venerdì 29 giugno 2012

LE NUOVE ACQUE DEL 20 SECOLO

proprietà delle Nuove Acque SPA utilizzato a scopo puramente decorativo


devo scrivere questo post per dar spazio e voce alla frustrazione per il tempo perso per via della mia ostinazione a voler portare in fondo una cosa che doveva essere breve come fare click sul mouse.

Da una settimana avevo la bolletta nuove acque accanto al Mac per registrarmi e ottenere la bolletta online come promosso dall'azienda - meno carta, più veloce : non fa una piega. Oggi ci provo. Inizia male subito quando i dati obbligatori provvisti di asterisco sono solo codice cliente e indirizzo email ma poi se non inserisco codice fiscale o partita iva non procedo. Cialtroneria digitale, brutto segno...

La pagina emette un nuovo codice cliente (poteva rimanere quello sulla bolletta no?) e una password che sembrano vocaboli polacchi, piene di consonanti impronunciabili e mi invita a fare log in. Provo subito ma niente, codici errati. Riprovo. Idem. Unica opzione sulla pagina un link per chi si registra la prima volta.  Aaahh... vado a fare click  e si apre nuovamente la pagina di registrazione.

Ecco risuonarmi negli orecchi la colonna sonora dell'eccellente film di Terry Gilliam Brazil che nell'85 descriveva perfettamente il futuro -ovvero il nostro presente- come l'inferno burocratico e teatro dell'assurdo che è diventato. 

Ok come diceva la pubblicità delle pagine gialle una volta: make your fingers do the walking e le mie lo fanno sulla tastiera del telefono chiamando il numero verde dell'azienda. 

Prima risposta: può scaricare il modulo per la registrazione online stamparlo e spedirlo. 
Qualcuno oltre me vede l'assurdità di questa opzione? 

Seconda: ma lo sa che deve cambiare la password? Spero bene, ma prima devo entrare nel sito no? Una parte del mio subcoscio non impegnata a moccolare afferra le istruzioni che la password deve seguire il formato delle bestemmie polacche di cui sopra. Lettere maiuscole e minuscole inframmezzate da numeri quindi. Impossibile da ricordarsi ma Not their problem is it?

L'operatore mi chiede il numero di telefono e mi dice che mi richiameranno "dopo". Chissà se sarò su un olivo allora, oppure a spazzare i detriti dei lavori di restauro in corso a casa, in ogni caso scommetto non quando sarò di fronte al computer. 

A questo punto decido di dare valore ai 20 minuti persi trasformandoli in feedback alla Società, scrivendo una lettera che spiega il problema, che un pessimo design di pagina da adito ad un aumento di chiamate ai call centers e quindi ad un incremento dei costi. Che le pagine del servizio registrazione al Click Acqua non hanno una nota informativa per chi meno capace di me, che può non sapere -non dico come registrarsi on line che per qualcuno può essere già un problema- ma tutto quello che mi ha detto l'operatore A VOCE. Che ci sono limitazioni sulla scelta della password per esempio. Se il cambio di password verrà richiesto una volta entrati nel sito come d'uso o se ci sono prerequisiti diversi. Se ci sono dei tempi di attesa fra la ricezione dei codici e il tentativo di uso dei medesimi. Insomma quelle informazioni che siamo abituati a veder comparire accanto ai diversi campi inserimento dati, o che si aprono magicamente in finestre separate quando si clicca qualcosa che non va bene. Questi sono i bastoni di appoggio che aiutano a percorrere i labirinti digitali di Amazon, Skype, Facebook, etc.

GRAZIE!

(P.S. Alla lettera ricevo risposta mentre scrivo il post confermando che i codici sono quelli e di riprovare (per fortuna senza dover ricevere una telefonata mentre al volante). Stavolta funzionano e cambio password (fortunatamente senza dover seguire la matrice del Polacco di strada) e richiedo la bolletta on line (fortunatamente senza dover stampare un cartaceo). 

Ringrazio e allego il link di questo blog. Sai mai... ;-)

Braaaziiilll tattarattattattataaa  tattarattatttata-ta-ta Braziiil Brazil!  

domenica 3 giugno 2012

ULTIME NOTIZIE, ULTIMI TREMORI

Ruins © 2012 Niki Ghini
come ogni mattina, recentemente, inizio la giornata guardando cosa ci dice la terra. I sismi si sono spostati in Indonesia e Nuova Guinea, il sismografo di Capannori dà linea piatta, per ora tutto tranquillo. 

