oggi è dedicato al blogging selvaggio e nel mio "mental meandering" spero di riuscire a completare il primo post che volevo fare prima che il mio vagabondaggio mentale mi portasse a scrivere quello precedente.
Ieri erano venti anni dal terremoto di San Francisco.
Ieri era l'anniversario del rapporto fra me e Roger, perchè se non fosse stato per il terremoto, forse, io ero ancora in USA e lui era ancora single.
Non l'ho messa proprio bene ma se non fosse stato per quel giorno forse la mia e la sua storia sarebbero diverse. Chissà?
In ogni caso, leggendo l'articolo sul New York Times vedo che da bravi Californiani che si fanno riconoscere, hanno deciso di celebrare l'evento con feste e BBQs (barbeques), totalmente alla faccia dello sculo che li poteva far morire. Te li immagini quelli del Vaiont o quelli di Messina che celebrano così. Solo in America.
In ogni caso pensavo di fare uno post semi nostalgico e raccontare la mia esperienza sul tal giorno. Vediamo che ne esce fuori.
Dunque, premetto che non avevo mai sentito un terremoto prima di allora, e che a volte quando il pavimento tremava per il passaggio di un camion fuori, il che succedeva spesso visto che le case sono dicartone legno laggiù. Rettifico, poco prima del 17 Ottobre 1989 ci fu una scossa di notte, verso le 1:30 del mattino. Eravamo al Lab dove lavoravo, il mio turno iniziava alle 2 del pomeriggio e finiva quando avevamo finito di sviluppare tutto il film che c'era quel giorno e io ero insieme a due colleghi al piano di sopra in attesa che uscisse il film dalla macchina. E quando il tavolo si mosse violentemente sbattendo contro le mie gambe dissi a Erik di smettere di fare lo scemo e traballarlo ma dall'odore di zolfo e i peli ritti sulle braccia capii prima ancora che Erik si difendesse che non era colpa sua. Dal piano di sotto si sentì imprecare Richard, appena entrato al lavoro per pulire le macchine, che in bagno aveva piscettato ovunque attorno al vaso.
Il 17 cadeva di Martedì e come tutti sanno è una combinazione malefica specialmente se segue un Venerdì 13.
Quel pomeriggio c'era una delle partite di baseball del World Series, i Giants giocavano a casa, al Candlestick contro gli A's di Oakland, una finale attesissima e tutto il management del Lab era allo stadio. I fan costretti a lavorare (Roger uno di loro) avevano portato una TV che avevano montato sopra il bancone che li separava dai clienti, e molti dei fotografi e assistenti che venivano a processare film potevano beneficiare dello spettacolo. Al tempo lavoravo in K14, il nuovo reparto per lo sviluppo della pellicola Kodachrome, erano le 5 del pomeriggio e il film era ancora fra la macchina che attaccava ogni rullino all'altro -creando una pizza di film che sarebbe stata processata come un film del cinema- e i bagni da cui il lungo serpente di film sarebbe entrato e uscito per diventare leggibile. Quindi in attesa del film da montare, etichettare e distribuire nelle sacche che venivano poi portate ai vari negozi da cui proveniva, si cazzeggiava bevendo caffè fornito dal Lab. Eravamo in ufficio e Madeline era seduta sul tavolo montato al muro alla mia sinistra, io ero appena dentro la stanza rivolta verso la finestra e c'era qualcun altro con noi, forse Dan-O (Oshima). A un certo punto lei fa "Ahhhhh" e balza giù dal tavolo gettandosi giù per le scale e io penso che si sia dimenticata qualcosa di importante, chissà, forse di chiamare il corriere per una spedizione, o forse di comunicare qualcosa a qualcuno, boh...? Era spesso inspiegabile Madeline, nervosa come un cavallo, e mentre continuo a pensare con un lato della mia mente a Madeline ecco che in un altro lato della mia mente comincia a presentarsi un altro pensiero, che prende in considerazione il fatto che tutto attorno a me si sta muovendo in modo anormale. Mi giro verso la porta e di fronte a me dall'altro lato del corridoio, incorniciata dalla porta come me, c'è Tracy, una ragazzona Afro- Americana, che mi guarda con due occhi grandi come due piattini da sotto tazza del caffè. Ci guardiamo mentre dondoliamo con il pavimenti, i muri, il soffitto, le finestre dai vetri che suonano il cha-cha-cha, e in questo istante lunghissimo ho tutta una serie di pensieri:
(Le camere oscure sono monitorate e filmate via infrarossi e uno dei nastri VHS verrà programmato nei prossimi giorni dalla TV locale: in esso si vede l'orologio e sotto le vasche, la lancetta dei minuti tocca le 5:04 e nei liquidi delle vasche cominciano a formarsi delle onde che vanno da parte a parte - per fortuna evitando la contaminazione e quindi risparmiando al Lab migliaia di dollari di prodotti chimici in sostituzione a quelli contaminati- e dopo un paio di slosh l'orologio comincia a vibrare e fremere sul muro e quando ti aspetti che salti ecco che righe e puntini precedono di un istante il blackout totale.)
