mercoledì 30 settembre 2009

?Crisi?


Ore 12,15, entro da Zara. Avete presente? Catena di negozi iberici che fino a pochi anni fa avevano il loro clone solo a Parigi poi sono sorti come funghi dovunque. E come spesso accade in questi casi, all'inizio solo pochi "eletti" con abitudini internazionali sapevano cos'era e esibivano con ipocrita noncuranza magliettine da sei euro dicendo "l'ho presa a Parigi, da Zarà" (si, Zarà, come fosse francese). Poi l'astuto imprenditore, visto il successo, si è diffuso come il morbillo il secondo giorno, su tutti i territori nazionali, europei e non, e l'hanno conosciuto tutti.

Sempre all'inizio c'erano almeno un paio di ragioni valide per comprare in questi megastore: la più importante era che aveva prezzi veramente contenuti, oserei dire ridicoli, a fronte di una qualità dignitosa (il famoso rapporto qualità/prezzo) e anche lo stile, il gusto, era sobrio, un misto di casual/classic/trendy che riusciva ad accontentare dall'adolescente irrequeieta e modaiola alla signora 45/50 in su.

Insomma, entro da Zara (a Napoli ce ne sono due), mercoledì mattina poco dopo mezzogiorno.

Una bolgia infernale.

Percentuale schiacciante di donne (ma al terzo piano c'è anche il reparto uomo), di tutte le età. Ci sono mie coetanee (siamo riconoscibilissime da: abbigliamento, aria frastornata, occhiali sul naso), ci sono gruppi di adolescenti fuoriuscite dalla scuola (o mai entrate) e perlopiù urlanti, ci sono 25/30 enni che si agirano con vari capi sulle braccia come se dovessero farsi, lì e subito,tutto il guardaroba autunno inverno primavera.

Anche qualche mamma con carrozzina e con nonna al seguito, anche alcune (poche) coppie, anche alcuni (pochi) ragazzi e giovani uomini.

Alle casse due file che si mischiano e si confondono. Agli spogliatoi persone che aspettano che si liberi una cabina, tutte piene. Due o tre volte mi trovo davanti, che mi blocca il passaggio, una ragazza inguainata in jeans bianchi attillatissimi, cinturone rosso, pull microbico, che mastica con impegno e perizia un cewingum (perizia perchè ogni tanto "esplode" palloncini di gomma da masticare) che va avanti e indietro per portare all'amica chiusa in cabina camicie, pantaloni, pullover, gonne e tutto quello che le capita a tiro.

La domanda sorge spontanea: perchè questa folla natalizia? Natale e tutti i suoi eccessi consumistici è lontano. Altre feste comandate? No. Hanno vinto tutti al superenalotto? Difficile.

Tanto per completezza aggiungo che davanti il negozio di Vuitton, dove la cosa più abbordabile è sui 300 euro, c'è la fila tutti i giorni, più o meno lunga, ma c'è. E sabato scorso senza volere sono stata "risucchiata" dalla fila che c'era davanti a Fay, nel senso che camminavo e a un certo punto non riuscivo ad avanzare (se non a costo di qualche gentile gomitata) perchè ero stata intrappolata nella fila di Fay che dilagava sul marciapiede (i prezzi della griffe Fay sono asssolutamente fuori della mia portata, neanche li so scrivere).

Ora non è che vorrei fare la bachettona o la moralista, mi chiedo solo con curiosità se sono di fronte a fenomeni socioantropologici. E mi chiedo a cosa pensa un tizio/tizia che passa magari due ore in fila davanti Vuitton aspettando di entrare.

sabato 26 settembre 2009

GIORNATA AL C.I.F.A. E LA CHIAVE DI APERTURA

occhi e cervello pieni di £@*§*°?%&^ e altri simboli vari per il corso di Tecniche di Stampa e post produzione al centro Centro Italiano per la Fotografia d'Autore di Bibbiena oggi. Contrariamente alle mie preferenze che mi vedono arrivare in anticipo a qualsiasi evento con inizio per non perdermi niente (se arrivo al cinema a film iniziato sono capace di aspettare la proiezione seguente o di tornare un altro giorno ) oggi sono arrivata a workshop iniziato perchè la chiave della macchina mi si è rotta in mano.

