domenica 20 settembre 2009

AVVENTURE DI UN ARMADIO, DI UN VAN E DI UN IRLANDESE


mi viene da cantare quella canzone che fa... "ed io tra di voi se non parlo mai.. ". L'avete presente?
Sì perchè 'sto blog lo sto trascurando e sta diventando un monologo duetto fra ME(Linda) e TI(Tina) -anche se la prima commenta soltanto postando esclusivamente sul suo - la snob!

Le ragioni del trascuro sono varie.
La prima la traduzione per il libro della FIAF che verrà presentato il prossimo weekend a Bibbiena; traduzione che pareva semplice e limitata ma che si è fatta allucinantemente più complessa sia in stile * che in lunghezza visto che i pezzi si sono scissi e moltiplicati come le cellule del nostro corpo, prendendomi una settimana buona di lavoro che, seppure mi abbia dato soddisfazione completare in modo soddisfacente sia per me che per chi la commissionava, non mi ha reso più ricca di un centesimo.

*( qui edito notevolmente il mio lunghissimo "ranting" in merito a coloro che non scrivono come parlano, pensano che più si è oscuri e più si sembra colti e che invece di parafrasare in parole loro i testi a cui si inspirano quotano per paragrafi e paragrafi i testi di scrittori che adoperano termini inventati come "cosmifugo" o frasi come "fu sostituita la morale della verticalità eroica e impietosa" che di per sè non significa niente [ve lo confermo dopo aver ottenuto una spiegazione via email]. Colui che l'ha quotata avrebbe reso la mia vita (e quella del lettore) più facile se avesse riscritto il concetto con le sue parole e non voglio nemmeno entrare in argomento su quanto sia etico firmare un articolo di cui il 90% è scritto da altri).

La seconda cosa che mi ha reso "assente sul blog" è stata la finalizzazione dell'acquisto e ciò che ne deriva del benedetto armadio che avevo progettato con i cataloghi di IKEA ma che avevo lasciato in fase progettuale per 3 anni (non scherzo!). Quindi ritrovati i vecchi disegni e aggiornata la lista delle cose da comprare mi sono accordata con un amico " furgonato" per andare a prendere la roba che poi lui mi aiuterà a montare. Questo già di per sè sarebbe stato impegnativo se non fosse che il caro Hilarius abbia una sfiga della miseria di questi tempi.
Diciamo che quello che è successo era prevedibile tanto che mi ero preparata psicologicamente per ciò che poi è puntualmente avvenuto. Diciamo anche che la parte (uffa!) di me che cerca di trovare sempre il lato positivo di qualsiasi accaduto anche il più antipatico, in questo caso ha trovato che la morale della storia è quella che la gente fa di tutto convincersi che si possa controllare il fato certa che tale fato, destino, o come lo vogliamo chiamare gli "debba" un esito positivo dopo tante batoste. Questa convinzione che ci spinge a giocare d'azzardo" quando le situazioni sono chiaramente a nostro svantaggio e affascinante e allo stesso fa cadere le braccia quando si vede che certa gente non vuole ammettere che "shit happens" again and again: non c'è riscatto che ci è dovuto e siamo in preda ai marosi.

Dunque, il van di Hilaire si era già rotto 2 volte; lasciando il poverino a piedi con la famiglia in visita dall'Irlanda una volta e, facendolo ritardare ad un pranzo dove era ospite un'altra: insomma la premessa è che lui sapeva bene che il cambio era ormai diventato un macina ingranaggi.
Io non avevo urgenza e avevo suggerito che potevamo fare questo viaggio fra 10 giorni quando arrivava il nuovo furgone.. ma lui andava ad Ikea per due clienti Venerdì e quindi era l'occasione buona per aggiungere ai loro ordini anche il mio e che non mi preoccupassi che aveva un piano B.
Quindi con la Sita e col bus l'ho raggiunto all'IKEA, ho fatto il mio shopping e alle 17 (inizio ora di punta) abbiamo caricato le parti del mio armadio di 3 metri per 2,50 con tutti i componenti e i suoi 11 scaffali e mobiletti vari (quindi un peso da non dire ) all'interno e sul tetto del van. Notare che entrambi eravamo bloccati nei nostri sedili dalle ante dei mobili che entravano nel van solo se messe di taglio per tutta la lunghezza del veicolo fra i sedili anteriori e le portiere. Eravamo in una botte di ferro se un'altra macchina incidente ci entrava nelle fiancate ma se per caso cappottavamo o la macchina prendeva fuoco noi lì rimanevamo, carne in scatola o spiedini alla griglia).

Partiamo, Lui inserisce la marcia e dal cambio escono suoni tali da sembrare che il cambio stia cercando di rigettare gli ingranaggi. Riusciamo a inserire la prima ma per la seconda e la terza pare di rigirare la polenta se non fosse che dal suono emesso sotto i nostri piedi pare che una grossa parte di ferro voglia andare per conto suo a fare shopping da altre parti. Con senso di colpa equivalente a quello di un torturatore con coscienza mi domando con ansia se sia possibile venir impalati dai pezzi che protestano se questi decidessero di uscire esplosivamente dai loro ingranaggi.

Hilaire fa: "mi sa che hai ragione ed è meglio fare l'autostrada invece che la Consuma." (you THINK?)