Il generatore di emergenza è partito ed ecco che si accende il televisore. Fino a quel momento non sappiamo l'entità del fenomeno, pensiamo sia stato una cosina locale, non abbiamo idea dell'impatto. Ridiamo e scherziamo raccontandoci i momenti vissuti, chi ha fatto quello, chi a visto quell'altro. Una volta sintonizzati sul canale ecco la faccia dei presentatori del telegiornale che un po' bianchi in volto cercano di darsi un contegno professionale mentre dietro, è visibile il caos con i tecnici alle prese con le luci che non ci sono.
Capisco che anche loro stanno improvvisando, come noi, cercando di mandare avanti la baracca come possono. Dove diavolo sono i manager che ci devono dire cosa fare? Sono tutti allo stadio, questo è un vascello senza capitano, senza pilota, andiamo alla deriva...
Momento surreale: In genere il Lab paga la pizza a tutti il Lunedì che è il giorno dove si lavora di più e così il bonus del pasto gratis incentiva la gente a fare gli straordinari. Il Lab offre anche la birra quando le macchine si rompono e dobbiamo stare oltre le ore previste, a volte tornando a casa alle due o tre del mattino... ma c'è tempo per gli alcolici. Oggi è Martedì e forse ieri era festa, per questo oggi è pizza day.
E' vero che il senso del tempo in queste circostanze è distorto per cui non so a che punto dopo la scossa ma....
Leggenda vuole che pochi minuti dopo il tremore la nota station wagon abbia parcheggiato di fronte alla porta e il ragazzo dopo aver piazzato 15 pizze sul bancone generando il richiamo di "Pizza!" che il profumo in genere bastava a spargere nell'ambiente, e casualmente ha chiesto: " per caso c'è stato un terremoto? ho visto le onde sui fili elettrici che mi precedevano nel vicolo..."
La sequenza di eventi ora diviene confusa e ricostruisco in base ad una scaletta dedotta da rifrazioni postume.
La pizza, il caos con le pellicole in sviluppo, i tecnici che cercano di capire quanto film è salvabile e quanto danneggiato, si cerca di creare un piano di lavoro, contattare la direzione allo stadio e i fotografi ma i telefoni non funzionano. Dalla TV arrivano le notizie che il terremoto ha toccato l'intera baia oltre che noi. Si vedono le prime immagini di distruzione, si parla di un ponte, di un viadotto, sento Cypress ma non so dove sia, dopo capisco che è crollato un segmento di autostrada a più piani ad Oakland e che ci sono macchine intrappolate e molti morti. Per fortuna visto che c'era la partita in TV molti erano già a casa o allo stadio, altrimenti quella sarebbe stata una strage essendo le 5.00 ora di traffico di punta su quel tratto di autostrada che porta dal ponte all'autostrada che porta al su della baia. Poi le immagini dall'elicottero, probabilmente quello che in genere sorveglia il traffico, che sorvola l'Oakland Bay Bridge. Si vede che uno dei segmenti del piano superiore si è staccato ed è caduto su quello inferiore, ci sono delle macchine che sono cadute di sotto, ma per fortuna solo un morto. Cazzo! questo vuol dire che un'arteria di traffico fra est e ovest è stata troncata, ci sono solo 3 ponti che fanno il servizio e quello principale è fuori uso. Chi deve attraversare la baia dovrà usare il ponte a sud che porta all'Aeroporto o quello di Richmond a nord da ora in poi.
