sabato 29 agosto 2009

TROUBLE THE WATER E LA VIA DEL SUBCONSCIO

per non essere da meno e mantenere un minimo la mia presenza in questo mio blog, bisogna che faccia "una postatina" e marchi il territorio come un cane.

Quindi eccomi qui, con 1000 cose da dire ma dubitando che una sia abbastanza interessante da pubblicare.
Si perchè vorrei davvero non essere di quelle che parla del più e del meno, come la divertentissima Estranjera sul suo blog di oggi, che mi piace e diverte ma che so di non poter imitare con successo.
Uno deve rimanere fedele a se stesso - o al suo personaggio - anche se a volte sarebbe meglio riuscire un po' a svagarsi con la "persona artistica" di un altro.
Per cui mi rimbocco le maniche e rientro nel mio personaggio logoro e usato che qualcuno ha definito "great, but only in small doses" e quindi un po' "troppo" per una dose giornaliera.

Non mi sto tirando giù credete, sono realista e accetto i commenti e le critiche, alcune, o le definizioni, alcune, che mi permettono di vedermi da fuori...

Ma dove sto andando a parare? Non lo so, conto molto sul mio subconscio, lui sa sempre dove sto andando anche se io non lo vedo chiaramente, se ho pazienza prima o poi me lo rivela.

Eravamo partiti con il bisogno di dire la mia in questo Mènage à trois che è diventato questo blog, laddove la presenza di Titina come postatrice di pagina principale sta diventando cosa visibile e gradita, mentre quella di Melinda, che si offre solo nascosta tra le quinte dei commenti, seppur comunque gradito, non è altrettanto apprezzabile in pieno da coloro che ricevono il blog via mail. Per cui se volete capire di più di Melinda la potete leggere più estesamente sul suo blog CIGS 2008.

Ok ora che ho fatto la debita pubblicità sono di nuovo a cercare di capire che cosa sono venuta a scrivere.

Ah ora capisco dove mi portava il subconscio. Al film Trouble the water un documentario sull'uragano Katrina visionato questo pomeriggio. Vabbè vabbè, lo so, è una notizia vecchia, ma dopo aver visto il film è come se l'uragano si fosse abbattuto qui sotto stanotte. Non solo, ma è come se avessi rivissuto da adulta tutta una serie di emozioni che non ho, per mancanza di maturità al tempo, potuto provare in pieno nel 69 66 per l'alluvione di Firenze.*

Dove ero presente in prima persona, ad appena 11 8 anni.

Il film, nominato per un Oscar e vari altri premi, con tutta probabilità è passato sotto l'orizzonte cinematografico italiano, visto che:

1 ) I documentari sono pressoché inesistenti nelle sale cinematografiche - un peccato perchè ce ne sono a bizzeffe prodotti da artisti indipendenti e non solo dall'History Channel or dal National Geographic.

2) Trattandosi di argomento di cronaca che una volta che è passato non interessa più a nessuno, una volta che il film sarà arrivato a fama tale da venir distribuito non sarà stato richiesto da nessun cinema, neanche di quelli d'essai.

3) Anche in Inglese ci sono i sotto titoli e non abbastanza da capire tutto quello che viene detto. Vi assicuro che è quasi incomprensibile da capire in versione originale, quindi non so come possano aver fatto a doppiarlo o a sottotitolarlo e rendere la parlata nera New Orleans in modo tale da non perdere il sapore di sale, sudore, bile e morte che si ha vedendo il film.

Nel mio caso si aggiunge un riflusso di nafta e prodotti chimici che sono tipiche essenze dell'Alluvione e che non mancano mai di tornare a galla quando si parla di allora.

oops per qualche ragione questo blog si è autopubblicato - scuse a chi finirà per ricevere due mail con il blog : prima e dopo.

Vedo quindi le immagini della devastazione in Luisiana nell'ottica del mio ricordo, che riaccende delle memorie ataviche e seppellite.... ma non è questa la storia che il mio subconscio voleva raccontare.