Ouch!

Quindi mentre parte del cervello arrancava in salita per capire cosa significavano quelle graffe colorate sul monitor l'altra si arrabattava a trovare una soluzione al problema che si era creato - come torno a casa? Menomale che papi aveva un duplicato e quindi durante la pausa fumo gli ho chiesto di portarmela, il che ha significato che alle 12:30 c'era uno strombazzatore forsennato sotto le finestre che ha fatto sapere a tutti i presenti al centro che la sottoscritta non solo arriva tardi agli eventi rompendo le scatole a tutti nel tentativo di raggiungere la sedia in prima fila, ma ha anche un genitore che è impaziente e rumoroso, che smanetta caoticamente perchè venga avvisata sua figlia vociandone nome e cognome perchè non sfugga niente a nessuno. Mi rendo conto quanto è vero che la vita è ciclica e che karmicamente ci sono delle lezioni che ritornano a bastonarti fino a che non impari e trascendi...Sono diventata esattamente il tipo di persona che detestavo al college.

Mestizie a parte ...

Non ho avuto modo di conoscere lo scrittore dell'articolo della traduzione infernale ma ho scoperto che erano in parecchi al centro che ruotavano gli occhi al cielo parlando del linguaggio usato per quel libro, il che mi ha consolato non poco perchè vuol dire che non sono solo io una rompiscatole della miseria, in questo caso avevo un po' di ragione.

Invitata a cena quella sera avevo il direttore del C.I.F.A a destra, Giovanni Marrozzini, il fotografo del cui lavoro inauguravano la mostra, a sinistra, un docente di storia della fotografia davanti, e due persone più il là il Marangoni della Fondazione Studio Marangoni di Firenze. Mi ero congratulata con il fotografo già prima perchè il suo lavoro è davvero bello. Osservando le ottime stampe (digitali) del servizio sugli emigrati Marchigiani in Argentina mi ero commossa perchè si vedeva che erano fatte con ingegno, creatività, una buona dose di innocente giocosità infantile e tanto cuore. Ci siamo raccontati delle storie a vicenda, di quelle storie con le mani grandi che ti cambiano la vita per intenderci, che ci ha tuffato in un paio di momentini intensi dopo di che ci siamo girati verso i nostri vicini sull'altro lato per alleggerire il mood troppo spesso per un incontro casuale.View Blog
In ogni caso la mostra va vista, se passate da Bibbiena fate un salto al centro e vedetevi le immagini di Marrozzini e di Sergio Carlesso che invece fotografa la mappatura satellitare del Veneto, un progetto concettuale divertente.

Non sono andata alla presentazione del libro al teatro di Bibbiena perchè era dalla mattina che bazzicavo 'sta gente e mi sarei sicuramente addormentata alle chiacchiere che vengono troppo generosamente elargite in questi frangenti. Inoltre mi aspettava una giornata con Hilaire (oops he calls the second after I think his name! scary mental connection!) a montare l'armadio I'CCHE'HA? ma su quella scrivo dopo un post "dedicato".


ABBIATE PAZIENZA, NON HO TEMPO PER RITOCCARLA
DEVO RILEGGERMI LE ISTRUZIONI DI COME FARLO PER BENE!

mercoledì 23 settembre 2009

QUESTO E QUELLO, PER MANTENERE IL RITMO

posto una caterva di stupidaggini ma così non risparisco per altre due settimane.

Ieri sera ho fatto la pasta ispirandomi ad una ricetta "del Cavolo" il post dove mi ispiro culinariamente. La ragazza Belga ha talento, è bella, simpatica, parla e scrive un ottimo Italiano seppure con le sue idiosincrasie divertenti. Mi fa una rabbia la gente che ha tutto!!! Le sue linguine con bagna cauda erano interessanti, salvo che il limone non era freschissimo quindi devo rifarla. Il Cavoletto è lo stesso blog che mi ha dato la pasta fredda con melone e salmone che ho fatto questa estate e oggi o domani (visto che ho già perso mezza giornata fra ritoccare le foto e postare 'sta pagina!) mi cimenterò con una crostata con susine fresche fatta a testa in giù- vi faccio sapere poi come viene.