In quella arriva Maureen (the loading Queen) che era sul ponte pochi minuti fa. Si ferma davanti alla TV e in un bombardamento di informazioni e domande realizza che il ponte le è "crollato" dietro al sedere. Impallidisce realizzando le conseguenze. Racconta dei cavi del ponte che ondulavano e la precedevano in fuga davanti a lei, come quando si alza e abbassa un capo di una corda per saltare, creando un S orizzontale in movimento. Qualche minuto di differenza, un semaforo rosso, uno che attraversa la strada, uno che parcheggia lentamente bloccando la strada, e sarebbe precipitata sul piano inferiore, oppure rimasta bloccata per ore sul ponte.
Siamo i pochi ad avere elettricità e notizie quindi il Lab diventa un faro nella notte, i fotografi che hanno gli studi in zona convergono qui, ci sono i soliti pazzi che dopo aver visto le notizie partono per fare reportage sui posti colpiti - uno di loro rischierà la vita per intrufolarsi fra le macerie del Cypress, mentre ci sono ancora scosse di assestamento, per andare a fotografare al buio nella polvere del cemento, nella speranza dello scoop. Porterà pellicole che dobbiamo tirare nella speranza si veda qualcosa ma non c'è niente sul film. Ha rischiato la sua vita e quella di coloro che avrebbero dovuto salvarlo nel caso di una scossa, per niente.
Nei giorni che seguono vediamo migliaia di immagini sulla distruzione ma ora è presto, l'unica cosa che vediamo stasera è quello che passa la TV.
Arrivano notizie dallo stadio. Un miracolo non sia venuto giù. Un miracolo ancora più grosso che non ci sia stato panico fra la folla che avrebbe potuto creare un massacro.
I San Franciscani sono freddi come cetrioli, non si fanno prendere dal panico, questo gli si deve dare. Qualche anno dopo per il 25° compleanno del Golden Gate Bridge migliaia di persone, me compresa, si sono dirette sul ponte dai due lati e hanno continuato ad arrivare fino a che nessuno si poteva più muovere. La gente continuava ad arrivare da ovunque e il ponte, che in genere forma un arco, dal peso era piatto come un tavolo. Si è rischiato il disastro, bastava che uno venisse preso dalla smania, dalla paura, dalla claustrofobia. Invece le autorità hanno bloccato l'accesso e permesso piano piano la ressa di defluire. Tutti si sono comportati bene, amichevolmente, mamme con bambini in passeggino, ragazzi un p0' fatti o briachi, gli anziani, tutti hanno aspettato pazientemente di poter fare qualche passo e muoversi appiccicati come erano l'uno all'altro... insomma bravi.
questa è parte 1 di 2 parti
Ieri erano venti anni dal terremoto di San Francisco.
Ieri era l'anniversario del rapporto fra me e Roger, perchè se non fosse stato per il terremoto, forse, io ero ancora in USA e lui era ancora single.
Non l'ho messa proprio bene ma se non fosse stato per quel giorno forse la mia e la sua storia sarebbero diverse. Chissà?
In ogni caso, leggendo l'articolo sul New York Times vedo che da bravi Californiani che si fanno riconoscere, hanno deciso di celebrare l'evento con feste e BBQs (barbeques), totalmente alla faccia dello sculo che li poteva far morire. Te li immagini quelli del Vaiont o quelli di Messina che celebrano così. Solo in America.
In ogni caso pensavo di fare uno post semi nostalgico e raccontare la mia esperienza sul tal giorno. Vediamo che ne esce fuori.
Dunque, premetto che non avevo mai sentito un terremoto prima di allora, e che a volte quando il pavimento tremava per il passaggio di un camion fuori, il che succedeva spesso visto che le case sono di
Il 17 cadeva di Martedì e come tutti sanno è una combinazione malefica specialmente se segue un Venerdì 13.
