SIAMO MESSE BENINO PER IL 2012, MELINDA!
venerdì 30 dicembre 2011
martedì 27 dicembre 2011
SISTERLY TRIOS WITH POWERFUL VOICES
HAMMOND SONG BY THE ROACHES
this absurdly lovely song always twist my heart in a knot... listen if you can to the recorded version in The Roaches album produced by none other than Robert Fripp...
Avendole sentite solo su CD e senza foglietto illustrativo e vista la potenza delle voci le immaginavo Afroamericane, un trio di giunoniche bellezze d'ebano, con parrucche a boccoli larghi come quelli della Tina turner prima maniera, prima che diventasse quella presenza spettacolare degli ani 80 dopo aver mollato Ike per strada.
Invece no, sono delle chicks degli anni '70.
Inoltre, colpa della mia generale disattenzione ero convinta la musica delle Roches datasse molto prima dei '70 (prima di sapere e conseguentemente notare che l'apporto di Fripp era riconoscibilissimo nell'album) e nella mia mente devo averlo mixato con la musica delle BOSWELL SISTERS un'altro favorito trio caucasico che appunto era degli anni 20 e 30 dello scorso secolo.
SHOUT, SISTER, SHOUT BY THE BOSWELL SISTERS
Tanto per far capire che la musica per me è un prodotto per aiutare la mente a vagare, un'incrementatrice di idee e emozioni, i dettagli tecnici e le informazioni sugli autori li lascio agli altri.
tutto qui.
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ignominia
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4:21 PM
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che hanno detto la loro....
catalogare come:
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tina turner
martedì 20 dicembre 2011
HALLELUJA - IL VIDEO
Hallelujah Chorus -Quinhagak, Alaska
Non so perchè ma questo video mi ha commosso. Forse la musica con la sua grandiosità, mi è entrata sotto pelle, oppure lo sforzo fatto da questa comunità isolata, queste facce giovani e vecchie, sorridenti nonostante la desolazione bianca che hanno intorno. Traspare un'unione che non dev'essere essere solo momentanea ma costante, l'unione necessaria per la sopravvivenza in questi luoghi desolati.
Beh spesso sono le cose inaspettate che ci toccano più a fondo. Per fortuna che ci sono questi piccoli misteri a rendere la vita ancora un po' magica.
Se non ci leggiamo prima, auguri a tutti!
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ignominia
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4:29 PM
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Alaska,
halleluja,
video
domenica 27 novembre 2011
COCCHI REALI - part V
© 2011 Niki Ghini |
(Racconto a 3 2 mani e un editor)
Brando Sigfrid Sfikilievich, generale
Deborah Cherie (D.C.C.) nota giornalista di costume
Amelia Jane Kay Boquet, WP o Wedding Planner
Ciro Tagliafuoco, Chef
Non era stato facile per Deborah Cherie Cucurbita riacciuffare l'attenzione del Generale dopo la telefonata della misteriosa"Mae...". Deborah Cherie aveva dovuto al fine cedere l'onore delle armi a chi era stato all'altro capo del telefono, capace di catturare totalmente la concentrazione del suo ospite il quale dopo pochi minuti, era dovuto scappare con l'atteggiamento frettoloso e frustrato che gli era piovuto addosso dopo la telefonata di "Mae". Ma non prima di essersi fatto sfuggire la promessa di incontrare Deborah Cerie a cena di lì a due giorni.
D.C.Cucurbita credeva di sapere chi potesse essere la persona misteriosa all'altro capo del telefono.
Non poteva trattarsi di nessun altro che di Sua Maestà la Regina Luigia. Sì, - un brivido lungo la schiena, ed un altro, quest'ultimo di puro terrore che le chiuse lo stomaco, le confermò la supposizione - Deborah Cherie non credeva di possedere poteri paranormali, ma in anni di carriera aveva imparato a fidarsi delle proprie intuizioni. Ed un uomo con quella vitalità, con quella virilità prorompente, poteva essere ridotto a zerbino solo da una donna potente.
