martedì 20 gennaio 2009

ALTRE CROCI, E LA SPERANZA IN OBAMA

Sono tornata alle croci oggi, per vederne i dettagli. La luce era crudele, tagliente e limpida come la verita' e faceva male agli occhi, ma per paura di non aver altre occasioni (ho imparato la lezione finalmente) ho scattato ugualmente.

Sono su un mac in un'altra casa oramai sono una zingara del computer e non so se riusciro' a scaricare la foto ma volevo raccontare dei dettagli di questa installazione che si chiama " Le croci di Lafayette". Con la colonna sonora delle macchine che passano sull'autostrada adiacente ho visto i memorial di quelli che sono morti stupidamente in questa guerra idiota. Croci coperte di fiori o di frutta di plastica: specchietti e pezzi di vetro come le vetrate di Chartres, con scritti i nomi del soldato morto, con su scritto in memoria di ... e senza nome o semplicemente bianche ed anonime, quasi piu' significative nella loro universalita'. Una aveva una madaglietta militare appesa, un'altra un paio di quanti di lana, una sciarpa avvolgeva una terza. Piu' addietro un elmetto e alcune croci riportavano le foto del giovane soldato, generalmente nativo della zona perche' questo non e' un monumento nazionale, e quindi soli pochi soldati hanno un riconoscimento personalizzato dalla loro famiglia. Gli altri, quelli di altri stati o citta' rimangono anonimi, per adesso. Certo e' che guardare le poche foto di questi ragazzi e pensare come erano stupidamente morti commuoveva specie in una giornata cosi' bella, tiepida, sensuale. Insisto a chiamare questa guerra stupida perche' molte guerre sono stupide, specie per una donna. Gli uomini insistono a trovare scuse per farle, a dare significato alle loro azioni inventando parole come onore, valore, gloria e patria, ma per le donne e' solo il ricordo del parto e del legame fisico con la loro propria carne che viene strappata da loro e imolata per questi valori che non comprendono, che non comprenderanno mai perche' fra la carne e la guerra non ci puo' essere un legame di nessun tipo. Sono come olio e acqua, polo negativo e positivo, sole e ghiaccio; incompatibili.
Questa poi e' piu' stupida delle altre perche' non ha nessuna ragione di essere. Ma non ci voglio neanche entrare perche' questa e' roba vecchia.

Invece voglio raccontare della speranza in Obama. Un'amica al momento in Australia mi dice che e' incredibile come il nuovo presidente stia ispirando anche loro "giu' sotto". Sappiamo come il nostro partito Democratico di Sinistra abbia stampato cartelloni con Obama dopo la sua vittoria alle urne, proclamando la nascita di una nuova era. E gia' la sentivamo nei nostri cuori, sollevati dal timore che vincesse nuovamente il conservatismo piu' ottuso e catatonico, dubbiosi che un paese notoriamente razzista come gli USA potesse votare un Nero al seggio piu' alto. E quindi e' gia' un segno enorme questa elezione, e' gia' un passo avanti che questa umanita' ha fatto nei confronti della sua storia ciclica, raramente illuminata da parole messianiche di rinnovamento e speranza. E ora sotto i nostri occhi ecco apparire un'altro oratore carismatico che dice cose vere e quindi spaventose. E tutti quelli con cui ho gioito della vittoria covano il timore della perdita precoce di questo coraggioso messia, senza pensare che il loro sacrificio, che la loro immolazione e' quasi parte del pacchetto che ci permette di fissarli nella storia come visionari. In ogni caso, che lo facciano fuori o meno, a mio avviso il passo storico e' gia' stato fatto e mi domando con angoscia e vergogna, se non sia quasi meglio, per il simbolo, di venir fatto fuori prima di deludere, rimanendo una possibilita' di perfezione che per ragioni esterne non si e' potuta realizzare...ma sempre possibilita' era.

Ma non lo spero che lo facciano fuori, non lo spero proprio. Invece vedo come sta ispirando la gente che ha bisogno di ispirazione in questo scuro momento storico. Qui la TV e' piena di lui. A Washington, la vista aerea bianca del Mall e del bianco monumento a Lincoln e' nera di teste e cappotti, di folla e di gente che incurante del freddo birbone che c'e' sulla costa est di questo continente, si accalca per poter dire un giorno : io c'ero., ero li' per l'insediamento del Primo presidente nero della storia Americana.

E non so voi ma a me fa un grande effetto essere presente a questo evento. Mi da gioia vedere con i miei occhi la Storia che accade intorno alla mia vita. E' vero che la Storia accade ogni giorno ma in molti aspetti e' spesso la ripetizione di altre storie precedenti, mentre ogni tanto nuovi e brillanti eventi ci portano un passetto piu' avanti.

Per me sono queste le occasioni che rendono la monotonia quotidiana sopportabile, la vita tollerabile.

2 commenti:

melinda ha detto...

Forse, non so, le sensazioni che hai avuto in quel momento, possono essere paragonate, ma non le stesse, a quelle che ho sentito io camminando tra i vari Memorial a Washington (sempre lì si torna...). Certo, la spontaneità delle istallazioni a ricordo di morti ingiuste, scavalca in emozione l'istituzionalità di luoghi governativi deputati al ricordo.
Ricordo un servizio del National Geografic sul Vietnam Memorial, con la foto di un uomo in uniforme che depositava un fiore (una rosa, un garofano, non so) tra le lastre di granito nero su cui sono incisi i nome dei caduti. Un uomo ancora giovane, vigoroso, che piangeva rannicchiato un compagno d'armi, un'amicizia profonda, un rimorso... non lo so. Quello che mi colpì fu il dolore. Lo stesso dolore, la stessa rabbia che consente alla gente di depositare croci per far conoscere al mondo, al vento tutto il carico dei propri sentimenti.
Non appena arrivato a Washington, numerosi anni dopo, mi diressi armato di piantina a vedere quel Memorial semi interrato: una discesa verso l'orrore della morte, una risalita verso la speranza nella vita e nel genere umano. Pioveva, ma l'emozione fu devastante. Lì credo di aver fatto una delle foto più belle a Pippo che lo visitò con me anni dopo.
Obama arriva, giurerà a pochi passi da questi numerosi luoghi di ricordi che circondano il Mall. Che sia un giuramento di pace. Di speranza lo è già.

ignominia ha detto...

ho sempre desiderato vedere il memorial ai caduti del Vietnam, un giorno spero di andarci e credo che avro' sentimenti altrettanto forti dei tuoi. Questo memorial e' piccolo e fatto in casa ma ha comunque la forza di fermarti sui tuoi passi e farti pensare a cosa significano le morti di queste 4000 e+ persone. Gia' il numero sconvolge, perche' io penso a 400 e mi dicono che sono 4000, e uno non si rende conto del totale durante lo stillicidio giornaliero. In ogni caso io penso alle morti individuali, ai singoli mondi disgregait e contorti dal vuoto creato dalle loro morti.
L'insediamento di Obama e' appena finito ed e' l'inizion di una nuova epoca finalmente. Scrivero' piu' tardi delle mie impressioni, dopo che le ho masticate per un po'.