martedì 27 ottobre 2009

IL NON ESSERCI, LA DANZA DA DANZARE E LA TRAMA DELLA VITA IMPLICITA NEL PRIMO PUNTO

JFK airport hotel, 6 am before the flight home


sono mesi, anni, che cerco di eliminare la pila di New Yorkers che tengo sul comodino. Quando mi permetto di leggere un libro la pila sale a livelli Manhattaniani e poi per mesi non riesco a leggere altro che la rivista per mettermi in pari. Il New Yorker è troppo ben scritto per essere solo sfogliato ma nonostante che fino a qualche tempo fa la leggessi "cover to cover" ora rimettermi in pari evito di leggere tutto ciò che è datato, quindi il calendario teatro/arte/musica/cinema che ogni settimana è una cornucopia di avvenimenti. Sono con sforzo arrivata alla inevitabile realizzazione che qualsiasi mostra, concerto e avvenimento culturale tenutosi tempo addietro ha ormai poca rilevanza per la mia sopravvivenza intellettuale, anche se confesso che c'è stato un periodo in cui leggere le succinte e soggettive descrizioni del lavoro di certi artisti era concime inestimabile per la mia fertile mente creativa che si sublimava all'invenzione di manufatti mentali basati puramente sull'interpretazione di parole.
Lo giustificavo paragonandolo al metodo di un'artista di mia conoscenza che usa(va) catene di parole interconnesse (lavoro, strumento, chirurgo, sangue, cristo, e via così) per stimolare il suo processo creativo e trovare una qualsiasi direzione che potesse risultare utile per il suo lavoro.
C'è stato poi il periodo in cui vivevo il teatro "remotamente", scansionando le recensioni e la critica di ogni evento teatrale della città nell'illusione che un giorno a New York avrei potuto illudere qualcuno - e me stessa- di essere alla pari di qualsiasi newyorkese intellettualmente curioso.

Sconfitta in partenza nella mia lotta Sisifiana di recente ho anche abbandonato la sezione cinematografica, dove mettevo le crocette sui film promettenti, posponendo la scansione di lettura a quando copio i dati dal blog del TNY per incollarli nella mia lista dedicata in Excel.
Come scorciatoie aggiuntive arrivo a saltare a piè pari tutto ciò che parli di finanza, di Iraq e Afganistan in quanto dopo che per 3 anni sul giornale non si è letto altro penso di aver già dato abbastanza impegno nei confronti delle due problematiche perchè mi bastino per il resto dei miei giorni.

In ogni caso grazie a questi stratagemmi la pila stà piano piano scemando...
Non oso contare quante riviste rimangono ma a occhio 7 o 8.
9 forse
Massimo 13.
L'ultima rivista che ho aperto era di Marzo...la fine non dev'essere lontana.

L'altro giorno ho guardato il comodino e con l'occhio della mia mente ho visto una foto.

Era una foto del comodino SENZA la pila di riviste.

E' una foto che direbbe poco a chi la vedesse sul blog senza un foto del PRIMA con cui compararla. Pochi potrebbero capire il significato di quell'immagine, che è un significato importante per me.

La pila era sparita e io ero finalmente libera.

E quindi nel postare idealmente quella immagine avrei dovuto spiegare che nella foto non era importante quello che C'ERA bensì quello che non C'ERA PIù... Era un esercizio che non so qualificare al momento, ma so che ha un importanza filosofica.

Nessuno mi impedisce di togliere la pila di riviste e scattare la foto ugualmente, ma non penso ce ne sia bisogno. Rendo l'idea anche senza l'immagine.

Nessuno inoltre, mi impedisce di prendere le riviste e metterle via, come ho fatto con - credo - un intero anno in cui non so come ho letto pochissimo (forse alle prese con INFINITE JEST del dipartito David Foster Wallace?)

E' una questione però di disciplina. E di senso di colpa per l'incompletezza del processo (vedi post precedenti sulla linearità dell'apprendimento.) Io saprei che non ho letto le riviste. Saprei soprattutto che da qualche parte ci sono degli articoli che non posso perdere, che sono scibile di cui ho bisogno, senza i quali sono come zoppa, privata dell'epifania che mi spetta.
Così come so che con tutta probabilità non riuscirò a vedere il comodino vuoto di riviste perchè la stasi è impossibile, loro continueranno ad arrivare settimana dopo settimana fino a che manterremo attivo l'abbonamento.