E la Regina Luigia ERA una donna potente. I dossier che D.C.C. si era portata dagli studi televisivi della capitale dello stato confinante, lo lasciavano sottintendere. Alcune frasi scritte, altre dette sembravano confermare le sue supposizioni:
"Cherie, tieni d'occhio la matrigna mentre sei sul campo - le aveva intimato la direttrice della rete - e vedrai che qualcosa di sorprendente riuscirai a scovarlo". Alla richiesta di ulteriori chiarimenti la direttrice si era rintanata in un silenzio ambiguo, accompagnato da uno sguardo che lasciava intendere tutto e niente, che non aveva abbandonato neppure quando D.C.C. se n'era andata anche un po' indispettita da quell'omertà che la stimolava, certo, ma che le appariva così poco collaborativa al fine della buona riuscita del programma che aveva voluto seguire più di ogni altro.
Certo, le sfide la elettrizzavano, la stimolavano, la tenevano sveglia di notte: ogni volta che il guanto era stato lanciato ogni fibra del suo corpo aveva fremuto per raggiungere il successo, come anelando all'ossigeno indispensabile alla sopravvivenza. E lo otteneva il successo, regolarmente, a costo di rinunce e lavoro senza tregua. Non per nulla era D.C.C. : Deborah Cherie Cucurbita, la voce più autorevole del gossip continentale.
Partita dallo studio ancora irritata per l'episodio, studiandosi le carte che riempivano la valigetta griffata, il computer griffato e si riflettevano sull'occhiale da lettura, anch'esso griffato, aveva cominciato a subodorare che c'era qualcosa da scoprire, che le parole del direttore volessero indicarle qualcosa di certo, una ragnatela di indizi e voci, che con la loro insistenza, costituivano già di per sé una prova. La successiva intervista alla Regina, donna untuosa, arrogante e assolutamente non sincera, le aveva fatto drizzare ancora di più le antenne.
E quei due mocciosi impertinenti poi, che la Regina aveva voluto avere accanto mentre intrattenevano la loro conversazione, i piccoli Valdo e Bilirubina, che erano stati dipinti come due poveri fanciulli espropriati di un diritto al trono che si dava per erroneamente accertato, non erano la fotocopia della madre?
E che cosa aveva voluto dire la Regina quando aveva affermato: "Se e quando le nozze avranno luogo, Valdo saprà accettare la sconfitta e giurerà fedeltà all'erede al trono"? Frase che Sua Maestà l'aveva pregata di non riportare nell'intervista trasmessa al pubblico. Perché "se e quando"? Non era già tutto deciso, programmato, più o meno fatto?
E adesso la telefonata.
Sì, doveva in tutti modi riuscire ad avere una conversazione luuuuunga e particolareggiata con Skifilevich. Doveva scoprire cosa bolliva in pentola. E il Generale, se non la vera e propria chiave di volta, risultava essere un tassello di una certa importanza per aiutarla a mettere ordine e capire.
E mentre dalla diffusione interna del bar passava il rilassante "Canone e Giga in D maggiore" di Pachelbel, Deborah azzannò l'ultima oliva del Martini. Fece due calcoli mentali e s'impegnò a sfruttare al meglio le 48 ore che la separavano dalla cena col Generale. in ogni senso.
Rigirò e spolpò il nocciolo con meticolosità d'intenti e rivide il Generale nella divisa che gli calzava a pennello. Ricordò ogni curva di quelle cosce prorompenti dai pantaloni, le curve e le asperità messe ognuna al posto giusto e l'intenso sguardo monocolare. E confessò a se stessa di non aver mai desiderato nessun uomo in divisa quanto il maturo Generale.
Sì, prima che chiudesse, avrebbe fatto una visita alla corsetteria di Victoria Secret: voleva essere certa che pure il dopocena sarebbe stato all'altezza della cena.
Sospirò, si alzò dalla poltroncina e se ne tornò in sala stampa.
Mentre DCC rigirava in bocca il nocciolo dell’oliva spolpandolo attentamente, e pianificava con altrettanta attenzione gli incontri e gli eventi prossimi futuri, il gruppetto principesco era rientrato a Palazzo con lo scopo di cominciare a programmare più concretamente le diverse fasi del party di addio al celibato.