Ho caricato il video di Patti Smith sul TUBO e mi ha stupito la chiarezza di immagine e sonoro della mia macchinina digitale "punta e scatta". Peccato che 2 canzoni e mezzo mi hanno preso tutta la memoria della scheda e ho dovuto buttar via la prima canzone, meno nota e quindi più originale di quelle che lei ha cantato over and over and over in ogni angolo di Firenze. Se avessi avuto più memoria o avessi portato la videocamera (analogica purtroppo) avrei potuto filmare tutta l'esibizione ma non avrei potuta condividerla con voi. Quindi va bene così.
Ha anche cantato 2 nuove canzoni mai registrate, una ispirata alla vita di William Blake e sarebbe stato un bello scoop postare quella invece dell'ennesima versione di Grateful o di Because the night. Ma così è la vita. Guardando tutti i post Fiorentini sul TUBO mi sono resa conto che la Smith non ha cantato altro che quelle due ovunque ed in qualsiasi circostanza il che mi ha un po' delusa perchè mi è sembrato uno schtick , termine di origine Yiddish per dire trovata, cliché.

La parte più divertente dei tre giorni a Firenze è stata andare con G alla mostra delle Polaroid della Smith (tutti la chiamavano Patti ma mi sembra una appellativo che presume una intimità che non c'è: non solo ma Patti è un nome che associo all'amica di Charlie Brown ... non proprio adatto alla sacerdotessa del rock!).
Ho spiato l'intervista al curatore dietro le paratie e poi quando sono state aperte le porte e la gente è potuta entrare a stillicidio attraverso i rubinetti dei buttafuori, anacronisticamente io me ne sono andata, perchè era ovvio che contrariamente al programma non ci sarebbe stata nessuna performance della cantante nei bugigattoli contigui della galleria; era chiaro che la Smith sarebbe arrivata chissà quando e io avevo impegni per cena; ed era chiaro che si rischiava di finire tutti soffocati nella resa che si stava formando. Quindi io che soffro di oppressione spaziale culturale mi sono defilata consolandomi al pensiero che per lo meno facevo una cosa veramente alternativa uscendo da dove tutti volevano entrare (da vera contrarian la figura dell'eroico salmone mi sollazza non poco).

L'altro evento simpatico è stato l' essere bidonati dalla Smith con G al quale lei aveva promesso l'intervista per Exibart che era saltata alla galleria il giorno prima. Ci siamo fatti delle belle risate nel salone dei 500 di Palazzo Vecchio dove si dovevano tenere le prove per il concerto della sera dopo, in attesa di chi sapevamo benissimo non sarebbe venuta. Nuovamente sono scappata prima del tempo per acchiappare l'ultima corriera per Poppi (è il mio destino!). Certo è che non capita a tutti di essere "bidonati" da una Rock Star, no?

Quei giorni a Firenze mi hanno dato il giusto stacco dai mesi ed eventi passati, e mi hanno rinfrescato la vita, togliendomi dal funk in cui ero entrata. Una mini vacanza dalla vita quotidiana di cui avevo proprio bisogno.

beh posto un p0' di immagini delle due giornate - non ho altro da dire per il momento.

carne in scatola?

domenica 20 settembre 2009

AVVENTURE DI UN ARMADIO, DI UN VAN E DI UN IRLANDESE


mi viene da cantare quella canzone che fa... "ed io tra di voi se non parlo mai.. ". L'avete presente?
Sì perchè 'sto blog lo sto trascurando e sta diventando un monologo duetto fra ME(Linda) e TI(Tina) -anche se la prima commenta soltanto postando esclusivamente sul suo - la snob!

Le ragioni del trascuro sono varie.
La prima la traduzione per il libro della FIAF che verrà presentato il prossimo weekend a Bibbiena; traduzione che pareva semplice e limitata ma che si è fatta allucinantemente più complessa sia in stile * che in lunghezza visto che i pezzi si sono scissi e moltiplicati come le cellule del nostro corpo, prendendomi una settimana buona di lavoro che, seppure mi abbia dato soddisfazione completare in modo soddisfacente sia per me che per chi la commissionava, non mi ha reso più ricca di un centesimo.