Dunque, in breve, i due autori del documentario seguono un marito e moglie, Kim e Scott Roberts che hanno già filmato buona parte della loro esperienza durante l'uragano. Kim ha un istinto naturale per il giornalismo, passeggia per il suo quartiere mentre la gente fa i bagagli per andarsene, mentre lei commenta, saluta, intervista e racconta di non avere i soldi o la macchina per farlo. Seguono immagini notturne di acqua che si alza, di persone che trovano rifugio nell'attico o sotto il tetto, inframmezzate dal loro arrivo a New Orleans 2 settimane dopo l'alluvione. Vediamo mentre uno di loro è immerso nell'acqua del mezzo al crocicchio in strada lì per cercare di acchiappare la gente portata via dalla corrente o che traghetta a spalla qualcuno da una casa a un'altra. Dopo varie immagini dei rifugiati accampati ovunque, della miseria dei sopravvissuti abbandonati a se stessi, dello sfacelo immondo che un'umanità disperata crea inevitabilmente tutto intorno a sè nel tentativo di sopravvivere, li vediamo arrivare alla base militare in fase di chiusura che si trova a 10 blocchi da casa loro, dove vengono intimati di andarsene con mitra spianati, loro e la folla che li accompagna che sperava di poter utilizzare i 200 posti letto vuoti che ci sono nella base. Il loro governo li rifiuta, li rinnega e loro non si incazzano nemmeno. La cosa che mi sconvolge emotivamente è che questi due, che non hanno niente, che sono stati traditi insieme alle masse dal loro governo, dalla loro America, non hanno nessun astio.
Notare che lei ha un passato difficile e lui era un venditore di droga. Si scopre dopo che lei è l'autrice della cicatrice che va dalla bocca all'orecchio di lui e si capisce che ne hanno passate di belle anche prima dell'arrivo dell Uragano. Ma questa loro vita difficile non gli fornisce la rabbia per odiare. Non solo ma questi due da questa esperienza hanno trovato uno scalino per uscire dalla loro merda. Non perchè la FEMA gli offre 2000 dollari di ricompensa che non arriva mai, ma perchè questa è stata un'opportunità per trascendere la loro mortalità e la loro piccolezza. Lui scopre il profumo del truciolato di legno e del lavoro come carpentiere e lei mette su una piccola casa di produzione per le sue canzoni Rap. E lo fanno tornando a New Orleans dove non hanno niente ma hanno la gente che li conosce.

Ecco il miracolo quindi, quel fenomeno che mi prova che c'è di più là fuori della miseria che vediamo e proviamo ogni giorno, chi più e chi meno, chi materialmente chi spiritualmente. Quello per cui vale la pena di vivere per dirla brevemente, anche quando si sa che non c'è ragione logica di farlo, non c'è un senso per farlo e lo si è sempre saputo.
Ed è questo che ci permette di andare avanti quando siamo logori e usati, e un po' troppo intensi per la gestione di ogni giorno...

*(correzione grazie a RP)

venerdì 28 agosto 2009

75%


A dispetto di quello che dice Repubblica, cronaca di Napoli (per oggi dà il 75% di umidità) si respira un po' di più di ieri, forse perchè c'è si una coltre di umido che rende l'aria densa, ma c'è anche un venticello che un po' la smuove.

Ieri, che era da morire, ho avuto la pessima idea di cucinare. Avrò tenuto i fornelli accesi per un'oretta, contribuendo così allo scioglimento dei ghiacci e all'innalzamento degli oceani.

Oggi, idea geniale, niente fornelli, due panini, anzi paninoni, io vecchio tradizionale pomodori - olio - mozzarella. Edu, che deve fare l'originale, tacchino freddo - rucola - salsa tonnata.

Mi piazzo in linea con la finestra da cui entra il vento e dò uno sguardo al giornale.

Vorrei avere uno scambio di opinioni (si fa per dire) con una serie di personaggi. Li elenco:

S.Berlusconi e il suo avvocato preferito. Ma sono veri o sono inventati da una mente torbida? Non hanno limite.

Alessandro Sardella, detto "svastichella". 40 anni buttati nella monnezza. Ma se ne renderà conto? Temo di no, e ho anche qualche dubbio sulla sua capacità di articolare.

Fay Weldon, scrittrice inglese di 78 anni il cui nome è legato da sempre al femminismo. Avrebbe detto:" Le donne? Che stiano a casa anzichè logorarsi con lavori inutili". Ripensamento? Crisi esistenziale? Bò? (n.b. non ho mai aderito al femminismo con entusiasmo, ma, insomma, qui siamo all'abc..)

