domenica 12 luglio 2009

città di mare con abitanti




Città di mare: Napoli, Neapolis, Partenope, o' paese do' sole, Gomorra...Come la vogliamo chiamare? E' sempre la stessa città, con i suoi diversi aspetti, ma ora tralascio quelli colti (la città greca, quella romana, quella del mito, quella delle varie dominazioni, quella dei Borbone. Molti non conoscono questi aspetti, sopratutto perchè non sono quelli che finiscono più frequentemente in cronaca. Poi quando vengono a conoscerla questa città tanto vituperata rimangono a bocca aperta, perchè non se l'aspettano proprio tutto quello che c'è da vedere. Ma era la capitale di un regno, basta sapere questo per immaginare il patrimonio artistico che, nonostante tutto, esiste ancora ed è anche piuttosto ben conservato) e tralascio, voglio ignorare, dimenticare per un momento, Gomorra, come ce l'ha fatta conoscere prima il libro poi anche il film, in tutto il suo doloroso squallore che appare irrecuperabile. Voglio dimenticare un momento anche la "monnezza" (trad. spazzatura), non ce n'è in questo periodo, al contrario dell'anno scorso quando tra primavera e estate ci fu l 'apice della crisi.
Insomma, parlo molto semplicemente di una domenica mattina di metà luglio, quieta, silenziosa. Molti sono fuori (Ischia, Capri, Procida, costiere sorrentina e amalfitana, se no barca..) moltissimi saranno negli stabilimenti balneari di Posillipo, quindi non li vedo e non li sento, molti ancora sul litorale domizio, nord di Napoli, quello dove la leggenda vuole che "ci si mette poco ad arrivare e perlomeno prendi un po' di sole". Lo ammetto, sono diventata molto schizzinosa e selettiva, ma moltissimo, la domenica mattina preferisco mille volte andare a prendermi un caffè al Gambrinus, storico caffè di piazza Trieste e Trento, comprarmi il giornale a piazza dei Martiri (sotto casa) e semmai, se non fa troppo caldo, come oggi che tutto sommato si sta bene e non c'è umidità, affacciarmi su via Partenope, altrimenti detto il lungomare. Allego fotografie per fare vedere quello che anche io vedo e che conosco ormai a memoria (anche questo posto è a pochi metri da casa).
Ecco, mi rendo conto che ci vuole un bel coraggio a andare anche solo a mettersi in costume sulla scogliera che corre lungo la strada, non parliamo poi di fare il bagno.. Però devo confessare che a me queste persone fanno simpatia, e per diversi motivi. Primo perchè non si possono permettere altro, ma di necessità fanno virtù. E' o non è estate? E' o non è una città di mare? (alla faccia di Anna Maria Ortese e del suo libro "Il mare non bagna Napoli") e il mare non è lì, a pochi passi, facilmente raggiungibile per chiunque? Verso le dieci si cominciano a vedere scendere lungo la direttrice via Chiaia-piazza dei Martiri- piazza Vittoria sopratutto ragazzi e ragazze con bermuda, prendisole, borse e zaini pieni di roba, qualcuno con un ombrellone. E madri con bambini più o meno piccoli, già molto abbronzati. E uomini soli, magari con l'asciugamano disinvoltamente buttato su una spalla e gli occhiali a specchio. E ancora gruppi di signore dell'est (ucraine, russe, rumene), e anche delle africane, con sgargianti pantaloni e magliette, e i capelli a treccine. Arrivati sugli scogli ognuno si sceglierà un posto, stenderà gli asciugamani per delineare il territorio occupato, tirerà fuori le bottiglie di acqua, magari un panino, un cappello, un giornale, una radiolina, un ventaglio per combattere il caldo, un ombrello di quelli da pioggia, ma va bene anche per il sole..Insomma: tutto l'occorrente per una giornata al mare, alla faccia delle riviste patinate che espone il giornalaio dell'angolo dove si propongono poco realisticamente spiagge dei Caraibi, crociere, fondali del Mar Rosso o dell'Oceano Indiano.
A pochi metri via Partenope, via Caracciolo, si passeggia con il cane, si va in bicicletta o sui pattini, famiglie con una carrozzina, signori anziani che camminano lentamente guardando il mare, qualche extracomunitario con le braccia coperte di collane e braccialetti in vendita, le macchine e i motorini sfrecciano..Estate 2009, Napoli, Italia.
p.s. nella prima foto, all'orizzonte Capri, nel suo splendido isolamento. Nella seconda foto notare i lucchetti/promessa d'amore: tutto il mondo è paese.

6 commenti:

ignominia ha detto...

Che rivelazione il tuo post, Titina, che bello vedere cosa sgorga da te così inaspettatamente, come un frutto troppo maturo esplode di polpa, in questa tua "fotografia" verbale (e non) di un giorno di mare in città.
E che ricordi che hai risvegliato, di quando anche i miei, giovani e squattrinati "facevano di necessità virtù" portandoci la domenica lungo i bordi dell'Arno verso Pontassieve a fare un picnic sotto gli striminziti alberelli di acacie e altri arbusti sopravvissuti alle piene per godere di qualche grado in meno che in città. E riflettevo a quanto siamo più ricchi e privilegiati ora ma anche quanto meno ci divertiamo ora che non dobbiamo grattare con le unghie i momenti di svago dalla monotonia di una vita più spoglia.
E si sente anche l'influenza giornalistica, che hai avuto nella tua vita, una cultura e una forma diverse dalla mia e da quella di Melinda. Spero che questo sia un'inizio e aspetto di leggerti ancora su questo mio blog.

titina ha detto...

Grazie!
Penso che scrivere sia come fare fotografie (un certo tipo di fotografie, ma non lo devo insegnare a te!) devi esere nello spirito e allora si crea una specie di comunione, un'empatia con quello che ti sta intorno. E ti viene voglia di descrivere, con parole e/o foto. Non è sempre così, il più delle volte siamo distratti e come "inariditi" da mille cose che richiedono la nostra presenza/responsabilità/impegno.
Alla prossima. Titina

ignominia ha detto...

forse hai ragione ma visto che l'appetito vien mangiando, più uno scatta, o scrive, più entra nello spirito creativo. Se uno lo fa sporadicamente rimane nell'ottica di quello che lo fa amatorialmente, e va bene, ma se uno si sforza di creare una disciplina, dove si scatta o scrive un pò ogni giorno, ecco che più diventare un'arte più che un passatempo.... Ricordo che a scuola ci dicevano, scatatte, scattate sempre- l'occhio si affina, si "vede" di più, e lo stesso vale per scrivere, infatti gli scrittori scrivono ogni giorno, anche se non pubblicano certo tutto quello che scrivono: a volte dopo ore alla scrivania ne esce solo una frase che considerano passabile... ma si siedono e scrivono ogni giorno. SOno pochi gli scrittori che si siedono una volta e ne esce un capolavoro, per il resto è tutta una questione di disciplina...

Melinda ha detto...

WOW

ignominia ha detto...

uomo di poche parole...

titina ha detto...

Sono assolutamente d'accordo sul tema "disciplina". Sarebbe da approfondire.
Melinda, più che uomo di poche parole uomo di una parola sola.
ma poi, quando si dice "quell'uomo ha una parola sola" non si intende uomo tutto d'un pezzo, non corruttibile, non influenzabile, assolutamente serio e affidabile?
Insomma, apprezzo e ringrazio per il tuo WOW.