sabato 29 agosto 2009

TROUBLE THE WATER E LA VIA DEL SUBCONSCIO

per non essere da meno e mantenere un minimo la mia presenza in questo mio blog, bisogna che faccia "una postatina" e marchi il territorio come un cane.

Quindi eccomi qui, con 1000 cose da dire ma dubitando che una sia abbastanza interessante da pubblicare.
Si perchè vorrei davvero non essere di quelle che parla del più e del meno, come la divertentissima Estranjera sul suo blog di oggi, che mi piace e diverte ma che so di non poter imitare con successo.
Uno deve rimanere fedele a se stesso - o al suo personaggio - anche se a volte sarebbe meglio riuscire un po' a svagarsi con la "persona artistica" di un altro.
Per cui mi rimbocco le maniche e rientro nel mio personaggio logoro e usato che qualcuno ha definito "great, but only in small doses" e quindi un po' "troppo" per una dose giornaliera.

Non mi sto tirando giù credete, sono realista e accetto i commenti e le critiche, alcune, o le definizioni, alcune, che mi permettono di vedermi da fuori...

Ma dove sto andando a parare? Non lo so, conto molto sul mio subconscio, lui sa sempre dove sto andando anche se io non lo vedo chiaramente, se ho pazienza prima o poi me lo rivela.

Eravamo partiti con il bisogno di dire la mia in questo Mènage à trois che è diventato questo blog, laddove la presenza di Titina come postatrice di pagina principale sta diventando cosa visibile e gradita, mentre quella di Melinda, che si offre solo nascosta tra le quinte dei commenti, seppur comunque gradito, non è altrettanto apprezzabile in pieno da coloro che ricevono il blog via mail. Per cui se volete capire di più di Melinda la potete leggere più estesamente sul suo blog CIGS 2008.

Ok ora che ho fatto la debita pubblicità sono di nuovo a cercare di capire che cosa sono venuta a scrivere.

Ah ora capisco dove mi portava il subconscio. Al film Trouble the water un documentario sull'uragano Katrina visionato questo pomeriggio. Vabbè vabbè, lo so, è una notizia vecchia, ma dopo aver visto il film è come se l'uragano si fosse abbattuto qui sotto stanotte. Non solo, ma è come se avessi rivissuto da adulta tutta una serie di emozioni che non ho, per mancanza di maturità al tempo, potuto provare in pieno nel 69 66 per l'alluvione di Firenze.*

Dove ero presente in prima persona, ad appena 11 8 anni.

Il film, nominato per un Oscar e vari altri premi, con tutta probabilità è passato sotto l'orizzonte cinematografico italiano, visto che:

1 ) I documentari sono pressoché inesistenti nelle sale cinematografiche - un peccato perchè ce ne sono a bizzeffe prodotti da artisti indipendenti e non solo dall'History Channel or dal National Geographic.

2) Trattandosi di argomento di cronaca che una volta che è passato non interessa più a nessuno, una volta che il film sarà arrivato a fama tale da venir distribuito non sarà stato richiesto da nessun cinema, neanche di quelli d'essai.

3) Anche in Inglese ci sono i sotto titoli e non abbastanza da capire tutto quello che viene detto. Vi assicuro che è quasi incomprensibile da capire in versione originale, quindi non so come possano aver fatto a doppiarlo o a sottotitolarlo e rendere la parlata nera New Orleans in modo tale da non perdere il sapore di sale, sudore, bile e morte che si ha vedendo il film.

Nel mio caso si aggiunge un riflusso di nafta e prodotti chimici che sono tipiche essenze dell'Alluvione e che non mancano mai di tornare a galla quando si parla di allora.

oops per qualche ragione questo blog si è autopubblicato - scuse a chi finirà per ricevere due mail con il blog : prima e dopo.

Vedo quindi le immagini della devastazione in Luisiana nell'ottica del mio ricordo, che riaccende delle memorie ataviche e seppellite.... ma non è questa la storia che il mio subconscio voleva raccontare.