Quel pomeriggio c'era una delle partite di baseball del World Series, i Giants giocavano a casa, al Candlestick contro gli A's di Oakland, una finale attesissima e tutto il management del Lab era allo stadio. I fan costretti a lavorare (Roger uno di loro) avevano portato una TV che avevano montato sopra il bancone che li separava dai clienti, e molti dei fotografi e assistenti che venivano a processare film potevano beneficiare dello spettacolo. Al tempo lavoravo in K14, il nuovo reparto per lo sviluppo della pellicola Kodachrome, erano le 5 del pomeriggio e il film era ancora fra la macchina che attaccava ogni rullino all'altro -creando una pizza di film che sarebbe stata processata come un film del cinema- e i bagni da cui il lungo serpente di film sarebbe entrato e uscito per diventare leggibile. Quindi in attesa del film da montare, etichettare e distribuire nelle sacche che venivano poi portate ai vari negozi da cui proveniva, si cazzeggiava bevendo caffè fornito dal Lab. Eravamo in ufficio e Madeline era seduta sul tavolo montato al muro alla mia sinistra, io ero appena dentro la stanza rivolta verso la finestra e c'era qualcun altro con noi, forse Dan-O (Oshima). A un certo punto lei fa "Ahhhhh" e balza giù dal tavolo gettandosi giù per le scale e io penso che si sia dimenticata qualcosa di importante, chissà, forse di chiamare il corriere per una spedizione, o forse di comunicare qualcosa a qualcuno, boh...? Era spesso inspiegabile Madeline, nervosa come un cavallo, e mentre continuo a pensare con un lato della mia mente a Madeline ecco che in un altro lato della mia mente comincia a presentarsi un altro pensiero, che prende in considerazione il fatto che tutto attorno a me si sta muovendo in modo anormale. Mi giro verso la porta e di fronte a me dall'altro lato del corridoio, incorniciata dalla porta come me, c'è Tracy, una ragazzona Afro- Americana, che mi guarda con due occhi grandi come due piattini da sotto tazza del caffè. Ci guardiamo mentre dondoliamo con il pavimenti, i muri, il soffitto, le finestre dai vetri che suonano il cha-cha-cha, e in questo istante lunghissimo ho tutta una serie di pensieri:
pensiero #1 : non so come Madeline abbia deciso di scendere le scale, da come si muovono e dalla strettezza della tromba avrei paura non solo di cadere ma anche di essere fagocitata dai muri che paiono aprirsi e chiudersi sugli scalini come i denti di una bocca.La scossa si ferma, e scendo le scale, che danno sulla cucina e vedo: Renier è il più in gamba di tutti e l'unico che si è accovacciato sotto il tavolo (vabbè c'è posto a malapena per lui. Qualcuno poco furbo invece si è riparato nella porta che dà sulla strada che però è sovrastata da pannello i vetro che per fortuna non si è rotto. Mi affaccio con loro e scambiamo varie immagini di momenti passati, alcune sono diventate mie solo per averle sentite descrivere.
pensiero #2: In genere non la sopporto Tracy perché parla male della mia musica; ho dovuto farle spazio nel mio reparto e lei da un dito si è presa il reparto; mi assoggetta alla musica più sdolcinata, falsetti e coretti che parlano d'amore che mi fanno decisamente vomitare; si atteggia a regina nonostante sia 500 kg e abbia solo 20 anni se va bene; nonostante i miei tentativi di amicizia è sempre pronta e mordermi come una serpe; io devo lasciarla vincere perché altrimenti vengo considerata "intollerante" e visto che lei e scura e io sono chiara non vogliamo che si pensi che sono razzista vero? e con quello lei ci marcia.
Effing Affirmative Action! Effing reverse racism!
pensiero # 3: noto che l'orologio attaccato al muro della stanza centrale invece di cadere per terra verticalmente vola ad arco cadendo una paio di metri dal muro.
immagine #1 Il cartello del segnale di Stop sta ancora agitandosi da destra a sinistra, come se fosse montato su una molla e non su un palo di zinco.Torniamo dentro e andiamo a vedere che ne è delle camere oscure, del film e del loading dock. Troviamo il caos più totale. La luce è partita e le macchine sono ferme. Il film è nella zuppa e per salvarlo bisogna far partire il generatore al più presto. I loaders, eroici con i loro elmetti protettivi dall'occhio infrarosso si infilano nelle scatole buie e alla cieca manualmente fanno la zuppetta, passando i telai di metallo dentro e fuori dai vari bagni in simulazione dei passaggi di sviluppo. Si inzaccherano completamente di liquidi tossici, ma parte del film viene salvato così.
immagine #2 Durante il terremoto i lastroni di cemento 1 metro per 1 metro che formano il marciapiede si alzavano e si abbassavano come tasti di un pianoforte - carillon, di quelli che suonano da soli per intenderci, e della terra è persino fuoriuscita.
immagine #3 Dei cavi dell'alta tensione che portano la luce lungo la strada si sono rotti e uno è vivo e scintilla e si muove come un serpente fino a fermarsi mortale.