Joseph II Kennedy. Cognome impegnativo. E' il figlio di Bob, ucciso nel 1968, e porta avanti l'ideale progressista della famiglia. La morte di Bob la ricordo meglio di quella di John (anche se su JFK avrò visto migliaia di documentari, servizi, indagini giornalistiche, film), mi colpì molto. Leggo che è in pole position per occupare il posto che è stato di Ted. Se potessi gli direi in bocca al lupo e gli darei la mia solidarietà, per quello che vale.

M. Gheddafi. No comment.

L'elenco sarebbe ancora lungo, e questo vuol dire che il giornale ha di nuovo preso un aspetto decente (cioè con molte notizie e argomenti) dopo il solito agosto di sciocchezze pruriginose e non.

In ultimo apprendo che oggi, 28 agosto, esce nelle sale L'era glaciale 3. Potrebbe essere una buona soluzione per avere un paio d'ore di refrigerio cinematografico.

Titina, quella vera, è sull'orlo di una crisi di nervi. Sta stesa su una poltrona con le zampe allungate al massimo per cogliere il minimo alito di vento.

Con quella pelliccia, non l'invidio.

sabato 15 agosto 2009

I ferri di agosto

Poi vi dico chi chiamava il ferragosto "i ferri di agosto".
Intanto vorrei augurare una buona giornata a una serie di persone amiche che non nomino ma che rappresentano comunque categorie e ognuno di noi ne conosce..
  • a quelli che non lavorano solo oggi e domani, ma lunedì alle otto torneranno a timbrare il cartellino
  • a quelli che non lavorano oggi e domani, ma neanche ieri e non lavoreranno lunedì, ma vorrebbero tanto
  • a quelli che quest'estate sono riusciti a fare di una passione un lavoro e sono in viaggio (questi li nomino, la mia amica Giovanna che a quest'ora è in Siria. Mio fratello Luciano che è in barca in qualche isola della Grecia)
  • a quelli che sono forzatamente in città è hanno situazioni familiari pesanti, molto più pesanti di un lavoro
  • a quelli che si sono laureati da poco e settembre rappresenta, nelle speranze, una nuova vita
  • a quelli che invece hanno fatto da poco la maturità, ma settembre rappresenta comunque scelte difficili
  • a quelli che hanno appena deciso di andare in pensione entro l'anno
  • a quelli che non sono tanto contenti di essere da soli
  • a quelli che invece cercano ostinatamente la solitudine
  • a quelli che hanno una gran nostalgia del ferragosto scorso (mi ci metto io) ma tant'è
Direi che li ho nominati tutti, a tutti voglio un gran bene.
Se avete qualcuno da aggiungere..

Mena, era una signora che lavorava con mia suocera tanti anni fa. Una bravissima donna che cucinava da dio e faceva delle frittate di maccheroni eccezionali.
Era lei che diceva "Signò, ai ferri di agosto, se dio vuole, andiamo un pò a mare"
I ferri di agosto era ovviamente ferragosto, lei si sbagliava, ma non è molto più carino?
per dire di un ragazzino un po' troppo vivace diceva "E' un po' sdillo". Non si è mai capito da cosa venisse questa parola ma è rimasta nel lessico familiare.

MATRIMONI, THE SEQUEL

Volevo aggiungere ancora qualche immagine della serata di Giovedì, dove ci siamo incontrati insieme a Roberto per una "pizza" con gli sposi, i genitori di Scott, Richard e Jacu prima della loro partenza di ieri.

lovely Mariela and Roberto

da sinistra: Richard, Mariela, Roberto, Scott, Sandra, John, Jacu, Roger

Jacu and Roger

...e non è mica finita

stamattina Roger è andato a frugare nella bustina contenente il regalo degli sposi (da cui distrattamente durante la cena avevo tirato fuori il porta carte di credito di pelle Argentina) e ci ha trovato questo:


non solo...

ci ha trovato anche il pagamento per il mio lavoro.

Sono senza parole.

martedì 11 agosto 2009

MATRIMONI, FAMIGLIE NUOVE E VECCHIE

Un po' come Alice che cade nel pozzo a volte ti capita di cadere nella vita di gente che non ha niente a che fare con te, la tua vita o la tua storia. La caduta però invece di creare subbuglio o polverone come per magia crea o rinforza un equilibrio raro, un'armonia che ti offre un'esperienza indimenticabile.