*( qui edito notevolmente il mio lunghissimo "ranting" in merito a coloro che non scrivono come parlano, pensano che più si è oscuri e più si sembra colti e che invece di parafrasare in parole loro i testi a cui si inspirano quotano per paragrafi e paragrafi i testi di scrittori che adoperano termini inventati come "cosmifugo" o frasi come "fu sostituita la morale della verticalità eroica e impietosa" che di per sè non significa niente [ve lo confermo dopo aver ottenuto una spiegazione via email]. Colui che l'ha quotata avrebbe reso la mia vita (e quella del lettore) più facile se avesse riscritto il concetto con le sue parole e non voglio nemmeno entrare in argomento su quanto sia etico firmare un articolo di cui il 90% è scritto da altri).

La seconda cosa che mi ha reso "assente sul blog" è stata la finalizzazione dell'acquisto e ciò che ne deriva del benedetto armadio che avevo progettato con i cataloghi di IKEA ma che avevo lasciato in fase progettuale per 3 anni (non scherzo!). Quindi ritrovati i vecchi disegni e aggiornata la lista delle cose da comprare mi sono accordata con un amico " furgonato" per andare a prendere la roba che poi lui mi aiuterà a montare. Questo già di per sè sarebbe stato impegnativo se non fosse che il caro Hilarius abbia una sfiga della miseria di questi tempi.
Diciamo che quello che è successo era prevedibile tanto che mi ero preparata psicologicamente per ciò che poi è puntualmente avvenuto. Diciamo anche che la parte (uffa!) di me che cerca di trovare sempre il lato positivo di qualsiasi accaduto anche il più antipatico, in questo caso ha trovato che la morale della storia è quella che la gente fa di tutto convincersi che si possa controllare il fato certa che tale fato, destino, o come lo vogliamo chiamare gli "debba" un esito positivo dopo tante batoste. Questa convinzione che ci spinge a giocare d'azzardo" quando le situazioni sono chiaramente a nostro svantaggio e affascinante e allo stesso fa cadere le braccia quando si vede che certa gente non vuole ammettere che "shit happens" again and again: non c'è riscatto che ci è dovuto e siamo in preda ai marosi.

Dunque, il van di Hilaire si era già rotto 2 volte; lasciando il poverino a piedi con la famiglia in visita dall'Irlanda una volta e, facendolo ritardare ad un pranzo dove era ospite un'altra: insomma la premessa è che lui sapeva bene che il cambio era ormai diventato un macina ingranaggi.
Io non avevo urgenza e avevo suggerito che potevamo fare questo viaggio fra 10 giorni quando arrivava il nuovo furgone.. ma lui andava ad Ikea per due clienti Venerdì e quindi era l'occasione buona per aggiungere ai loro ordini anche il mio e che non mi preoccupassi che aveva un piano B.
Quindi con la Sita e col bus l'ho raggiunto all'IKEA, ho fatto il mio shopping e alle 17 (inizio ora di punta) abbiamo caricato le parti del mio armadio di 3 metri per 2,50 con tutti i componenti e i suoi 11 scaffali e mobiletti vari (quindi un peso da non dire ) all'interno e sul tetto del van. Notare che entrambi eravamo bloccati nei nostri sedili dalle ante dei mobili che entravano nel van solo se messe di taglio per tutta la lunghezza del veicolo fra i sedili anteriori e le portiere. Eravamo in una botte di ferro se un'altra macchina incidente ci entrava nelle fiancate ma se per caso cappottavamo o la macchina prendeva fuoco noi lì rimanevamo, carne in scatola o spiedini alla griglia).

Partiamo, Lui inserisce la marcia e dal cambio escono suoni tali da sembrare che il cambio stia cercando di rigettare gli ingranaggi. Riusciamo a inserire la prima ma per la seconda e la terza pare di rigirare la polenta se non fosse che dal suono emesso sotto i nostri piedi pare che una grossa parte di ferro voglia andare per conto suo a fare shopping da altre parti. Con senso di colpa equivalente a quello di un torturatore con coscienza mi domando con ansia se sia possibile venir impalati dai pezzi che protestano se questi decidessero di uscire esplosivamente dai loro ingranaggi.

