacciato sotto il tavolo (vabbè c'è posto a malapena per lui. Qualcuno poco furbo invece si è riparato nella porta che dà sulla strada che però è sovrastata da pannello i vetro che per fortuna non si è rotto. Mi affaccio con loro e scambiamo varie immagini di momenti passati, alcune sono diventate mie solo per averle sentite descrivere.
immagine #1 Il cartello del segnale di Stop sta ancora agitandosi da destra a sinistra, come se fosse montato su una molla e non su un palo di zinco.
immagine #2 Durante il terremoto i lastroni di cemento 1 metro per 1 metro che formano il marciapiede si alzavano e si abbassavano come tasti di un pianoforte - carillon, di quelli che suonano da soli per intenderci, e della terra è persino fuoriuscita.
immagine #3 Dei cavi dell'alta tensione che portano la luce lungo la strada si sono rotti e uno è vivo e scintilla e si muove come un serpente fino a fermarsi mortale.
Immagine #4 Il muro della fabbrica di torrefazione del caffè che è nostro vicino è fatto di quadretti di vetro piombati, come la finestra di una cattedrale, solo bianchi. Adesso ci sta facendo un concertino popping & cracking mentre la costruzione si riassesta e il vetro trova più o meno il proprio posto nella fisica architettonica.
Torniamo dentro e andiamo a vedere che ne è delle camere oscure, del film e del loading dock. Troviamo il caos più totale. La luce è partita e le macchine sono ferme. Il film è nella zuppa e per salvarlo bisogna far partire il generatore al più presto. I loaders, eroici con i loro elmetti protettivi dall'occhio infrarosso si infilano nelle scatole buie e alla cieca manualmente fanno la zuppetta, passando i telai di metallo dentro e fuori dai vari bagni in simulazione dei passaggi di sviluppo. Si inzaccherano completamente di liquidi tossici, ma parte del film viene salvato così.
(Le camere oscure sono monitorate e filmate via infrarossi e uno dei nastri VHS verrà programmato nei prossimi giorni dalla TV locale: in esso si vede l'orologio e sotto le vasche, la lancetta dei minuti tocca le 5:04 e nei liquidi delle vasche cominciano a formarsi delle onde che vanno da parte a parte - per fortuna evitando la contaminazione e quindi risparmiando al Lab migliaia di dollari di prodotti chimici in sostituzione a quelli contaminati- e dopo un paio di slosh l'orologio comincia a vibrare e fremere sul muro e quando ti aspetti che salti ecco che righe e puntini precedono di un istante il blackout totale.)
Il generatore di emergenza è partito ed ecco che si accende il televisore. Fino a quel momento non sappiamo l'entità del fenomeno, pensiamo sia stato una cosina locale, non abbiamo idea dell'impatto. Ridiamo e scherziamo raccontandoci i momenti vissuti, chi ha fatto quello, chi a visto quell'altro. Una volta sintonizzati sul canale ecco la faccia dei presentatori del telegiornale che un po' bianchi in volto cercano di darsi un contegno professionale mentre dietro, è visibile il caos con i tecnici alle prese con le luci che non ci sono.
Capisco che anche loro stanno improvvisando, come noi, cercando di mandare avanti la baracca come possono. Dove diavolo sono i manager che ci devono dire cosa fare? Sono tutti allo stadio, questo è un vascello senza capitano, senza pilota, andiamo alla deriva...

Momento surreale: In genere il Lab paga la pizza a tutti il Lunedì che è il giorno dove si lavora di più e così il bonus del pasto gratis incentiva la gente a fare gli straordinari. Il Lab offre anche la birra quando le macchine si rompono e dobbiamo stare oltre le ore previste, a volte tornando a casa alle due o tre del mattino... ma c'è tempo per gli alcolici. Oggi è Martedì e forse ieri era festa, per questo oggi è pizza day.
E' vero che il senso del tempo in queste circostanze è distorto per cui non so a che punto dopo la scossa ma....
Leggenda vuole che pochi minuti dopo il tremore la nota station wagon abbia parcheggiato di fronte alla porta e il ragazzo dopo aver piazzato 15 pizze sul bancone generando il richiamo di "Pizza!" che il profumo in genere bastava a spargere nell'ambiente, e casualmente ha chiesto: " per caso c'è stato un terremoto? ho visto le onde sui fili elettrici che mi precedevano nel vicolo..."