Dunque, in breve, i due autori del documentario seguono un marito e moglie, Kim e Scott Roberts che hanno già filmato buona parte della loro esperienza durante l'uragano. Kim ha un istinto naturale per il giornalismo, passeggia per il suo quartiere mentre la gente fa i bagagli per andarsene, mentre lei commenta, saluta, intervista e racconta di non avere i soldi o la macchina per farlo. Seguono immagini notturne di acqua che si alza, di persone che trovano rifugio nell'attico o sotto il tetto, inframmezzate dal loro arrivo a New Orleans 2 settimane dopo l'alluvione. Vediamo mentre uno di loro è immerso nell'acqua del mezzo al crocicchio in strada lì per cercare di acchiappare la gente portata via dalla corrente o che traghetta a spalla qualcuno da una casa a un'altra. Dopo varie immagini dei rifugiati accampati ovunque, della miseria dei sopravvissuti abbandonati a se stessi, dello sfacelo immondo che un'umanità disperata crea inevitabilmente tutto intorno a sè nel tentativo di sopravvivere, li vediamo arrivare alla base militare in fase di chiusura che si trova a 10 blocchi da casa loro, dove vengono intimati di andarsene con mitra spianati, loro e la folla che li accompagna che sperava di poter utilizzare i 200 posti letto vuoti che ci sono nella base. Il loro governo li rifiuta, li rinnega e loro non si incazzano nemmeno. La cosa che mi sconvolge emotivamente è che questi due, che non hanno niente, che sono stati traditi insieme alle masse dal loro governo, dalla loro America, non hanno nessun astio.
Notare che lei ha un passato difficile e lui era un venditore di droga. Si scopre dopo che lei è l'autrice della cicatrice che va dalla bocca all'orecchio di lui e si capisce che ne hanno passate di belle anche prima dell'arrivo dell Uragano. Ma questa loro vita difficile non gli fornisce la rabbia per odiare. Non solo ma questi due da questa esperienza hanno trovato uno scalino per uscire dalla loro merda. Non perchè la FEMA gli offre 2000 dollari di ricompensa che non arriva mai, ma perchè questa è stata un'opportunità per trascendere la loro mortalità e la loro piccolezza. Lui scopre il profumo del truciolato di legno e del lavoro come carpentiere e lei mette su una piccola casa di produzione per le sue canzoni Rap. E lo fanno tornando a New Orleans dove non hanno niente ma hanno la gente che li conosce.

Ecco il miracolo quindi, quel fenomeno che mi prova che c'è di più là fuori della miseria che vediamo e proviamo ogni giorno, chi più e chi meno, chi materialmente chi spiritualmente. Quello per cui vale la pena di vivere per dirla brevemente, anche quando si sa che non c'è ragione logica di farlo, non c'è un senso per farlo e lo si è sempre saputo.
Ed è questo che ci permette di andare avanti quando siamo logori e usati, e un po' troppo intensi per la gestione di ogni giorno...

*(correzione grazie a RP)

6 commenti:

titina ha detto...

Un post che si autopubblica! E' il blog che sta prendendo coscienza e vuole vivere di vita propria? Vedi Hal 9000 di 2001 Odissea nello spazio.
Bene dopo questa dotta citazione vorrei dire che un argomento vecchio, ma di questa portata, non è "vecchio" ma è direttamente "storia", quindi grazie per averci raccontato una cosa che forse, per i motivi che tu stesso ci dici, non avremo occasione di vedere!

Melinda ha detto...

Ancora grazie per la pubblicità. Anche se dopo questo post così ben fatto non credo che reggeranno a più di due righe da me. Bella la descrizione del documentario e il riferimento a discorsi già fatti riguardanti la mancanza di documentari nelle nostre sale e delle belle inchieste giornalistiche fatte da giornalisti veri, non i soliti scribacchini di cui, purtroppo, siamo circondati. E' come se si fosse perso un modo di fare informazione... Peccato.
Ma si sa bene che tutto cambia e si trasforma. Forse a noi è toccata un epoca un po' più... buia? .... strana?... superficiale?

Melinda ha detto...

Ciao, non ho trovato novità ma intanto ho dato da mangiare ai pesci. Fatto bene?

ignominia ha detto...

hai fatto benissimo, hai letto il mio comment sul tuo BLog? Cercavi novità? c'è poco ma se vuoi le posto!

Melinda ha detto...

Volentieri. Letto e ringrazio per le parole: So che mi sei vicina anche se non ci vediamo, e di cose da fare ne hai. A cena? perché no! Ma non so se ce la facciamo prima della partenza: non ho l'auto fino a domani sera ma c'ho già un impegno. poi non so. Altrimenti facciamo dopo così ti porto un po' di pesto di pistacchi e ci strafoghiamo. XX

ignominia ha detto...

questo blog funge da messaggistica interna in sostituzione della mail - che comunque arriva per mail...ok dicci quando torni che magari invitiamo Titina (anche se lei non mi ha invitato a Napoli.... hint hint) a strafogarci con noi... in ogni caso se vuoi venire prima basta che chiami siamo sempre liberi per te. sto postando, se hai pazienza pubblico fra un pochino - stay tuned!