Immagine #4 Il muro della fabbrica di torrefazione del caffè che è nostro vicino è fatto di quadretti di vetro piombati, come la finestra di una cattedrale, solo bianchi. Adesso ci sta facendo un concertino popping & cracking mentre la costruzione si riassesta e il vetro trova più o meno il proprio posto nella fisica architettonica.
(Le camere oscure sono monitorate e filmate via infrarossi e uno dei nastri VHS verrà programmato nei prossimi giorni dalla TV locale: in esso si vede l'orologio e sotto le vasche, la lancetta dei minuti tocca le 5:04 e nei liquidi delle vasche cominciano a formarsi delle onde che vanno da parte a parte - per fortuna evitando la contaminazione e quindi risparmiando al Lab migliaia di dollari di prodotti chimici in sostituzione a quelli contaminati- e dopo un paio di slosh l'orologio comincia a vibrare e fremere sul muro e quando ti aspetti che salti ecco che righe e puntini precedono di un istante il blackout totale.)
Il generatore di emergenza è partito ed ecco che si accende il televisore. Fino a quel momento non sappiamo l'entità del fenomeno, pensiamo sia stato una cosina locale, non abbiamo idea dell'impatto. Ridiamo e scherziamo raccontandoci i momenti vissuti, chi ha fatto quello, chi a visto quell'altro. Una volta sintonizzati sul canale ecco la faccia dei presentatori del telegiornale che un po' bianchi in volto cercano di darsi un contegno professionale mentre dietro, è visibile il caos con i tecnici alle prese con le luci che non ci sono.
Capisco che anche loro stanno improvvisando, come noi, cercando di mandare avanti la baracca come possono. Dove diavolo sono i manager che ci devono dire cosa fare? Sono tutti allo stadio, questo è un vascello senza capitano, senza pilota, andiamo alla deriva...
Momento surreale: In genere il Lab paga la pizza a tutti il Lunedì che è il giorno dove si lavora di più e così il bonus del pasto gratis incentiva la gente a fare gli straordinari. Il Lab offre anche la birra quando le macchine si rompono e dobbiamo stare oltre le ore previste, a volte tornando a casa alle due o tre del mattino... ma c'è tempo per gli alcolici. Oggi è Martedì e forse ieri era festa, per questo oggi è pizza day.
E' vero che il senso del tempo in queste circostanze è distorto per cui non so a che punto dopo la scossa ma....
Leggenda vuole che pochi minuti dopo il tremore la nota station wagon abbia parcheggiato di fronte alla porta e il ragazzo dopo aver piazzato 15 pizze sul bancone generando il richiamo di "Pizza!" che il profumo in genere bastava a spargere nell'ambiente, e casualmente ha chiesto: " per caso c'è stato un terremoto? ho visto le onde sui fili elettrici che mi precedevano nel vicolo..."
La sequenza di eventi ora diviene confusa e ricostruisco in base ad una scaletta dedotta da rifrazioni postume.
La pizza, il caos con le pellicole in sviluppo, i tecnici che cercano di capire quanto film è salvabile e quanto danneggiato, si cerca di creare un piano di lavoro, contattare la direzione allo stadio e i fotografi ma i telefoni non funzionano. Dalla TV arrivano le notizie che il terremoto ha toccato l'intera baia oltre che noi. Si vedono le prime immagini di distruzione, si parla di un ponte, di un viadotto, sento Cypress ma non so dove sia, dopo capisco che è crollato un segmento di autostrada a più piani ad Oakland e che ci sono macchine intrappolate e molti morti. Per fortuna visto che c'era la partita in TV molti erano già a casa o allo stadio, altrimenti quella sarebbe stata una strage essendo le 5.00 ora di traffico di punta su quel tratto di autostrada che porta dal ponte all'autostrada che porta al su della baia. Poi le immagini dall'elicottero, probabilmente quello che in genere sorveglia il traffico, che sorvola l'Oakland Bay Bridge. Si vede che uno dei segmenti del piano superiore si è staccato ed è caduto su quello inferiore, ci sono delle macchine che sono cadute di sotto, ma per fortuna solo un morto. Cazzo! questo vuol dire che un'arteria di traffico fra est e ovest è stata troncata, ci sono solo 3 ponti che fanno il servizio e quello principale è fuori uso. Chi deve attraversare la baia dovrà usare il ponte a sud che porta all'Aeroporto o quello di Richmond a nord da ora in poi.