Hilaire fa: "mi sa che hai ragione ed è meglio fare l'autostrada invece che la Consuma." (you THINK?)

Fra i gemiti e le urla disperate della macchina riusciamo ad arrivare al deposito per caricare a altri due pezzi - con molto ottimismo e incoscienza è ovvio- e Hilaire riesce a fare retromarcia nel parcheggio

Hilaire dice: "beh possiamo tornare a retromarcia per lo meno."
Peccato che abbia parcheggiato in modo che possa uscire solo in avanti.

Rimasta murata viva nel van mentre lui va a prendere il "colpo di grazia" faccio due chiacchiere accorate con il veicolo che ci deve portare a casa. Le dico che è una brava macchina e che dovrebbe finire la sua vita in bellezza con un atto di generosità a sacrificio personale che la renderà eroica agli occhi di chi la ricordano , con ammirazione e nostalgia, una volta che lei sarà finita nell'inevitabile compattatore della sua reincarnazione.
La devo aver spaventata perchè le grida che emette dopo la riaccensione della macchina sono tali da eliminare qualsiasi dubbio sull'esito del viaggio.

Dopo aver inutilmente chiamato mezzo mondo per l'attuazione del piano B di Hilaire e constatato che nessuno verrà in nostro soccorso per lo meno stasera, e dopo aver appreso che i responsabili IKEA non vogliono che la lasciamo la notte nel parcheggio recintato (nel caso che invece dei loro pezzi la macchina contenga sacchi e sacchi di fertilizzante pronto per esplodere, suppongo) riusciamo con frustate e invettive a spostare la povera bestia da carico davanti al cancello d'ingresso in modo che sia nel raggio di portata delle videocamere di sorveglianza del magazzino, e dopo aver spostato la roba dal tetto all'interno del van ci avviamo per la fase del piano C. Il ritorno a casa con la coda fra le gambe.

Non vi tedierò con i dettagli dell'odissea che ci ha visto chiamare taxi che sarebbero arrivati troppo tardi per permetterci di prendere l'ultima SITA per Poppi, optando per plebeo autobus e corsa forsennata a piedi nella speranza di intercettare la corriera sui viali. Corsa che ci ha condotto fino alla stazione alla fine dove la corriera è risultata essere già partita. (Credo che la corriera e tutti i suoi passeggeri si sia volatilizzata come un aereo nel triangolo delle Bermuda perchè noi che correvamo sul suo percorso almeno 5 minuti prima della partenza non l'abbiamo incrociata). In stazione abbiamo preso un treno per Arezzo che da cartellone doveva arrivare 3 minuti dopo l'ultima corriera per Poppi e quindi vinti dal tempo che inesorabilmente ci vedeva perdere tutti i mezzi per pochi istanti, ci siamo attaccati ai cellulari per chiedere aiuto a chi ci vuole bene!

Il vento della buona sorte è girato a nostro favore ad Arezzo quando il treno è arrivato stranamente prima e siamo saliti in corriera, trionfanti e sollevati, dopo di che è stato trovato un amico disposto a darci il camion per il giorno dopo, e arrivati a Poppi, dopo esserci rianimati con 3.5 birrozze e 2 pizze ho accompagnato il giovine a casa per riconvenire il giorno dopo e rifare il tutto un'altra volta. Cosa che stavolta è andata tutta liscia, forse per la presenza di Skip, forse perchè era solo un'altro giorno o forse perchè eravamo già stati umiliati a sufficienza.

Ora l'armadio giace in cantina a riposarsi prima della prossima avventura che vede i nostri prodi smontare quello vecchio che pende come la Torre di Pisa per rimontarlo in garage e montare il nuovo in casa.
L'ilare Hilario prevede un giorno di lavoro al ritmo di birra e formaggio Ceddar che ci è appena arrivato dall'Inghilterra - io mi auguro semplicemente che vada tutto liscio e che ci siano tutti i pezzi giusti e non danneggiati.