La sequenza di eventi ora diviene confusa e ricostruisco in base ad una scaletta dedotta da rifrazioni postume.
La pizza, il caos con le pellicole in sviluppo, i tecnici che cercano di capire quanto film è salvabile e quanto danneggiato, si cerca di creare un piano di lavoro, contattare la direzione allo stadio e i fotografi ma i telefoni non funzionano. Dalla TV arrivano le notizie che il terremoto ha toccato l'intera baia oltre che noi. Si vedono le prime immagini di distruzione, si parla di un ponte, di un viadotto, sento Cypress ma non so dove sia, dopo capisco che è crollato un segmento di autostrada a più piani ad Oakland e che ci sono macchine intrappolate e molti morti. Per fortuna visto che c'era la partita in TV molti erano già a casa o allo stadio, altrimenti quella sarebbe stata una strage essendo le 5.00 ora di traffico di punta su quel tratto di autostrada che porta dal ponte all'autostrada che porta al su della baia. Poi le immagini dall'elicottero, probabilmente quello che in genere sorveglia il traffico, che sorvola l'Oakland Bay Bridge. Si vede che uno dei segmenti del piano superiore si è staccato ed è caduto su quello inferiore, ci sono delle macchine che sono cadute di sotto, ma per fortuna solo un morto. Cazzo! questo vuol dire che un'arteria di traffico fra est e ovest è stata troncata, ci sono solo 3 ponti che fanno il servizio e quello principale è fuori uso. Chi deve attraversare la baia dovrà usare il ponte a sud che porta all'Aeroporto o quello di Richmond a nord da ora in poi.
In quella arriva Maureen (the loading Queen) che era sul ponte pochi minuti fa. Si ferma davanti alla TV e in un bombardamento di informazioni e domande realizza che il ponte le è "crollato" dietro al sedere. Impallidisce realizzando le conseguenze. Racconta dei cavi del ponte che ondulavano e la precedevano in fuga davanti a lei, come quando si alza e abbassa un capo di una corda per saltare, creando un S orizzontale in movimento. Qualche minuto di differenza, un semaforo rosso, uno che attraversa la strada, uno che parcheggia lentamente bloccando la strada, e sarebbe precipitata sul piano inferiore, oppure rimasta bloccata per ore sul ponte.
Siamo i pochi ad avere elettricità e notizie quindi il Lab diventa un faro nella notte, i fotografi che hanno gli studi in zona convergono qui, ci sono i soliti pazzi che dopo aver visto le notizie partono per fare reportage sui posti colpiti - uno di loro rischierà la vita per intrufolarsi fra le macerie del Cypress, mentre ci sono ancora scosse di assestamento, per andare a fotografare al buio nella polvere del cemento, nella speranza dello scoop. Porterà pellicole che dobbiamo tirare nella speranza si veda qualcosa ma non c'è niente sul film. Ha rischiato la sua vita e quella di coloro che avrebbero dovuto salvarlo nel caso di una scossa, per niente.

Nei giorni che seguono vediamo migliaia di immagini sulla distruzione ma ora è presto, l'unica cosa che vediamo stasera è quello che passa la TV.
Arrivano notizie dallo stadio. Un miracolo non sia venuto giù. Un miracolo ancora più grosso che non ci sia stato panico fra la folla che avrebbe potuto creare un massacro.
I San Franciscani sono freddi come cetrioli, non si fanno prendere dal panico, questo gli si deve dare. Qualche anno dopo per il 25° compleanno del Golden Gate Bridge migliaia di persone, me compresa, si sono dirette sul ponte dai due lati e hanno continuato ad arrivare fino a che nessuno si poteva più muovere. La gente continuava ad arrivare da ovunque e il ponte, che in genere forma un arco, dal peso era piatto come un tavolo. Si è rischiato il disastro, bastava che uno venisse preso dalla smania, dalla paura, dalla claustrofobia. Invece le autorità hanno bloccato l'accesso e permesso piano piano la ressa di defluire. Tutti si sono comportati bene, amichevolmente, mamme con bambini in passeggino, ragazzi un p0' fatti o briachi, gli anziani, tutti hanno aspettato pazientemente di poter fare qualche passo e muoversi appiccicati come erano l'uno all'altro... insomma bravi.

questa è parte 1 di 2 parti

L'autostrada Cypress
sempre la Cypress dall'alto
sull' Oakland Bay Bridge
Oakland Bay Bridge dall'alto
Cypress

i primi soccorsi alla Cypress
altro punto della Cypress, che ora non esiste più.