Compito tutt’altro che semplice: il primo scoglio, e sicuramente il più accidentato, era l’ostilità manifestata in modo più che palese da Luigia. Costei, non potendo apertamente contraddire il Principe e il suo compagno, nelle accese discussioni badava a dire sempre tutto e il contrario di tutto, rendendo di difficile comprensione anche a maggiordomi, camerieri, valletti, dame di compagnia, chef, sguatteri fino all’ultimo lavapiatti delle regali cucine, la sua idea dell’evento.
Nella discussione con uno degli chef per la decisione del menù, per esempio, era quasi venuta alle mani con la WP che tentava di mettere bocca in quello che considerava il suo lavoro.
“Maestà, per la festa di addio al celibato avrei pensato a un menù moderno e innovativo, e anche facile da servire e da mangiare, visto che la gran parte vorranno ballare, e seguire la musica….Per esempio vassoi di finger food, che non necessitano di troppi piatti, e poi carni fredde, trofei di verdure, patè e salse da spalmare….”
La WP non era riuscita a completare il concetto
“COOOSA? Signorina, malgrado la sua esperienza e il suo copioso curriculum, devo constatare una totale mancanza di gusto da parte sua….Come può pensare che a Palazzo si serva una comunissima cena fredda? Non penserà mica di trasformare i reali Saloni da Ballo in una volgare discoteca per la festa di una diciottenne? Io pretendo un servizio degno di questo nome, un menù all’altezza dell’evento. Esigo che vengano utilizzati tutti i servizi di porcellana finissima e gli argenti e i cristalli. Tutto dovrà essere curato nei dettagli, e le portate dovranno susseguirsi e accompagnarsi degnamente ai vini…”
Lo Chef si era prontamente inserito: “Maestà, allora, in sintonia con i suoi desideri mi permetterei di suggerire timballi e sformati come primi, diversi tipi di cacciagione e pesce fresco come secondi, e ortaggi di ogni varietà e salse…”
“Cacciagione? CACCIAGIONE? Ma dove credi di essere? E come faranno gli ospiti a spolpare la tua cacciagione? Manchi totalmente di fantasia! Non sai essere moderno, secondo te Ducasse è fermo ancora alla cacciagione? Ma santiddio, mancate di iniziativa….Povera me, basta, sono esausta. Signorina mi faccia avere al più presto il book dei finger food più selezionati, eleganti e gustosi. Soprattutto originali. Come vede potrei fare a meno tranquillamente del suo lavoro, VISTO CHE DEVO TROVARE IO TUTTE LE SOLUZIONI E Luigia si era allontanata impettita come sempre, lasciando la WP inviperita e lo chef incerto sul da fare.
Consapevoli di tali difficoltà Greg, Gunter e Carmen si preparavano a una strenua resistenza. Lasciato Valdo in altre malefatte affaccendato, raggiunsero lo studio di Greg .
Lì, in attesa del loro arrivo, trovarono Amelia Kay Boquet, la Wedding Planner, profondamente prostrata.
Accasciata su una poltroncina cercò di schizzare in piedi all'arrivo del Regal Nugolo, ma riuscì solo a perdere l'equilibrio sui tacchi e a compiere una serie di movimenti da marionetta per riuscire a restare in piedi.
"Perdonatemi Vostre Altezze, se vi ho attesi qui dentro".
"Non preoccupatevi signorina Boquet, in questi giorni abbiamo tutti fretta e non possiamo formalizzarci su queste sciocchezze", la rassicurò il Principe Greg, che non rinunciò a non lanciare uno sguardo furtivo al suo personal computer per controllare se fosse spento come lo aveva lasciato la sera precedente. A palazzo, con Luigia e figli in giro la regola d'oro era: "fidarsi è bene, ma non fidarsi...".
"Prego sedetevi tutti quanti", continuò Greg indicando sedie e poltroncine al terzetto rimasto in piedi, mentre lui era già sprofondato sulla sua poltrona nera girevole da ufficio.
WP si accasciò nuovamente abbandonando le braccia lungo il corpo e facendo cadere la cartellina da lavoro, con risvolti in vero leopardo.