Per questo ho deciso di fare quest'esercizio di proiezione nel futuro, laddove un evento che probabilmente non avverrà avviene per pure forza della mia immaginazione, perchè nella mia mente l'azione è già successa, io sono già nel futuro.

Come scrisse Robert Sheckley molto più abilmente di me in "Opzioni":

All movement is a search, all expectation is of failure,
all searches find completion in their origins.
The entire pattern is implicit in the first stitch;
the initial brush stroke is the ultimate ornament.
But this is forbidden knowledge, since the entire dance must be danced.


E così per danzare la danza io continuo a leggere la mia rivista per scoprire la trama di questa vita.

4 commenti:

Melinda ha detto...

Un giorno forse riusciremo a metterci in pari con tutte le parole scritte che la disciplina auto imposta, la curiosità naturale, la voglia di sapere che ci distingue tra i primati, ci stimola a fare.
Ma quale sarà quel giorno? Quando avremo i comodini liberi?
Per il mio, come capisco per il tuo, non c'è speranza.
in me c'è pure la paura di non riuscire a leggere tutto quello che vorrei prima di un'inevitabile fine del ciclo della vita.
Pure adesso che me ne sto in panciolle e macino libri singoli o in coppia, il cumulo delle cose da leggere non diminuisce mai. Avevo quasi azzerato il mio di libri che volevo leggere, poi in una settimana, ne sono arrivati, di mia sponte, almeno altri 10...
Ci ho fatto pace dicendomi che va bene così, che questo sono io. Che nella sisifica fatica c'è una parte di me e della mia curiosità. Una delle poche che sono certo mi appartiene completamente e non fa arte dei tanti, troppi condizionamenti culturali.
Non posso che augurarti buon lavoro e se non mi odii troppo, che il cumulo possa variare ma non si estingua mai.

titina ha detto...

Mi associo in tutto e per tutto a quello che dice Meli.
Danzare tutta la danza è quello che dà il senso a tutto, perchè tutto non passi invano.
Brava, bella anche la foto.

giardigno65 ha detto...

eppoi ci dicono che nelle ombre non c'è vita ...

Quante volte ho cercato la disciplina e quante riviste ho buttato a malincuore!

mi è venuta in mente una poesia di
Gabriela Mistral
DAMMI LA MANO
(Dammi la mano e danzeremo/ dammi la mano e mi amerai/ come un solo fior saremo/ come un solo fiore e niente più./ Lo stesso verso canteremo/ con lo stesso passo ballerai. /Come una spiga onduleremo/ come una spiga e niente più./ Ti chiami Rosa ed io Speranza/ però il tuo nome dimenticherai/ perché saremo una danza/ sulla collina e niente più)
Gabriela Mistral

ignominia ha detto...

well well, guarda che risposta al mio blog metafisico... e chi l'avrebbe detto? Combattiamo tutti con la inesauribile voglia di leggere! Non volevo dire che la mia pila sia un male guarda, ma un impedimento a leggere libri. Se leggo libri la pila aumenta e ho una identica pila di libri accanto a quella della rivista. tutto questo perchè ancora non sono arrivata a accettare che non ho controllo e che tutto è casuale e non lo è. Perchè leggendo una cosa faccio una scelta e modifico il mio destino. Che tutto non posso fare e le due strade di Frost non le osso percorrere entrambe. Che il blog ruba alla lettura, che la rivista ruba alla letteratura, che il lavoro ruba alla cultura, che senza lavoro ci si deprime etc. Che siamo limitati, in breve. Però non so se avete notato il concetto espresso dall'assenza e da quello detto da Sheckley: E' già implicito nel mio leggere la rivista che un giorno dovrò trovare scorciatoie per arrivare a ricavare un buco per leggere uno dei libri che si ammassano ovunque in casa e che qualche articolo dove si nasconde quello che cerco senza saperlo, inevitabilmente sfuggirà dalle mie grinfie rendendo però gli incontri fortuiti ancora più apprezzabili fino a che il disegno della MIA vita con tutti i libri e lo scibile perso, le cose non fatte e fatte, volute e non ottenute etc diverrà un disegno ben chiaro con la fine di essa.
Mi sono espressa meglio ora?