In quella arriva Maureen (the loading Queen) che era sul ponte pochi minuti fa. Si ferma davanti alla TV e in un bombardamento di informazioni e domande realizza che il ponte le è "crollato" dietro al sedere. Impallidisce realizzando le conseguenze. Racconta dei cavi del ponte che ondulavano e la precedevano in fuga davanti a lei, come quando si alza e abbassa un capo di una corda per saltare, creando un S orizzontale in movimento. Qualche minuto di differenza, un semaforo rosso, uno che attraversa la strada, uno che parcheggia lentamente bloccando la strada, e sarebbe precipitata sul piano inferiore, oppure rimasta bloccata per ore sul ponte.
Siamo i pochi ad avere elettricità e notizie quindi il Lab diventa un faro nella notte, i fotografi che hanno gli studi in zona convergono qui, ci sono i soliti pazzi che dopo aver visto le notizie partono per fare reportage sui posti colpiti - uno di loro rischierà la vita per intrufolarsi fra le macerie del Cypress, mentre ci sono ancora scosse di assestamento, per andare a fotografare al buio nella polvere del cemento, nella speranza dello scoop. Porterà pellicole che dobbiamo tirare nella speranza si veda qualcosa ma non c'è niente sul film. Ha rischiato la sua vita e quella di coloro che avrebbero dovuto salvarlo nel caso di una scossa, per niente.
Nei giorni che seguono vediamo migliaia di immagini sulla distruzione ma ora è presto, l'unica cosa che vediamo stasera è quello che passa la TV.
Arrivano notizie dallo stadio. Un miracolo non sia venuto giù. Un miracolo ancora più grosso che non ci sia stato panico fra la folla che avrebbe potuto creare un massacro.
I San Franciscani sono freddi come cetrioli, non si fanno prendere dal panico, questo gli si deve dare. Qualche anno dopo per il 25° compleanno del Golden Gate Bridge migliaia di persone, me compresa, si sono dirette sul ponte dai due lati e hanno continuato ad arrivare fino a che nessuno si poteva più muovere. La gente continuava ad arrivare da ovunque e il ponte, che in genere forma un arco, dal peso era piatto come un tavolo. Si è rischiato il disastro, bastava che uno venisse preso dalla smania, dalla paura, dalla claustrofobia. Invece le autorità hanno bloccato l'accesso e permesso piano piano la ressa di defluire. Tutti si sono comportati bene, amichevolmente, mamme con bambini in passeggino, ragazzi un p0' fatti o briachi, gli anziani, tutti hanno aspettato pazientemente di poter fare qualche passo e muoversi appiccicati come erano l'uno all'altro... insomma bravi.
questa è parte 1 di 2 parti
L'autostrada Cypress
sempre la Cypress dall'alto
sull' Oakland Bay Bridge
Oakland Bay Bridge dall'alto
Cypress
sempre la Cypress dall'alto
sull' Oakland Bay Bridge
Oakland Bay Bridge dall'alto
Cypress
5 commenti:
Brava!!!
Aspetto la seconda parte dove spero venga fuori anche Rog.
Sono curioso
Ma io non avevo ancora ripreso fiato dopo il post/tartaruga...
Vero, denso, anzi, densissimo di ricordi, ma Roger quando arriva? Cioè, a quando la seconda parte?
Comunque sembra proprio la cronaca quasi in diretta di un evento pauroso..
Brava!
uau
incredibile reportage a distanza
è la prima volta che leggo una descrizione di cosa succede durante un terremoto ed è davvero impressionante
sembrava di essere lì
come dice la tua amica antropologa di oltre oceano
dovresti fare la reporter, la scrittrice...
per ora ne approfittiamo noi
leggendoti
grazie
pippi
@Pippi grazie a te per avermi letto, stavo proprio scrivendo con Frankie, l'antropologa che reiterava il concetto. Siete in tanti che stimo a dirmelo, lo sto prendendo sul serio il vostro consiglio, e grazie dell'incoraggiamento. Questo sul terremoto era dovuto, era in canna da tanto,e ho fatto le due del mattino a scrivere la seconda parte che pubblicherò appena riesco a correggerlo (ci sei anche tu nella seconda parte). E' stata senz'altro un esperienza unica e andava raccontata, e dopo 20 anni questo era il momento di farlo.
@ titina -arriva arriva anche Roger, ma questo non era inteso come racconto della nostra romance ma come ricordo del terremoto, per cui la nostra storia è secondaria e appena accennata...
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