Prologo: Il povero van semi-morto verrà raccolto dal carro attrezzi Lunedì. Se gli va bene verrà riparato dal concessionario e rivenduto a qualche altro sfortunato (siete avvisati - evitate i van Renault verdi a tutti i costi) se invece gli va male finirà o in Romania dove qualche sfortunato del posto continuerà la saga oppure verrà sezionato per i pezzi.
Hilaire spera che la banca gli conceda il mutuo per comprare lo Scudo che gli permetterà di lavorare come falegname e montatore di pavimenti.
Per quanto riguarda me, non vedo l'ora di avere l'armadio pronto per togliere la roba dalle scatole e organizzarmi! Evviva!


sabato 19 settembre 2009


Farà sicuramente piacere a tutti sapere che anche oggi, 19 settembre, san Gennaro ha fatto il suo miracolo.

Il miracolo di san Gennaro consiste nel fatto che tre volte all'anno (maggio, settembre e dicembre) il sangue del santo, fortunosamente raccolto in due ampolle da una devota, al tempo del suo martirio, si scioglie, cosa che viene cosiderata di buon auspicio per la città di Napoli e per i napoletani.

La Chiesa ufficialmente non considera l'evento un vero miracolo, ma un fatto "mirabolante" ritenuto prodigioso dalla tradizione popolare. Pregherei gli addetti ai lavori di spiegare la differenza, io non la so.

Altra cosa che vorrei che qualcuno spiegasse (un redattore di Repubblica?) è il titolo in cronaca di Napoli di stamattina: San Gennaro, miracolo atteso alle 11. Atteso alle 11? Cioè oltre al giorno fisso, ora c'è anche un orario stabilito. Va bè.

Non vorrei apparire poco rispettosa, per carità. Credenti e non credenti, a san Gennaro vogliamo tutti un pò di bene. Come tante cose di questa città è diventato piuttosto familiare anche ai non napoletani grazie a film, tifoseria calcistica, gioco del lotto, canzoni, perfino (Gennaro, perdonaci!)

barzellette. Quando con il Concilio Vaticano secondo si vollero depennare alcuni santi, tra cui san Gennaro, la resistenza di devoti napoletani fu tale che si decise di conservare la tradizione.

Però. C'è un però, e, Gennaro, te lo voglio dire con affetto sincero.

Ma com'è che il miracolo avviene sempre, ma proprio sempre (che io sappia solo nel maggio del 1976 il sangue non si sciolse)?

Gennaro, guardati intorno: ma sei davvero convinto che ce lo meritiamo questo miracolo "di buon auspicio"? Per rimanere a Napoli, non potevi per esempio evitare di sciogliere il sangue quando c'erano cumuli di spazzatura alti fino ai primi piani delle case? O quando ci sono stati i più efferati delitti di camorra? O quando il politico di turno è stato coinvolto nello scandalo del giorno? Se in qualcuna di queste occasioni, il 19 settembre (la data ritenuta più importante) non avessi sciolto il sangue, neanche con le cannonate, bè sarebbe stato davvero un segnale forte, mediaticamente di grande efficacia. Più di cento Porta A Porta di Bruno Vespa.

Insomma, pensaci. E se potessi allargare il tuo prestigio a tutto il paese, la prossima volta dai un'occhiata ai giornali prima di sciogliere con tanta puntualità, fai capire a chi di dovere che le cose non vanno poi tanto bene.

Il potere ce l'hai, Gennaro, con tutto il rispetto.


giovedì 3 settembre 2009

Lego


Si, Lego, non leggo voce del verbo leggere. Il Lego, quel geniale gioco fatto di mattoncini, porticine, finestrine, tegole, comignoli, recinti, cancelletti etc. etc. Insieme al piccolo chimico, il piccolo elettricista (e qui immagino che qualcuno riderà a crepapelle) e ai libri di esplorazione erano i miei passatempi preferiti di quando ero piccola (ma QUANDO ero piccola?).