TURTLES ALL THE WAY DOWN....


ieri ho portato in casa Eenie, Meenie, Miny, Moe, (anche dette Ini, Mini, Mani, Mo ....catch the tiger by its toe, if it hollers let it go, Eeenie Meenie, Miny Moe che è una filastrocca che usano i bambini Americani per fare la conta...) e poco fa visto che erano sveglie (fa calduccio qui, aspetta un po' che faccio un giro prima di entrare in letargo...) le ho tirate fuori dalla loro scatola/dormitorio e adesso ho tartarughe sparse ogni dove per il salotto.

Il che mi ricorda quella storiella su Bertrand Russel che durante un discorso pubblico sull'astronomia dove spiegava come la terra orbiti intorno al sole, il sole e i pianeti che formano il nostro sistema ruotino a sua volta nella galassia ecc,fu interrotto da una signora che disse che le sue erano una massa di fandonie e che sapevano tutti che in realtà la terra era piatta e si appoggiava su una tartaruga gigante. Al che Russell le chiese dove pensava allora fosse appoggiata la tartaruga? E lei (amo pensare in tono saccentino) rispose : It's turtles all the way down! (Tartarughe una sull'altra fino in fondo).

La teoria delle tartarughe infinite, come questa storiellina è stata definita, è un modo comune per sintetizzare la limitatezza del nostro modo di pensare.
E visto che ho appena finito di leggere (nel senso che ho mollato l'articolo per fare la doccia e poi stretching e poi, avendo lasciato la casa ai rettili, mi sono rifugiata al computer per finire di leggere il post di Melinda che avevo iniziato prima di andare in doccia mentre aspettavo l'arrivo dell'acqua calda che ci mette un po' ad arrivare dal tetto attraverso il labirinto che deve essersi inventato il trombaio che ha fatto l'impianto - e per chi pensa che abbia sprecato un fottio di acqua sappiate che c'è sempre un catino sotto a raccoglierla, catino che poi utilizzo per tirare lo sciacquone o per riempire il bidone che è comodamente situato in giardino sotto la finestra) un articolo sul The New Yorker, A LIFE OF ITS OWN di Micheal Specter, che parla di biotecnologia e come stiamo diventando Dio (o Frankenstein se preferite) in quanto capaci di creare nuove forme di vita, riflettevo... dai mettiamo un punto che sennò sto paragrafo non finisce mai.
Riflettevo dunque su come una parte del nostro cervello, quella rappresentata dalla signora delle tartarughe, non riesca proprio a contemplare possibilità al di fuori della propria esperienza diretta quindi tutto il mistico, l'astratto, il teorico; mentre altre parti della nostra mente, quelle rappresentate da visionari ricercatori scientifici, da scrittori di storie di fantascienza e da mistici e santoni - siano inclini a concepire mondi e realtà nettamente più spaziosi e vasti, nutrendo la nostra immaginazione mentre lo fanno.

Non solo ma pensavo anche a come i giochi infantili abbiano un incredibile influenza su ciò che i ragazzi imparano e si portano dietro come esperienza di creatività. Mi riferisco all'articolo di Titina di qualche tempo fa sul LEGO. Dunque questi scienziati che creano nuove forme di vita, nuovi microbi, microscopici esseri che possono produrre sostanze medicinali -come fatto di recente per l'Artemisinin, una sostanza prodotta dalla natura che è di difficile estrazione ma che è essenziale per combattere la Malaria da che l'uso del Chinino ha creato assuefazione nel parassita malarico- si sono ispirati al Lego per la comprensione e la visualizzazione di come questo fenomeno della creazione della vita possa essere organizzato. Li chiamano BioBlocks, parti genetiche che si montano e adattano a qualsiasi altra parte genetica per formare nuovi mondi di vita.

Laddove viene anche affermato che: "Some of my best work has come together in my mind’s eye accompanied by what I swear was an audible click.”
Cioè la lampadina di Eureka viene ora soppiantata dall'immagine e dal suono del blocchetto di Lego che montato su un'altro blocchetto fa "click".

Allora, a parte le storie di fantascienza che mi sono apparse davanti agli occhi leggendo 'sto articolo incredibile, che mi ci vuole un blog a parte solo per descrivervele tutte, ma per tornare alla tartaruga che sta in fondo a tutto, c'è il Lego, che è un magnifico gioco a tutt'oggi fonte ispiratrice per generazioni di adulti, modello archetipale di metodologia di pensiero, strumento pedagogico di enorme successo, insomma a chi lo ha inventato, un certo Ole Kirk Christiansen di origine Danese, dovevano dare un Nobel per la creatività.

