martedì 23 giugno 2009

LA VITA DI TUTTI I GIORNI

... si può rendere la vita di tutti i giorni interessante come quella durante un viaggio all'estero?
Mi domando se, uno che torna da un viaggio... chessò in Canada per fare un esempio, possa continuare a scrivere - e a guardare la vita affascinato- una volta tornato a casa.
E' una domanda importante perchè sottolinea come la quotidianeità estirpi il senso di avventura e meraviglia dalla vita.
Ma allora perchè non si vede l'ora di tornare? Nel proprio letto, nella propria casa, con i propri amici?

E perchè solo i poeti come Rilke sono capaci di vedere la poesia nelle cose più banali? Perchè non sforzarci a vedere la nostra vita come un viaggio avventuroso nel nuovo?

Vorrei provarci.

Mi alzo e guardo dalla finestra e cosa vedo? Le colline verdi coperte di boschi di querce, faggi e pini, i campi verdi e già gialli che si avvicinano alla mietitura. E' una giornata fresca, quasi fredda per essere fine Giugno, e il sole appare a sprazzi fra le nuvole che hanno portato il fresco. Cosa c'è qui attorno che posso scoprire?
Vado in paese a spedire un pacchetto e c'è poca fila per fortuna nonostante oggi sia giorno di mercato. E' tardi perchè fra ninnoli e nannoli, stretching & pesi per rimettersi un pò in forma, posta e ripiego bucato, senza parlare del progetto Roger -di fare i power bars casalinghi- che mi ha distratto all'ultimo momento, sono uscita di casa che erano le 12:30. Vabbè sono in vacanza per cui va bene. Gironzolo fra i banchetti che stanno mettendo via la roba, notando che decisamente va di moda il viola perchè se avessi fatto delle foto, la dominante di colore sarebbe stata lilla e viola. Penso a come siamo schiavi della moda qui in Italia, dove tutto è dettato da una sola tendenza - quella degli stilisti e delle riviste, che condizionano le produzioni e gli acquisti dei negozi e quindi quello che vi si trova da acquistare.
Compro un pollo arrosto dal rosticcere ambulante, passo dal fornaio che è oramai sprovvisto di varietà: chilo o mezzo chilo di Toscano - non c'è altro. Mi rifaccio la collina in salita stavolta senza passare dal campo perchè l'erba è talmente alta che quasi ci sparivo dentro e così folta che ho rischiato di slogarmi una caviglia in un buco nascosto dalla paglia. Passo invece vicino alla scuola dove ieri si è rivotato -che scemenza fare due votazioni in un mese, che spreco di soldi. Non so neanche con che risultati, devo ricordarmi di guardare...

C'è il giardinetto di un signore in pensione, molto carino. Ha problemi ad una gamba, dev'essere stato un'incidente, ma ciò non gli impedisce di zappare e accudire al giardinetto in maniera impeccabile: rose, fragole, pomodori, bietole e una fila tripla di margheritone bianche. La terra ben vangata e priva di erbacce rende il giardinetto attraente, anche se c'è un sacco di roba in giro che non aggiunge grazia all'effetto generale. L'effetto caotico-armonioso dei giardini Inglesi è difficilemente ottenuto nei nostri giardini che prediligono il cibo ai fiori. E quindi canne a sorreggere i globi ancora verdi, reti a coprire i frutti dagli attacchi animali e la bellezza passa in secondo luogo alla produttività. Ma lo scorzo autunno mi ha regalato un mazzo di peperoncini freschi bellissimo e ci ho il cuore tenero per il suo giardinetto.

A casa pranziamo veloci e poi è tempo di stirare " la camicia a righe" di Roger. "Sono tutte a righe, quale vuoi?" "Quella tipo pigiama." Ahhh, il seersucker! Il tessuto suo preferito d'estate, con l'effetto "costina" su tessuto Oxford che si ottiene da un diverso fissaggio della stampa, di modo che dove c'è la riga stampata il tessuto non stia teso e piatto ma rigonfi, creando camere d'aria che rendono il tessuto più fresco perchè non si attacca alla pelle...

Ma devo andare in cantiere a vedere come vanno i lavori. Ultimamente stanno lavorando sul tetto e per documentare cosa fanno devo salire anch'io sull'ultimo piano delle impalcature. E' esilarante. Si esce da una finestra sopra il piano d'alluminio dell'impalcatura, e poi su per una scaletta al livello più alto che affianca la superficie del tetto. Venerdì scorso avevano completato lo scheletro di correnti sopra i travoni e iniziato a inchiodare i doppi travetti che sorreggeranno la gronda. Chissà a che punto sono oggi.

