lunedì 14 marzo 2011

QUAKE, TSUNAMI E RADIAZIONI ATOMICHE, C'E' ALTRO?

Itsuo Inouye/Associated Press
sembrano gessetti colorati....

da due giorni sono inchiodata al pc a guardare le immagini che arrivano sul terremoto e tsunami in Giappone.

S. dice che sono ossessionata e forse è vero ma non ho mai visto una cosa del genere. Sorpassa qualsiasi descrizione o altra devastazione vista in precedenza. E sebbene sia accaduto di giorno invece che di notte, a bassa marea invece che ad alta, l'estensione del danno, l'effetto pugilistico uno-due del terremoto seguito 10 minuti dopo dal maremoto, è così esteso da essere  incomprensibile e per questo affascinante nella sua unicità

Effettivamente sotto shock scrivo una serie di pensieri, a caso, nati dal disordine che vedo nelle immagini che passano, un caos che contagia anche me.

La prima immagine che ho visto la mattina di Venerdì è una massa semi solida che vista dall'alto avanza e copre delle strutture basse che devono essere delle serre. Non è acqua, non è terra, altre immagini riveleranno il composto fatto di scorie raccolte precedentemente. Ma quanto legno usano in Giappone, la maggior parte del materiale visibile è impiallacciato di legno, listelli, schegge: un immenso gioco di Shanghai. 

Le navi che vediamo trascinate come giocattoli sotto il ponte, giù oltre il dislivello, dove sono finiti gli equipaggi? Sono navi abbandonate a se stesse, che finiranno ad arenarsi su case, piazze, sopra Toyota e Subaru che anch'esse come giocattoli sono state sparse ovunque. Ma i naviganti? Dentro a reggersi come possono dagli sballottamenti o ormai affogati da tempo? Qual'è la loro storia?
Dall'alto si vedono le macchine che si fermano sul ponte per guardare le navi che passano sotto, in balia dell'onda, io se fossi in loro non mi fermerei li...

Trovo il canale MSNBC che da notizie dal vivo e ascolto i bollettini nautici che avvisano di evacuare coloro che ancora non l'anno fatto. Prefettura è un termine usato per tutte le zone colpite dell'area. Il bollettino viene ripetuto in Giapponese, in Inglese, in Cinese, in Portoghese. Le immagini che passano insieme sono inedite, passano a caso, tra quello che viene raccolto dal satellite senza un disegno direttoriale. L'immagine è slavata, sgranata, già esausta dalla realtà dei fatti. Ma sono immagini fresche e non ripetitive, sembra una realtà più vera di quella che verrà passata dopo dalle TV principali, che distillerà il meglio del materiale che sto guardando ora. Ora non c'è preferenza, le lingue si alternano e con esse la sensazione che questa onda coinvolgerà altri paesi. 

Un'altra cosa che mi colpisce è il numero di contenitori di plastica blu. Cosa sono tutte quelle scatole vuote che galleggiano insieme alle macchine nuove allineate sul piazzale  per imbarcarsi sulle navi e che ora finiranno in Cina per il selezionamento a poco costo dei materiali riutilizzabili ? Le ho viste usate da qualche persona come barchetta o galleggiante di fortuna, ovunque nelle foto c'è plastica blu,  perché tutta la plastica è blu?
 
Non piange nessuno pare, ne Venerdì ne Sabato, forse ancora sotto shock. Grati di essere vivi forse, ricordo la sensazione di eccitazione per essere vivi e presenti in tale momento. Solo oggi i visi piangono, la realtà arriva ad essere compresa.  Quel signore anziano, con un paio di scarpe in mano e un cappello di lana, piange dignitoso. Mi domando, se lo fa per le perdite personali, o per la patria, il suo Giappone in ginocchio.