"Perdonatemi Vostre Altezze", disse WP mentre s'inchinava a raccoglierla, preceduta dal gesto veloce di Gunter che gliela porgeva con un sorriso che in realtà non era un sorriso ma bensì uno scanning della più grande WP di New York, che fatti armi e bagagli, si era trasferita nel Regno (nome?) per portare a termine quello che immaginava sarebbe stato l'impegno più importante e altisonante della sua carriera.
"Signorina WP", la guardò dritto negli occhi Gunter, "va tutto bene"?
"Certo, certo... Grazie barone".
"Allora possiamo cominciare senza ulteriori interruzioni", sancì Greg.
"Certo Vostre Altezze", riprese la Boquet cercando di darsi un tono e scacciare nell'angolo più recondito della sua mente l'unico problema che aveva incontrato sin da quando era sbarcata nel Regno con un volo privato, elegante, fatturabile ed incluso nel preventivo visto ed approvato dal Ministro delle Finanze. Problema che non era la carrozza o il fioraio o il cuoco, o un qualunque altro disastro o semplice intoppo si potesse frapporre tra lei ed il successo della cerimonia che le era stata affidata.
Ma la Regina Luigia, che ormai palesemente, senza vergogna alcuna, la faceva impazzire per ogni decisione da prendere, piatto da decidere, luogo da ispezionare.
La WP si rendeva conto che metterla da parte come sarebbe stato logico e certamente più semplice, era quasi impensabile, praticamente impossibile: si trattava della Regina, della moglie del Re e quindi della padrona di casa. Poco importava che non si sposasse lei, che il promesso sposo non fosse neppure suo figlio: le nozze si sarebbero tenute in casa sua e come padrona di casa aveva quindi, quasi sempre, l'ultima parola.
"Dunque", riprese dopo aver inforcato gli occhialetti e cominciato a sfogliare le pagine del blocco.
"La carrozza è saltata fuori dal regno dell'Antica Manciuria di Mezzastrada", disse cominciando a distribuire foto agli astanti. "Si tratta di una carrozza scoperta, manufatto artigianale della fine del 1800, perfettamente conservato e che ha subito un restauro solo un paio di anni fa. Gli interni sono perfetti, in velluto verde e oro; ha posto per due cocchieri e due paggetti, assolutamente adatta alle condizioni meteo previste e alle larghezze delle strade del borgo vecchio che dovrà percorrere".
Qui la Boquet si interruppe, lasciando sgranare le ultime parole e fissando con aria distante la coppa di una gara di nuoto vinta negli anni dell'adolescenza da Greg, e posizionata sopra uno scrittoio appoggiato contro una parete, che veniva usato per raccogliere i documenti che dovevano essere ancora controllati. Il braccio teso come a distribuire altre foto che in realtà non aveva, immaginava cosa sarebbe successo se dopo tutto gli sforzi suoi e di Walhalla, la Regina Luigia non avesse approvato nessuno dei suoi menù. Sarebbe stato saggio intervenire presso il Sovrano, dopo il suo bizzarro ingresso nella Sala del Trono di qualche tempo prima, quando si erano accorti che mancava appunto la carrozza?
Oppure era arrivato il momento di parlare direttamente coll'erede al Trono, che per primo l'aveva contattata e per il cui matrimonio stava lavorando?
Il dubbio la immobilizzò anche questa volta, le tolse l'energia come capitava sempre più spesso e la trasformò nella bambola di pezza che i giovani avevano trovato al loro rientro.
I tre si guardarono tra di loro.
“Avete pensato alla musica?” – disse Carmen, armata di penna e blocco notes pronta a prendere appunti, ma che in realtà cercava di stimolare la ripresa della conversazione.
“Tesoro, certo che si, la musica è assolutamente fondamentale, sicuramente ci sarà il nostro amico DJ Thierry, siamo in buone mani, condivide tutti i nostri gusti. Però avevamo pensato anche che ci piacerebbe della musica live, non so, magari quel figaccione di Roland, ma anche un quintetto d’archi per fare felice papà.
“Mmmmm, Thierry, Roland….archi. Ok. E il menu?-”
Gunter alzò gli occhi al cielo, e fu in quel momento che la Boquet si riprese, o almeno così sembrò perché parlò e ostentando un’espressione disperata disse “Non ne parliamo, sono sull’orlo di una crisi di nervi! L’ennesima scenata di Luigia mi ha messa K.O. ...".