Fra i gemiti e le urla disperate della macchina riusciamo ad arrivare al deposito per caricare a altri due pezzi - con molto ottimismo e incoscienza è ovvio- e Hilaire riesce a fare retromarcia nel parcheggio

Hilaire dice: "beh possiamo tornare a retromarcia per lo meno."
Peccato che abbia parcheggiato in modo che possa uscire solo in avanti.

Rimasta murata viva nel van mentre lui va a prendere il "colpo di grazia" faccio due chiacchiere accorate con il veicolo che ci deve portare a casa. Le dico che è una brava macchina e che dovrebbe finire la sua vita in bellezza con un atto di generosità a sacrificio personale che la renderà eroica agli occhi di chi la ricordano , con ammirazione e nostalgia, una volta che lei sarà finita nell'inevitabile compattatore della sua reincarnazione.
La devo aver spaventata perchè le grida che emette dopo la riaccensione della macchina sono tali da eliminare qualsiasi dubbio sull'esito del viaggio.

Dopo aver inutilmente chiamato mezzo mondo per l'attuazione del piano B di Hilaire e constatato che nessuno verrà in nostro soccorso per lo meno stasera, e dopo aver appreso che i responsabili IKEA non vogliono che la lasciamo la notte nel parcheggio recintato (nel caso che invece dei loro pezzi la macchina contenga sacchi e sacchi di fertilizzante pronto per esplodere, suppongo) riusciamo con frustate e invettive a spostare la povera bestia da carico davanti al cancello d'ingresso in modo che sia nel raggio di portata delle videocamere di sorveglianza del magazzino, e dopo aver spostato la roba dal tetto all'interno del van ci avviamo per la fase del piano C. Il ritorno a casa con la coda fra le gambe.

Non vi tedierò con i dettagli dell'odissea che ci ha visto chiamare taxi che sarebbero arrivati troppo tardi per permetterci di prendere l'ultima SITA per Poppi, optando per plebeo autobus e corsa forsennata a piedi nella speranza di intercettare la corriera sui viali. Corsa che ci ha condotto fino alla stazione alla fine dove la corriera è risultata essere già partita. (Credo che la corriera e tutti i suoi passeggeri si sia volatilizzata come un aereo nel triangolo delle Bermuda perchè noi che correvamo sul suo percorso almeno 5 minuti prima della partenza non l'abbiamo incrociata). In stazione abbiamo preso un treno per Arezzo che da cartellone doveva arrivare 3 minuti dopo l'ultima corriera per Poppi e quindi vinti dal tempo che inesorabilmente ci vedeva perdere tutti i mezzi per pochi istanti, ci siamo attaccati ai cellulari per chiedere aiuto a chi ci vuole bene!

Il vento della buona sorte è girato a nostro favore ad Arezzo quando il treno è arrivato stranamente prima e siamo saliti in corriera, trionfanti e sollevati, dopo di che è stato trovato un amico disposto a darci il camion per il giorno dopo, e arrivati a Poppi, dopo esserci rianimati con 3.5 birrozze e 2 pizze ho accompagnato il giovine a casa per riconvenire il giorno dopo e rifare il tutto un'altra volta. Cosa che stavolta è andata tutta liscia, forse per la presenza di Skip, forse perchè era solo un'altro giorno o forse perchè eravamo già stati umiliati a sufficienza.

Ora l'armadio giace in cantina a riposarsi prima della prossima avventura che vede i nostri prodi smontare quello vecchio che pende come la Torre di Pisa per rimontarlo in garage e montare il nuovo in casa.
L'ilare Hilario prevede un giorno di lavoro al ritmo di birra e formaggio Ceddar che ci è appena arrivato dall'Inghilterra - io mi auguro semplicemente che vada tutto liscio e che ci siano tutti i pezzi giusti e non danneggiati.

Prologo: Il povero van semi-morto verrà raccolto dal carro attrezzi Lunedì. Se gli va bene verrà riparato dal concessionario e rivenduto a qualche altro sfortunato (siete avvisati - evitate i van Renault verdi a tutti i costi) se invece gli va male finirà o in Romania dove qualche sfortunato del posto continuerà la saga oppure verrà sezionato per i pezzi.
Hilaire spera che la banca gli conceda il mutuo per comprare lo Scudo che gli permetterà di lavorare come falegname e montatore di pavimenti.
Per quanto riguarda me, non vedo l'ora di avere l'armadio pronto per togliere la roba dalle scatole e organizzarmi! Evviva!


3 commenti:

titina ha detto...

Dalla cronistoria della morte annunciata di un van faccio mia, con entusiasmo, la profondità filosofica di "shit happens, again and again". Mirabile sintesi che è talmente colorita e concisa che quasi aiuta ad accettare ogni tipo di contrarietà con un'alzata di spalle. Ma non ci hai detto come si chiama l'armadio, perchè essendo di provenienza ikeana ha sicuramente un nome: Vinstra, Aspelund, Leksvik..
Spero che organizziate un party di addio per il vecchio fedele guardaroba.

ignominia ha detto...

HA UN NOME BELLISSIMO : PAX
e il vecchio guardaroba si trasferisce solo in garage.... niente viene buttato via o abbandonato, tutto si ricicla e viene utilizzato, again and again... :-)
N

Melinda ha detto...

Pax, poi lo guardo.
Meno male che non mi hai proposto di venire con te all'IKEA. E pensare che ne avevo bisogno...
Vedi che anche tu parli con gli oggetti e le cose? Meno male, pensavo di essere solo...