Mi è venuto in mente mentre scrivevo una mail, e sono stata folgorata. Tema: montare e rimontare i pezzi di comportamenti, pensieri, certezze acquisite di una vita, come una casetta del Lego. Se penso alla mia concentrazione, al desiderio di immaginare, inventare e poi costruire, mettendo uno sull'altro i mattoncini, lasciando gli spazi per le finestre, per le porte, creando piante di case irregolari ma "compiute", per poi felicemente arrivare al tetto, cioè alla conclusione, non posso non fare un parallelo con il mio vivere. Una continua ricerca del mattoncino giusto (quello da quattro? quello da sei? quello a "L"?), e, se manca, modificare il progetto, comunque andare avanti, fino al tetto. Le confezioni di Lego che avevo non erano infinite, certe volte succedeva che il progetto era troppo ambizioso (case a più piani, un sacco di finestre) e in corso d'opera mi rendevo conto che mancavano i pezzi necessari. Ecco, è un po' quello che succede nella vita, mancano i pezzi necessari. Ti pare di non poter andare avanti, di non riuscire ad arrivare al tetto. Certe volte tocca smontare e rimontare con più criterio. Certe volte è meglio, se possibile, starsene un po' da soli (anche il Lego è un gioco "in solitaria") per smontare un po' di pezzi e provare a rimetterli in un altro modo.

Che poi è il motivo per cui i giochi Lego che sono venuti dopo (quelli di quando mio figlio era piccolo) non mi sono mai piaciuti : era già tutto prestabilito, c'era l'immagine, per lo più astronavi e cose del genere, di quello che dovevi costruire e l'unica abilità, senza fantasia e senza rischio, era quella di seguire le indicazioni. Insomma, il parallelo con la vita manca, magari dovessimo solo seguire le indicazioni per avere risultati soddisfacenti.



mercoledì 2 settembre 2009

E SE NON TI PIACCIONO LE NOTIZIE ESCI E FANNE DI TUE

"and if you don't like the news, go out and make some yourself"

...era il motto di chiusura delle News di una stazione radio Californiana, che mi è sempre piaciuto. Perché stimola la gente a muovere il culo e far succedere la storia, anche se spicciola. Perché dà potere all'ascoltatore, rivolgendo l'azione su di lui che da passivo diventa attivo, il fattore delle notizie...insomma avete capito, no?!

Lo stesso che ha fatto Melinda scuotendomi il tappeto di sotto le mele e forzandomi a postare perchè i pesciolini sennò chi li nutre?

(Ma voi che siete iscritti a ricevere la mail del blog, ci andate mai al sito a nutrire i pesciolini? No perchè li vedo un pò dimagriti.... )

Insomma mi dicevo che diamine, mica ce l'ho delle notizie da scrivere, delle notizie-Notizie, con la N maiuscola ma poi non è che io abbia mai avuto grandi problemi a scrivere di niente, a trovare qualcosa di banale con cui logorroicamente tediare il prossimo (un prossimo che magari non ha tempo di leggere le mie masturbazioni mentali). Testimone la corrispondenza che da anni tengo con mia suocera, che poverina, ha poco da raccontare oltre all'occasionale pasto fuori per compleanno, quello che fanno le figlie e i nipoti e le visite in ospedale. Per cui sta a me dipingerle la vita di rosa con le mie elucubrazione su tutto e niente, per cui il muscolo del cazzeggio ce l'ho ben tonificato!

Una notizia per esempio è che ho ritrovato un'amica tedesca che non sentivo da anni. Incredibile come in un modo o nell'altro con buchi di anni in mezzo ci siamo sempre tenuto in contatto. O meglio ritrovate dopo perse. L'ultima volta ci siamo viste all'aeroporto di Monaco dove avevamo una sosta di 2 ore. Ma non so che lingua parlare con lei perchè non conosco il tedesco, lei chissà quant'è che non parla Italiano, e non ricordo come stia con l'Inglese...

Altra notizia, mamma si è tolta i tubi.
Evviva!
Ci è voluta una giornata in ospedale, in attesa che il primario che l'ha operata finisse con le operazioni del giorno, perchè così come l'aveva aperta la voleva chiudere. Quindi attendi attendi, il santo Pinto di Amalfi, il chirurgo più simpatico e umano che conosca, ha avuto la gentilezza di trovarle un letto dove stare più comoda nell'attesa. Cosa che ci ha spaventato entrambe. Vederla tornare in ospedale per me. Tornare sul letto d'ospedale per lei. Temevo che la tenessero lì e che piano piano mi si appassisse e ritornasse malata, dopo tutta la fatica che ho fatto e faccio per tenerla su, come un palloncino che uno gonfia a forza di polmoni. Quando l'hanno messa in abito verde da chirurgia mi sono sentita morire - per non parlare di lei che mi guardava con espressione di semi-panico - ma ho fatto la grossa per suo beneficio anche se volevo prenderla e scappare. E' risultata solo una mossa astuta da parte del personale che non riuscendo a far uscire il chirurgo dalla chirurgia a pensato bene di portare lì mamma per essere a portata di mano per "lo strappetto dei tubi" fra un'operazione e l'altra....Maometto va alla Montagna quindi.
Insomma ora siamo decisamente fuori da tutta la parte meccanica dell'operazione, si tratta di riprendere forze e tornare normali se si può. Penso a Titina che ha appena iniziato la trafila... e la invito a contattarmi se vuole precisazioni...o piangermi sulla spalla.