Dio che popolo disciplinato. Non riesco a non pensare che il danno sia già inferiore di quello che vediamo per il fatto che il Giapponese  è un popolo che sa agire come un essere unico. Il paragone al formicaio è anche troppo facile. A noi pare che a loro non costi nessun sacrificio perché non li comprendiamo, sono distanti dal nostro modo di essere così come lo sono le formiche che si disperano e cercano di arginare il danno quando prendiamo a calci i loro formicai.  Ma in questo frangente non vedo tanta differenza fra formiche, il senso di unità nazionale Giapponese e i sentimenti che proviamo tutti noi, umani e penso, in qualche modo, i non.
C'era un filmato preso in un supermarket, dove mentre la terra tremava gli impiegati del negozio si preoccupavano di proteggere la merce, mettendosi a braccia larga davanti agli scaffali per impedire alle bottiglie di vino e alcolici di cadere. In altri paesi ognuno sarebbe scappato fuori, si sarebbe protetto e nessuno avrebbe avuto da ridire. Qui, incomprensibilmente, rischiavano la morte ma proteggevano la merce, il padrone, il lavoro, il paese, il Giappone. Sono davvero diversi.

Ieri sera prima di andare a letto leggo una notizia rincuorante: le radiazioni della centrale  nucleare non sono aumentate e per evitare il melt-down i tecnici hanno deciso di raffreddare i cores (perdonatemi ma non ho la terminologia Italiana e non ho voglia di cercarla) con l'acqua marina.  Questo danneggia irreparabilmente gli impianti ma era ovvio che fosse una soluzione in extremis. Al che penso: Bravi, lucidi, e pieni di risorse, hanno fatto quello che dovevano senza perdere la testa.  Poi leggo che l'impianto era comunque vecchio di 40 anni e quindi sacrificabile senza troppi rimpianti, e questo mi rincuora ancora di più. 

Poi c'era l'onda che dopo aver viaggiato attraverso l'oceano Pacifico sarebbe approdata sulle coste dell'America del nord e del sud. Arrivata in Hawaii durante la notte non aveva fatto danni e non era stata vista da molti, ma la mattina dopo erano parecchi in California appostati ad attendere. C'è un video su YouTube che mostra come nel giro di 1 minuto, le onde che era a mezzo km dalla spiaggia per via della bassa marea arrivano a coprire la spiaggia esplodendo violentemente contro le rocce della scogliera, evidenziando

A cena fuori da amici non c'è stato nessuno che ha menzionato questo disastro. Vedo su FB che c'è chi continua a postare musica e facezie varie e non so come possa la gente non sentire come me il bisogno di mantenere un esteso momento di silenzio in rispetto per quello che sta succedendo laggiù. Ma la vita continua crudele e forse sono davvero ossessionata.

Non riesco a capacitarmi da certe immagini che mostrano le miglia e miglia di niente rimasto laddove prima c'erano campi coltivati, fabbriche, case, zone residenziali, strade. Non riesco a a non paragonarlo inevitabilmente dalle immagini di certe fotografie prese a Hiroshima o Nagasaki dopo che vi furono lanciate le bombe atomiche. La stessa desolazione, la stessa distruzione totale, un deserto piatto di cui si capisce la vastità soltanto per la presenza delle rare costruzioni rimaste in piedi.

Dentro la mia testa quelli che lavorano nelle centrali nucleari sono dei prescritti eroi. Dovrebbe essere istituito un giorno di festa per loro, invece di quello idiota della segretaria, o quello della donna che trovo condiscendente.  Non so se ci pensate mai ma quando succedono i problemi a queste centrali, quelli che sono li si immolano per proteggere noi. E non scappano -non so se ci provano ma non c'è corte marziale per gli impiegati di centrali atomiche che io sappia-  ma io li penso comunque come i 500 che difesero Sparta, in prima linea a fare di tutto pur sapendo che per loro non c'è scampo. E già due stanno bruciando vivi dalle radiazioni. Beh io mi inchino a ringraziare, scusate.