Gli sposi di ieri per esempio, Scott Neo Zelandese e Mariela Argentina: due mondi e due persone diversissimi. Lei piccola e scura, un faccino da bimba e una verve e calore da pampas: e lui, Anglo, alto, allampanato, un po' sognatore, il sentimentalone dei due. Le famiglie non potevano essere più diverse. Acqua e fuoco.

Ma torniamo indietro. Avevo da fare l'interprete alla cerimonia di matrimonio no? O meglio, la padrona di casa al castello, laddove il neo eletto celebrante era alle prime armi e quindi emozionato come gli sposi e io umile interprete ero come a casa mia dopo averne fatti mmm ... 5.
Qualche giorno prima ci eravamo incontrati per conoscerci insieme a Roberto che al castello si occupa della prenotazione della sala) e io e Mariela avevamo trovato subito un'affinità particolare così che quella che doveva essere una mezz'oretta per definire la cerimonia è diventato un pomeriggio finito a bere birra al Pratello dove gli sposi hanno affermato, stravaccandosi sulle sedie, di essere finalmente rilassati sentendosi sicuri di essere fra amici, a casa. Tant'è che presi dall'entusiasmo hanno deciso di invitarci alla cena di nozze, al che io, ugualmente alticcia ho dichiarato di non volere pagamento per i miei servizi.

Vabbè scelta scema se uno deve campare del proprio lavoro, ma era la cosa giusta da fare vista la loro generosità, e non saranno quei soldi che mi faranno povera o ricca. Al contrario, l'esperienza vissuta è quella che si è dimostrata poi la vera remunerazione... ma rispettiamo i tempi.

Ok avviamento veloce: la cerimonia va bene, anche se mancavano i passaporti dei testimoni, il che ha creato qualche ansietà iniziale, ma la cerimonia è iniziata, la cruda legge è stata letta e tradotta, il padre dello sposo ha letto il suo discorso, io l'ho tradotto in Italiano per il contingente Argentino, e in special modo per il padre della sposa che era in lacrime. Poi Scott ha letto le sue vows e per un momento ho pensato che non ce la facesse: era distrutto dall'emozione. Mariela lo ha incoraggiato con forza e umorismo e siamo arrivati in fondo anche a quello. Nel frattempo si sono baciati due o tre volte tanto che alla fine, dopo che erano finalmente stati dichiarati sposi, è con ironia che ho invitato lo sposo ORA a baciare la sua signora... hanno riso tutti ....stai a vedere che ora riesco anche a far ridere...

Poi foto, baci abbracci, e più foto, di qui, di là, non finiva mai. Nel frattempo un acquazzone si abbatteva sul castello e il giardino dove dovevamo fare il brindisi che è stato trasferito nel cortile del castello: peccato perché fuori sarebbe stato più carino... ma c'era l'arcobaleno e la sposa è del tipo che va bene tutto, acqua, neve, tanto era felice uguale.

Roger doveva venire solo a curiosare per i drinks ma Roberto non poteva venire a cena così è stato invitato Rog al suo posto. E così siamo andati in corteo strombazzante a Bagnena, un borgo ben restaurato per queste occasioni che si trova dopo Talla, nelle colline Casentinesi.
Un bel posto con arte originale sui muri, stampe, fotografie, dipinti, roba moderna che mi ha colpito fosse esposta in ambienti rustici e sofisticati senza timore di danno o furto. Peccato il giardino era tutto bagnato così gli uomini hanno portato i tavoli da fuori al secondo piano dove in uno stanzone medioevale con gran camino centrale e ghirlande di frutta dipinte sui muri gli invitati hanno allestito un lungo desco a T coperto da tovaglie bianche e candelabri di ferro e rami d'alloro e gelsomino intrecciati, laddove ci siamo stretti tutti e 22 che eravamo. Gli sposi alla testa della T, poi i genitori e contingente Argentino, Roger e me (sorpresi perché a logica pensavamo di venire relegati in fondo al tavola) e infine il resto dei fratelli e amici.

C'erano uomini e donne bellissimi: un biondo Tedesco di nome Dorian che insieme ad una indonesiana del sudafrica di nome Chanel formavano la coppia che voterei più bella. C'era una bruna Niki moglie del fratello più piccolo di Scott che sembrava una dea dell'armonia, per niente consapevole dalla sua bellezza che andava oltre all'apparenza esterna. C'era una coppia di lui sempre germanici uno Sud Africano e l'altro Neo Zelandese, un lui più vecchio intellettuale e l'altro più giovane che mi ricordava il poeta Byron, una presenza di bellezza romantica dai lineamenti quasi femminili sotto a capelli lunghi e corvini. 'No schianto!