Altre notizie: se ne sono andati via tutti. Gli Inglesi di Ferale, gli Olandesi di Colombaione, i Neozelandesi/Argentini del matrimonio. Hilaire quite contraire è sparito in nuvole di trucioli e schegge, e spero riemerga prossimamente su questi schermi. Fra una settimana dovrebbe tornare il contingente Britannico residente, reduce dall'estate passata in barca nell'Egeo, una "fatica" che si devono "accollare" per mantenere lo status necessario per pagare le tasse britanniche e non italiane (loro che possono). Poveri loro, in barca tutta l'estate. (.-) mezzo sorriso mezza faccia!

Sto facendo una traduzione per un libro che verrà pubblicato dal Centro di Fotografia di Bibbiena. E' un volontariato che mi sono guadagnata avendo due lavori nell'ultima mostra.... o è il contrario?
L'intervista con questa fotografa era facile. Ma vi prego se mai dovessi essere intervistata, se mai dovessi diventare una persona famosa per i 12 minuti profetizzati da Warhol, dovete fare di tutto per ricordarmi di non "spiegare" il mio lavoro, di non mettermi a raccontare le avventure della mia vita con la sola intenzione di farmi bella agli occhi di chi legge/o vede. Vi prego di aiutarmi a mantenermi onesta. Mi vergognerei come una ladra altrimenti, se dovessi constatare di essere caduta nel tranello come tanti altri che assumono un tono saputello, solo perchè qualcuno li mette sotto il faretto.


"La mia passione per l'arte era molto forte, dipingevo, fotografavo, scolpivo, leggevo libri di arte
(lo dice due volte questo)*.
Poi la vita mi portò a fare il liceo scientifico e l'SEF, ho sempre fatto molto movimento.
Finiti gli studi, vinse la mia passione per l'arte, decisi di fare la fotografa."
(**NdT - come volevo scriverlo questo, Nota del Traduttore!)

So blasé, so cool.....so insincere

Se anche fosse la storia della mia vita (e a parte l'ISEF potrebbe benissimo esserlo) fatemi mentire, fatemi essere una sfinge come Dylan - Bob dico lui quello della risposta non risposta, quello che faceva domande apparentemente stupide al giornalista che gli faceva domande ovviamente stupide. Vi prego siate clementi non fatemi prendere troppo seriamente.

Tra l'altro mi sto ascoltanto un BOB più recente, non l'uomo Tamburino (che palle!) ma l'uomo che canta di Tweedle Dee & Tweedle Dum su Love and Theft che è un album di estrema leggerezza e umorismo (la canzone si ispira ai gemelli di Alice nello Specchio di Carroll)

Well, the rain beating down on my windowpane
I got love for you and it's all in vain
Brains in the pot, they're beginning to boil
They're dripping with garlic and olive oil

Tweedle-dee Dee - he's on his hands and his knees
Saying, "Throw me somethin', Mister, please."
"What's good for you is good for me,"
Says Tweedle-dee Dum to Tweedle-dee Dee

Beh insomma, devo ammettere che BOB è grande specie ora che è vecchio. Perché quando si è giovani si fa presto ad essere freschi, innovativi, cool. Ma mantenere un'integrità come ha fatto lui, per tutti questi anni rimanendo fedele a se stesso, non è facile. Non lo è per niente neanche quando non sei nessuno, immaginiamoci come dev'essere per chi è un mito. E lo è, anche per me a cui piace contro la mia volontà.

oh basta ora posto.