giovedì 3 settembre 2009

Lego


Si, Lego, non leggo voce del verbo leggere. Il Lego, quel geniale gioco fatto di mattoncini, porticine, finestrine, tegole, comignoli, recinti, cancelletti etc. etc. Insieme al piccolo chimico, il piccolo elettricista (e qui immagino che qualcuno riderà a crepapelle) e ai libri di esplorazione erano i miei passatempi preferiti di quando ero piccola (ma QUANDO ero piccola?).

Mi è venuto in mente mentre scrivevo una mail, e sono stata folgorata. Tema: montare e rimontare i pezzi di comportamenti, pensieri, certezze acquisite di una vita, come una casetta del Lego. Se penso alla mia concentrazione, al desiderio di immaginare, inventare e poi costruire, mettendo uno sull'altro i mattoncini, lasciando gli spazi per le finestre, per le porte, creando piante di case irregolari ma "compiute", per poi felicemente arrivare al tetto, cioè alla conclusione, non posso non fare un parallelo con il mio vivere. Una continua ricerca del mattoncino giusto (quello da quattro? quello da sei? quello a "L"?), e, se manca, modificare il progetto, comunque andare avanti, fino al tetto. Le confezioni di Lego che avevo non erano infinite, certe volte succedeva che il progetto era troppo ambizioso (case a più piani, un sacco di finestre) e in corso d'opera mi rendevo conto che mancavano i pezzi necessari. Ecco, è un po' quello che succede nella vita, mancano i pezzi necessari. Ti pare di non poter andare avanti, di non riuscire ad arrivare al tetto. Certe volte tocca smontare e rimontare con più criterio. Certe volte è meglio, se possibile, starsene un po' da soli (anche il Lego è un gioco "in solitaria") per smontare un po' di pezzi e provare a rimetterli in un altro modo.

Che poi è il motivo per cui i giochi Lego che sono venuti dopo (quelli di quando mio figlio era piccolo) non mi sono mai piaciuti : era già tutto prestabilito, c'era l'immagine, per lo più astronavi e cose del genere, di quello che dovevi costruire e l'unica abilità, senza fantasia e senza rischio, era quella di seguire le indicazioni. Insomma, il parallelo con la vita manca, magari dovessimo solo seguire le indicazioni per avere risultati soddisfacenti.



5 commenti:

ignominia ha detto...

sipperò dopo "gli albori" del LEgo ci avevi le finestre e le porte che giravano sui cardini, dettagli e raffinatezze che quando arrivarono -e ero già cresciuta- ho guardato vogliosa con profonda nostalgia perchè offrivano opzioni tecniche che io potevo solo sognare al tempo. Un'occasione perduta di una vita diversa ecco. Dopo hai ragione, è diventato troppo controllato, abile operazione di marketing quella, ma chi come mio nipote ha una scatola grande quanto una bara piena di pezzi, ci pensi le possibilità che ha oltre alle nostre? Mia sorella faceva soprattutto i recinti per poi giocarci alla fattoria con gli animali di cui avevamo uno zoo. Forse nella suo modo di giocare si intravedeva già il suo modo di vivere?
Mi piace che usi il lego come chiave di lettura, metafora di un modo di vivere, brillante! Il piccolo elettricista? Eccerto che rido a crepapelle, chiamo te quando ho problemi all'impianto? Confesso che invece di bambole io amavo i giochi costruttivi, e in carenza di blocchetti a L o da 4 e 6 costruivo rifugi e igloo utilizzando lo stendino per i panni (quando vuoto) e le coperte o con gli ombrelli aperti nei quali mi rintanavo intrecciandomi attorno a manici e strutture per leggere in pace alla luce di una lampadina portata fin lì mentre mia sorella che aveva ben altri progetti per la costruzione mi scardassava con il ritmico: giochiano? ...giochiamo eh? giochiamo, eh? ...

Melinda ha detto...

Ho letto più volte il "pezzo" e siccome non riesce a penetrare nella mia mente... mi sa che dici cose più che giuste e che mi riguardano da vicino. Ho sempre ritenuto importanti quegli scoppi di buio che certe immagini, frasi, discorsi mi provocavano: se qualcosa accadeva voleva dire che rano stati toccati tasti importanti. Mentre mi accingo ad un'altra lettura, saluto.

Melinda ha detto...

Ps: i pesci hanno già mangiato

titina ha detto...

la prossima volta che vengo ci vediamo anche con ignominia e facciamo una seduta di autocoscienza sul Lego.
non leggere troppo.

ignominia ha detto...

Titì, te devi leggere il blog id Meli, è da schiantare!
Meli, me fai morì! e ti ringrazio di aver nutrito i pescetti, men'ero dimenticata!
ooops!