Nel frattempo Moe è arrivato in cucina come Mae West, trascinandosi a mo' di strascico un "coniglietto di polvere" che deve aver stanato da dietro le gambe di una poltrona.

Sarà anche Tartarughe fino in fondo ma io sono di quella categoria che riesce a vedere che il fondo non esiste.

O come gli editori di Nature scrissero nel 2007 “For the first time, God has competition.”

martedì 13 ottobre 2009


Per chi segue questo blog, forse vi ricorderete che a un certo punto si è parlato di una crostata di prugne. Crostata "rovesciata", o tarte tatin di prugne, come che sia l'argomento aveva dato la stura a una serie di fantasie "dolci", con promesse, impegni, rivendicazioni varie. Per la serie, immagino, che avevamo tutti bisogno di dolci/consolazione.

Bene, questo è un piccolo post, però credo che possa rientrare nel 10% di quello che ci succede e il 90% di come sono le nostre reazioni.

Quando ti senti non proprio di ottimo umore, sbalestrato, un po' fuori contesto, può succedere che esce una giornata stupenda, piena di sole, limpida e netta, e può succedere che inaspettatamente un'amica ha tenuto da parte per te una fetta di crostata di prugne. Semplice.
Elementare. Ma molto efficace.

domenica 11 ottobre 2009

COOKIES, LATTE E LA MERENDINA DI MEZZANOTTE

ecco acquisita una nuova conoscenza tecnica. Non riuscivo a inserire i commenti sul blog di Zen-ZERO ed era colpa dei Biscotti della Terzo Partito -che sembra tanto un incrocio fra la trilogia di Guerre Stellari e l'assurdità di un Tom Robbins- anche chiamati 3rd party cookies, che non essendo abilitati mi impedivano di postare sull'altrui blog.

Mi piace un casino quando un altro pezzo di puzzle si va ad inserire nel suo posticino senza frizioni o violenza, completando un pezzetto di mistero. Come ho scritto in altro post in merito alla visione di film dall'inizio, sono naturalmente attratta dall'apprendimento lineare, dalla certezza che si vada dalla A alla Z senza omettere nessun punto necessario al raggiungimento della padronanza di qualcosa. Questo però non è sempre possibile (specie se il programma di apprendimento è troppo prolisso o dettagliato che fa sì che io mi stufi e salti avanti a balzelloni, intuitivamente e spesso idioticamente, senza leggere le istruzioni e quindi precludendomi la certezza di un apprendimento completo).

Con tutta probabilità avrei imparato le tecniche fotografiche anche senza tornare a scuola alla tenera età di 28 anni, certamente dopo anni di lavoro a tentoni in camera oscura (beh sì, se è oscura, è ovvio si vada a tentoni) leggendo riviste per "photo-weenie" piene di graffe e charts forse avrei ottenuto la stessa confidenza tecnica di un post graduate diploma. In quel caso sarei con tutta probabilità ancora amica di quei due strambi vestiti di nero che mi adottarono (insieme ai primati dello Zoo di San Francisco) come allieva e seguace insegnandomi i primi passi fotografici. Ma dopo un viaggio a Milano a cercare di vendere le mie immagini alla Grazia Neri e ad altre banche di immagini mi resi conto di non avere nessuna conoscenza tecnica (pellicola E-6? E' qualcosa che si mangia?) La mia decisione di andare a scuola ai maestri non andò giù, forse non tollerando il divenire obsoleti sparirono dalla mia vita. Ma sono grata ai due primate lovers per la loro generosità, è grazie a loro che trovai la direzione da prendere una volta arrivata in California.

Ma no, se ho fatto 2 cose 2 nella vita, 2 cose che posso elencare come accomplishments di un esistenza senza direzione o scopo, una è quella di aver imparato ogni aspetto tecnico della fotografia analogica. Non che poi questa conoscenza mi sia stata indispensabile -o utile, ma so di averla, è parte di me oramai.

Mi sono dilungata in questa dissertazione perché sono logorroica perché stavo pensando a come una pensi di avere certe inclinazioni ma poi si accorga di averne altre. Quindi se mi affermo amante dell'ordine e della precisione, visto che solo in merito alla fotografia ho seguito l'ordine 1,2,3/a,b,c/prima, mentre, dopo/ ecco che se guardiamo meglio in realtà non ho troppa pazienza per le cose ordinate. Diciamo che il tutto si restringe al mio timore di perdere un'importante dettaglio, il pezzo centrale del puzzle, la cui mancanza una volta completato il resto rende il tutto insignificante e inutile. La mia é, diciamolo, mania di controllo.