La vita torna normale e ci dimentichiamo le emergenze. Nel quotidiano intendo perché la stampa e la TV ce la passano continuamente, mungendo i drammi fino all'ultima goccia di attenzione della Audience. 

Nella mia vita una partenza; quella dei lavori di restauro alla casa. Dopo un anno di lavoro preventivo, incontri con le imprese, scelte, tagli, visione delle opzioni, misurazioni, visite in sito, etc. eccoci arrivati alla redazione di un contratto, approvazione di un totale costi (prima fase) e alla firma della S.C.I.A.
Presente nella testa in questi giorni è la domanda se la casa, una volta finiti i lavori di sistemazione del solaio -inevitabilmente appesantito rispetto a come era costruito una volta (strato di assito di legno e terra per livellare le mattonelle di graniglia)- reggerebbe ad un sisma che non è escluso colpisca la nostra zona, prima o poi. 

Come per tutti il pensiero può essere relegato sullo sfondo della mente, occupata a cose più pressanti, sempre pronto ad emergere in primo piano, urlando, ogni qualvolta lo scricchiolio di un infisso la notte farà balzare il cuore in gola nel timore di sentire il terreno iniziare a muoversi.

Si fa quello che si può, con i soldi e le conoscenze tecniche che si hanno e poi ci si affida alla fortuna. Si può imparare a conviverci con i terremoti di cui questa penisola è ricca, ad accettare le scosse che si percepiscono come quelle dei vuoti d'aria in aereo, che possono essere paragonate al galoppo a cavallo, al dondolio del treno aiutandoci a domare la paura. Però ci vuole anche un minimo di preparazione.

La cosa che trovo inaccettabile è che in Italia non ci sia un programma di informazione del cittadino su cosa fare prima, durante e dopo un terremoto. Cioè qualcosa c'è ma chi lo conosce e l'ha visto se non recentemente perché è andato a cercarlo con il lanternino sul Web???

in italiano ho trovato qualche suggerimento, molto blando
http://www.earthquake.it/cosa-fare.php 
 http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_cosa_fare_sismico.wp;jsessionid=47698D2AEC6993B95D07AE9E6D191E12?contentId=APP15010
 http://www.dipteris.unige.it/geofisica/ITA/didattica/did_difesa.html (di valido ci sono le mappe che identificano le zone calde in Italia)

in Inglese
http://www.ready.gov/earthquakes
http://earthquake.usgs.gov/prepare/  (PDF da scaricare)
http://www.amerrescue.org/quakprep.htm

La visita ai siti Italiani rende ovvio che ancora si considera il terremoto come un atto di Dio a cui poco possiamo fare, e siamo d'accordo che non si possano fermare o prevedere con esattezza, ma mettere la popolazione in grado di essere preparata ad un evenienza che in Italia è pressoché certa, è una cosa desiderabile e necessaria. 

Le pagine Gialle e Bianche dovrebbero contenere un manualetto di preparazione ai sismi. La scuola dovrebbe insegnare cosa fare e preparare le future generazioni con drill d'emergenza. Gli alberghi e i posti di lavoro dovrebbero avere mappe e piani di evacuazioni. Insomma il Giappone e la California sono sismici come lo siamo noi ma loro sono preparati e noi no, perché? 

Sopravvivere ad un terremoto è questione di fortuna (in parte) ma il peggio ha ancora da venire se la casa è crollata, le infrastrutture (telefono, luce, acqua potabile) non ci sono più e tu non hai messo da parte una borsa con torce e batterie di ricambio, acqua potabile, snack nutrienti, coperte e non abbia deciso con la tua famiglia un punto di ritrovo nel caso il disastro vi trovi separati. Piccoli accorgimenti che renderebbero le prime 24/48/72 ore molto meno penose nell'attesa che arrivino aiuti. Specie per chi non vive in centri popolosi e aspetta gli aiuti della protezione civile, del governo, delle istituzioni. 

Aiutati che il ciel ti aiuta dice il detto e il cielo ci vuole trovare preparati, che siamo tanti su questa terra oramai e il cielo è uno solo!