Ho mai detto che la sposa era vestita di NERO? Era splendida in un vestitino vintage a gonna gonfia e corpetto aderente, due camelie bianche fra i capelli tirati su, guanti di pizzo bianco e sandali argento a tacco alto. Tres chic. Le donne meno giovani erano altrettanto fantastiche, piene di vita, di energia. Il padre di lei un uomo piacevole, la madre una bella donna dal viso aperto e gli occhi enormi, stranamente verdi; la zia un tipo effervescente e piena di brio e lo zio, un signore dai capelli bianchi con ottimo senso dell'umorismo che ci diceva avere origini Piemontesi. Anche i genitori di lui erano carinissimi, alla mano, liberi di mente e di spirito. I due padri non facevano che abbracciarsi, uno in lacrime e l'altro che lo consolava come poteva.

Dopo antipasto e primo sono stati fatti molti discorsi che la povera sposa ha tradotto meravigliosamente ai propri familiari. I fratelli di lui hanno ricordato come lo sposo- o fratello di mezzo- fosse stato sia role model che antagonista riportando alla luce episodi di gioventù fra risa e applausi commossi. Il maestro di cerimonie, un tale Gavin che si è scoperto essere stato membro della band dello sposo è poi passato con la figlia di due anni in braccio per farla salutare ciascun invitato prima di portarla a letto: (e qui vorrei sottolineare l'eccezionalità dell'evento perchè se uno ci pensa un secondo, dove mai vedi bambini di quell'età baciare incondizionatamente persone sconosciute?) Per cui uno si è trovato al collo questo fardello di carne e nuvola di capelli biondi che ti baciava con abbandono, che era una sensazione travolgente, intima e dolcissima. Persino il padre che nel pomeriggio era imperscrutabile genitore si è sciolto un poco per volta al ritmo delle bottiglie che si vuotavano sbottonando un bottone della camicia ogni volta che uno degli impegni di organizzazione finiva, fino a scoprire il petto fra gli applausi di tutti. Niente di erotico nel gesto, bensì un liberarsi di una corrazza costrittiva, esponendo la sua anima, il suo cuore, finalmente libero di abbandonarsi al calore e affetto che emanavano da tutti.

Che fosse un'atmosfera speciale lo hanno confermato gli occhi lucidi di Roger, che è generalmente molto meno emotivo di me, anche lui catturato dall'atmosfera contagiosa donata da questa famiglia fantastica.

E' stato servito il resto della cena, sono stati passati dei regali ai partecipanti, poi siamo scesi di sotto a ballare. Nonostante la musica non fosse stata ben programmata e lo sposo si è perso in contemplazione del suo Iphone alla ricerca del ballabile la gente si è lanciata a danzare: la sposa, scalza e sulle punte dei piedi, balzellava su e giù al suono de La Bamba, il padre e la madre da buoni Argentini si sono messi a ballare il tango al suono di Funky Town che non c'entrava niente. Il padre dello sposo, ora scalzo e cambiatosi in maglietta e pantaloni neri si è buttato a danzare con la zia e le madri anche se le canzoncine disco anni 90 lasciavano a desiderare, ed era bello vedere come queste donne, non più giovani riuscissero ad essere sexy, femminili e vitali senza passare attraverso il ridicolo o l'esibizionistico.

Poi è arrivata l'ora di andarcene e dopo aver salutato tutti quanti ricordandogli che li aspettavamo per una pizza giovedì, ci siamo avviati giù per la valle nella nebbia post acquazzone estivo, alla luce della luna che squarciava di tanto in tanto il buio laddove le nuvole si diradavano mentre le nostre menti riassaporavano le immagini e le emozioni della serata appena trascorsa.

lunedì 10 agosto 2009

Merde de poule


Per chi legge, non scandalizzatevi. E' proprio così, "merde de poule" che tradotto è cacca di gallina. Non è un imprecazione, un insulto, una specie di bestemmia velata, né un mio vaneggiamento di mezza estate. Sono esattamente le parole che stamattina ha usato il sommelier/capo dopo aver sorseggiato e debitamente roteato in bocca uno dei vini da giudicare.
Passo indietro. Poppi, Biblioteca Rilliana, interno giorno. A una lunga tavola coperta da una tovaglia bianca sono seduti undici sommeliers. Davanti a ognuno una fila di cinque bicchieri da degustazione e un elegante recipiente nero a bordi alti che ad altro non serve se non a sputare il vino dopo che lo si è assaggiato e assaporato per il giusto tempo.