E sono davvero cosciente che la mente umana, l'esperienza di ognuno, è composta e si rigenera costantemente di pezzi e frammenti presi qua e là, raccolti per terra e incollati alla bene e meglio, incrociati fortuitamente e stivati in valigia per utilizzo in un secondo tempo. Così come il mostro di Frankenstein è un'insieme di arti e organi di diverso DNA che nonostante l'impossibile composizione biologica diventa un essere funzionante e indipendente fornito di vita propria, la mente umana è capace di assemblare da pezzi mal assortiti e scadenti pensieri intelligenti e compiuti che si completano logicamente al di fuori di noi, e, nonostante la nostra confusione sui dettagli, vivono di vita propria rigenerandosi ad infinitum.

Quindi dal caos idee e associazioni che hanno senso, grazie alla nostra incredibile malleabilità mentale.

Ed ecco che ancora una volta da un' impossibile paccottiglia emerge una sorta di bellezza, che nel caso e nell'improbabilità si cela una forma di perfezione e il mistero di questa alchimia è una di quelle cose che mi ispira a rimanere ancora su questa giostra.

E visto che sono finalmente arrivata al punto di questo post, perché non alleggerire il tutto con una breve rubrica? Quella del pensiero dell'ultimo minuto che potrebbe diventare anche ciò che fa continuare il merry-go-round di questo pomeriggio domenicale?

LA RUBRICA DELL'ULTIMO MINUTO:
  1. TANTI AUGURI TITINA! Oggi è anche il compleanno di Joan Cusak, sorella di John e attrice che adoro...(ero su IMDB e l'ho notato, mica che Joan sia nella mia lista di complanni da tenere d'occhio!)
  2. Dal blog di ZEN-ZERO sono capitata su Desian un bel blogghino per genitori che è divertente anche per chi figli non li ha, per chi li-ha-già-avuti-se-dio-vuole-e-ora-se-si-rompono-un-braccio-sono-cavoli-loro. In realtà pensavo che Pippi, se ancora ci legge, dovrebbe apprezzarlo.
  3. Visto che è Domenica e la gente Ha tempo da perdere, questo post, sempre del giro Genitori Scrittori, è molto carino, su Mammaamsterdam in merito a come spiegare ad un settenne cos'è una puttana. Mi ha fatto rimpiangere di non averne uno, ma forse è meglio così, chissà i danni che avrei fatto se me lo avesse domandato PRIMA di aver letto questo blog!
  4. Ieri sera abbiamo visto la prima parte del film Rounders del 1998, però la seconda parte non funzionava per cui vi dico subito che se lo vedete, e ne vale la pena, accertatevi che funzioni perché non è un film da vedere a puntate! Mannaggia!!
  5. Invece visto per intero che ci ha stregati è il film GOOD DICK del 2008. L'attrice protagonista è anche la regista e scrittrice della storia, veramente originale. In breve la protagonista attrae le attenzioni di un impiegato di Videonoleggio perché noleggia solo porno. Ma è una reclusa e incapace di relazioni normali. Non è assolutamente morboso ma è un film che incuriosisce da morire. Fresco, nuovo, lei è da tenere d'occhio.
  6. Abbiamo fatto una sgrifata della madonna per la festa d'Agna oggi. Tremendo, il pastore di pecore pericolo pubblico locale quando sul trattore, ha mangiato 2 piatti di antipasti, (3 crostini, due fette di salame e prosciutto, cipolline in agrodolce e olive); due porzioni doppie di lasagne; due porzioni abbondanti di pappardelle al cinghiale; una fetta di prosciutto di maiale arrosto e due fegatelli al finocchio; un pezzo di coniglio arrosto; 4 fette di tagliata di manzo; innumerevoli patate arrosto, niente finocchio insalata; 3 piatti di assaggi di dolci (crostata con l'uva, tiramisù e torta di cioccolata ripiena di marmellata); 1 bottiglia di vino, una d'acqua caffè e vinsanto, probabilmente grappa ma mi ero già alzata. Non barcollando per niente una volta alzato ha affermato inintelligibilmente : she she de'he pagà she de'he mangià (se si deve pagare bisogna anche mangiare- perché il prezzo era fisso e quindi doveva far valere i suoi euri).
  7. ci arriviamo a sette? Nessuna notizia di Hilaire che doveva montare lo sportello dell'armadio oggi pomeriggio. Posto e lo vado a chiamare. Domani è il compleanno di Ignominia, auguri vecchiona!