L'altra considerazione alla vista degli interni Giapponesi - uffici, case private-  esposti dai video di questi giorni, è quanta roba che hanno impilata in modo precario per essere un paese molto soggetto ai terremoti. Io a SF avevo messo la cera sotto le bottigliette di sabbia della mia collezione, bloccandole allo scaffale. Invece in Giappone che sappiamo ha poco spazio, si vedono pile e pile di oggetti, sopra le TV, gli scaffali, le riviste, i giornali, i libri, e quanto di più impilabile ci sia, pronto a venire giù alla minima scossa. Possibile che non abbiano pensato al pericolo di venir colpiti da questi oggetti, per non parlare della infiammabilità di tutta questa roba? La stessa considerazione l'ho avuta nel vedere il video del supermarket: possibile che non abbiano ancora inventato un sistema di scaffalatura per le bottiglie di vino e super alcolici che li blocchi meglio in caso di terremoto?  Non nascondo che questa carenza organizzativa mi rende i giapponesi più simpatici, più accessibili e simili a noi ;-)

Ma dove inizieranno a pulire? Dove le metteranno le migliaia di macchine danneggiate dall'acqua salmastra, fango e diesel? E tutta quella legna, tessuto, plastica accatastata ovunque? Quelle case rtrascinate a chilometri dalle loro fondamenta? Dove finirà tutto quella roba? Vorrei essere un gigante che con mani grandi come 3 stadi spazza via, compatta e in qualche modo elimina tutto quel ciarpame per dargli per lo meno una blank slate da cui ripartire. 

Tra l'altro stamattina fra le mani mi è capitato il libro Japanese Homes and their Surroundings un libro squisito che data il 188e qualcosa che descrive l'arte della casa giapponese. E' vero che non c'è rimasto molto di quella tradizione estetica nel costruire le case, ma vedere i meravigliosi disegni dei dettagli delle case di quel tempo e pensare che se anche ce n'erano due su quella costa ora erano andate perdute per sempre, ecco mi spezza ancora di più il cuore. 

E poi pensavo, madonna il Karma di questi Giapponesi, già hanno avuto le due bombe ora anche questi problemi nucleari? E questo disastro...

E infine la stima dei morti. Venerdì azzardavano essere  improbabilmente nelle centinaia, Sabato  osavano pensare avrebbe superato i 1500.  Va bene che è arduo prevedere quanti possono aver perso la vita in questo disastro ma mi vine da dire: macchè 100, 1000, 10.000 neanche le  cifre di 4 zeri secondo me sono sufficienti e basta guardare le immagini per capire che saranno di più. Mi viene in mente la canzone di Leonard Cohen, Who by Fire: quelli intrappolati dalle macerie fra la costa e Tokyo, quelli in incidenti di macchina e autobus, quelli nei treni deragliati, quelli nelle case spazzate via dall'onda, quelli sulle navi, quelli per le strade, quelli in giardino, quelli al lavoro, quelli affogati, quelli negli ospedali senza luce, quelli nel metanodotto in fiamme, quelli nelle case incendiate, quelli  per radiazioni nelle centrali nucleari (e che soffriranno radiazioni anche fuori)  quelli che camminando fra le macerie si beccheranno il tetano, berranno acqua contaminata e si beccheranno il tifo, quelli che non verranno mai trovati perché riportati in mare dalle onde, e quelli a cui si spezzerà il cuore per il dolore e la mancanza di voglia di tirarsi su le maniche e ricominciare


sigh....


anche se sono sicura che siano più o meno le stesse viste sui canali Italiani, allego qualche link per le immagini viste sui siti da me visitati, per quelli che sono ossessionati come me...
http://www.boston.com/bigpicture/
http://www.nytimes.com/interactive/2011/03/12/world/asia/20110312_japan.html?ref=asia#1
http://thelede.blogs.nytimes.com/2011/03/13/latest-updates-on-earthquake-aftermath-in-japan/?ref=asia   selezione di video e commenti
http://www.msnbc.msn.com/id/21134540/vp/42029088#42029571  US TV dal vivo e clips





























 













2 commenti:

Melinda ha detto...

e quelli a cui si spezzerà il cuore per il dolore e la mancanza di voglia di tirarsi le maniche e ricominciare

Questa frase è bellissima.
Sai quanto condivida con te quello che sta accadendo: un evento tragico che sta massacrando la mia emotività... "Il MIO Giappone...".
Ho avuto effetti collaterali fisici se ci puoi credere,
Di certo so che voglio tornare lì, non fosse altro che per testimoniare il mio affetto.
Magari dopo che si sarà dissolto anche l'incubo nucleare.
snerva

Melinda ha detto...

Mi permetto di condividere questo post anche sul mio profilo di faccialibro.