Quello che io chiamo sommelier/capo si capisce che è un po' un decano, ne sa più degli altri, ha più autorità, ma anche gli altri evidentemente ne capiscono, altrimenti non farebbero parte della giuria. E' la giuria del 4° Premio "Il Gusto dei Guidi", la manifestazione che si tiene a Poppi ogni fine agosto e che prevede anche questo Premio che si svolge subito prima.

I "giurati" assaggiano, credo in tre giornate, una serie di vini, in quantità, per me, inimmaginabile. L'altro giorno, io non c'ero, hanno provato 43 bottiglie. Oggi, che ho assistito fino a un certo punto, perlomeno 30. Cioè, 30 vini diversi da sorseggiare, assaporare, far roteare in bocca, sputare e giudicare.

Uno spettacolo, almeno per me che non avevo la più pallida idea di questi rituali, se non per sentiti raccontare.

I giurati conoscono del vino solo l'annata, poi, affinando al massimo la loro percezione visiva, olfattiva e di gusto, partoriscono un voto.

Il tutto, trattandosi di professionisti, è andato avanti piuttosto velocemente, senza tentennamenti e indugi di nessun genere. Solo il "decano" ogni tanto approfondiva un po' un giudizio, chiedendo anche agli altri pareri più specifici.

E' qui che se ne è uscito con la merde de poule. Per uno dei vini ha chiesto se avevano notato qualcosa di particolare, qualcuno ha risposto che si sentiva il fieno e lui ha definito meglio, si, c'è il fieno ma anche la cacca di gallina. Poi ha spiegato che non andava inteso come "escrementi" ma come un chè di secco. Quindi non era assolutamente un giudizio negativo. Comunque non ha detto cacca, ha detto merde.

Ecco.

Ora vorrei fare una confessione. Quando mi hanno invitato ad assistere a questa degustazione ho subito pensate ad Antonio Albanese (avete presente?) quando con gesti avvolgenti e volutamente caricaturali fa il verso agli assaggiatori di vini uscendosene poi con "retrogusto fruttato, sapore corposo" etc etc. Mi fa ridere. Mi fa ridere perchè mi hanno sempre fatto un po' ridere quelli che facevano il corso di sommelier e all'improvviso diventavano veri conoscitori di vini, trattandoti una schiefezza se non riconoscevi un "bouquet" al primo sorso.

Ora però voglio fare ammenda. Una cosa sono i modaioli, quelli che iseguono la "fissa" del momento. Altra cosa sono quelli che ho visto stamattina, professionisti. Voglio dire, è un lavoro che richiede molto impegno e molta serietà. Un lavoro di attenzione, di sensibilità, di gusto, un lavoro che affina le sensazioni, forse alla lunga anche i sentimenti (sensibilità, sensazioni. sentimenti: hanno la stessa radice) insomma, mi sembra una cosa buona.

Poi ho imparato che della "merde de poule" se ne può fare anche un uso nobile.

Insomma. Salute!

domenica 9 agosto 2009

BOOGIE ON DOWN, TEMPO DI PESI

cosa ho fatto in questi giorni? Ecco cosa ho fatto!

in realtà l'omino qui sopra doveva sembrare che sollevasse dei pesi
ma sembra che stia "Getting on Down" con la musica....

a Rojo questo piace molto

mentre questi due messi così in posizione di confronto sembrano facciano la boxe!

Tutto parte di un programma di pesi che Rojo voleva che preparassi per i suoi pazienti, ispirato ai disegnini che faccio per ricordarmi gli esercizi di stretching o pesi che mi assegna. Quindi sabato mi sono fatta il culo quadrato sulla sedia a disegnare su Illustrator queste figurine. E credetemi, non è facile rendere i movimenti del corpo nello spazio senza la terza dimensione e soprattutto se l'uomo stecchino non ha spalle!

Ora non ho scuse, il programma è ben chiaro, dopo lo stretching mi tocca!

Per chi vuole il programma, basta chiedere: e come dice il proverbio "3 esercizi al giorno ti levano il molliccio di torno! "

Chiaramente, il copyright è mio e chi le tocca muore! :-) I mean it!