Ogni visita è una nuova esperienza. All'inizio gli spazi interni della casa erano brutti e angusti, le demolizioni caotiche, non se ne vedevano i risultati, poi piano piano le stanze hanno preso forma. Ad un punto dei lavori la casa era diventata un'enorme spazio aperto con luce e aria che entrava dappertutto. Non c'era soffitto salvo il tetto due piani più in alto, non c'erano finestre o porte da chiudere e le mura erano solo quelle perimetrali. Quando andavo a fare il sopralluogo il venerdì dopo che gli operai erano già partiti per tornare a casa a Salerno, il posto era tutto per me. Il vento faceva cigolare qualche pezzo di ferro, fischiava e sbatteva di qua e di là, le fronde degli alberi frusciavano attorno ed ero la sola a sentire la casa respirare. Poi hanno iniziato a chiudere con il soffitto al primo piano e il senso di spazio e luce si è ridotto. Solo salendo su una scala di ferro verticale messa per salire al livello superiore dopo rimosso il tetto si trovava il cielo. Era bellissimo salire in una casa senza tetto, guardarne gli spazi senza ombre alla luce perfetta di un cielo limpido e se si alzavano gli occhi oltre i muri, ecco che cumuli bianchi di nuvole facevano da tappezzeria.
In seguito sono stati messi i travi e la mezza copertura dei correnti che con i loro giochi di ombre e luce "zebrano" gli interni e li fanno sentire protetti ma ancora non angusti e chiusi.
Soffrirò quando verranno messe le pianelle di cotto, quando verrà a mancare la luce da sopra.
In queste ultime visite penso agli indiani e agli uomini allevati a vivere all'aperto, nella natura e non in scatole di cemento e pietra; ricordo il personaggio del film Dersu Uzala di Kurosawa e come morisse lentamente quando chiuso in una cella, o in una casa.

Ma è estate e in estate gli elementi luce/acqua/vento non spaventano come con il freddo. Una pioggerella è permessa anche senza tetto perchè domani, al più tardi l'indomani, il sole torna e l'acqua evapora.
Mi mancherà questo anfiteatro silente, dove i giochi di luce che si infiltrano e si muovone nelle stanze vuote mi permettono di riflettere sul tempo e sul suo passaggio, sull'immutabilità delle cose nella loro cangevolezza.

Di ritorno dalla visita al cantiere; come pensavo hanno iniziato a coprire il tetto, il mio grande anfiteatro non è più, ora inizia la casa dei committenti, per loro ora il cantiere diventa una vera casa. Con il tetto finito cominceranno i lavori d'installazione degli impianti, pavimenti e infissi, che permetteranno di viverla in maniera convenzionale.

Nel frattempo giù in piano continuano i lavori di costruzione della variante che permetterà di bypassare il centro di Bibbiena. Da mesi caterpillars, camion e veicoli pesanti di vario genere hanno spostato, scavato, divelto, sollevato, riempito, spianato, coperto, svuotato e impilato terra, pietre, cemento per la costruzione di questo tratto di strada che velocizzerà -si spera- il passaggio per... ma dove poi che la strada finisce a Stia, 10 km più su?
Per noi che andiamo in su e giù sarà una bella cosa non dover incastraci in paese con tutti quei ferma e riparti e forse anche per i paesani sarà un sollievo non avere più i camion pesanti che passano per andare a Firenze o ad Arezzo. Sicuramente ci sarà chi si lamenta perchè ci sarà meno traffico per i negozi, e chi dirà che invece ce n'è di più perchè ora si cammina in paese...le solite diatribe di chi pur di lamentarsi direbbe qualsiasi cosa.
Per ora capannelli di pensionati si fermano a guardare i lavori che procedono veloci; in certi punti hanno già fatto una corsia in più, messo il guard-rail, segnato strisce gialle sul nero asfalto.
Il progresso arriva anche qui in questa parte di mondo nascosta e poco conosciuta. Arriva non troppo "smart" con rotonde col raggio troppo stretto per far girare i TIR o posizionate non al centro dell'incrocio così che da un lato quasi ti cappotti per passare, con la conseguenza che i lavori devono essere fatti due volte, o corretti più tardi, oppure la soluzione che doveva smaltire il traffico proprio non lo smaltisce, ma si prova, si va avanti come tutto il resto.

Il tempo passa, ci si muove, si cambia. Questo paese che ricordo di provincia, sperso nelle montagne di questa zona poco nota, sta diventando grande e popoloso, con problemi di lavoro e viabilità, con case popolari che crescono come funghi e fabbriche e capannoni che ne deturpano la tradizione campestre e contadina. La mentalità rimane provinciale ma abbiamo messo il tetto di vetro al castello medioevale, la sala dello stesso ospita matrimoni per stranieri di cui il business è in aumento, i centri commerciali tengono aperto qualche domenica del mese e gli alimentari in paese rimangono aperti il mercoledì pomeriggio per non dare il proprio business alla Coop aperta più in là.

Tutto cambia tutto si muove, anche se sembra che siamo sempre qui.

1 commento:

Melinda ha detto...

Il tempo passa, ci si muove, si cambia:
hai gli occhi giusti per guardare alla meraviglia di ogni giorno.