Un silenzio gelido scese sull'ufficio: si stava sempre parlando della Regina. E certi commenti non potevano comunque essere accettati da una dipendente quale la WP era.
Resasi conto della gaffe la Boquet cercò di imbastire delle scuse balbettate e che ottennero il solo risultato di mostrare al mondo quanto fosse profondo il suo disagio lavorativo e la sua confusione attuale. Non c'era che dire: la regina era riuscita a mettere al tappeto anche lei.
"Ancora quella strega di mezzo, dovevo immaginarlo! Se non la blocchiamo in tempo finirà per rovinare tutto e mandare a monte il matrimonio", esplose Gunter saltando in piedi in un assolo di rabbia.
“Gunter, ti prego, lascia stare. Purtroppo non possiamo fare a meno di assecondarla…”, Greg cercò di fermare l'esplosione del fidanzato.
“Si, ma capisci che siamo al delirio….”
“Si, hai ragione. Ma è così e basta. Lasciamole campo libero su alcune cose, e riserviamo per noi quello a cui teniamo di più. Se no è un inferno. Giusto?”
Gunter si addolcì immediatamente, ricambiando lo sguardo complice di Greg.
"Lei intanto, signorina Boquet, da ora in poi, sottoponga a noi tutte le decisioni prese dalla regina Luigia per quello che le spetta. E cerchi allo stesso tempo di dirottarne a noi il numero maggiore: semplicemente con una scusa qualunque le sottragga all'agenda della Regina", intervenne con piglio da regnante Greg.
"In più", continuò "qualunque decisione presa dalla nostra matrigna dovrà essere vagliata ed eventualmente riconsiderata da me, dal Barone o dalla Principessa mia sorella. E' tutto".
Tutto si poteva dire di Greg, e molto lo si era già detto, anche a sproposito. Ma nei momenti di bisogno sapeva tirar fuori un piglio deciso e autorevole, da vero Regnante.
In un’altra ala del palazzo, nelle reali sartorie, Luigia, congedati sarti e cucitrici, si rigirava tra le mani il cuscino destinato alle fedi degli sposi. Aveva fatto pervenire al generale Sfikilievic le esatte misure e ogni altro dettaglio utile e ora aspettava da lui la relazione sul diabolico progetto, l’unica soluzione che la sua mente agitata era stata in grado di partorire.
continua....
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ignominia
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10:43 AM
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che hanno detto la loro....
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cocchi e carrozze,
cuochi,
matrimoni gay,
reali
martedì 15 novembre 2011
MURMURATION
credo che questo video possa tirare fuori dai malumori più profondi.
un regalo da parte mia da condividere con altri
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ignominia
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6:13 PM
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che hanno detto la loro....
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Sofie Windsor Clive,
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lunedì 31 ottobre 2011
ANSIE INUTILI
ultimamente si sente parlare della fine del mondo, casualmente per strada si menzionano predizioni più o meno antiche che anticipavano le sventure metereologiche, geologiche e astronomiche con la casualità di chi predice se domani pioverà o meno dal cielo a pecorelle o dal rosso di sera. E' vero che di quà e di là, i colpi hai reni dati della nostra realtà sono notevoli, e pare che il cielo ci stia cadendo davvero sulla testa, specie dopo le piogge alluvionali della scorsa settimana, ma se ci mettiamo a vedere nero, ci facciamo predere dallo sconforto e dal panico cosa otteniamo?
La teoria espressa nel grafico qui sopra è più facile da predicare che praticare, non tutti riescono a scordare le bollette da pagare, i debiti che crescono, i figli che non trovano lavoro, i prezzi che aumentano e le pressioni psicologiche al di fuori di questa realtà non sono migliori.
Ma bisogna cercare di mantenere un minimo di fiducia nel domani, del fatto che c'è sempre stato un equilibrio nella storia del mondo, anche in quella dei periodi peggiori. Come ogni tempesta finisce per passare, e dobbiamo guardare avanti e non perdere la testa per quanto possibile se vogliamo sopravvivere.
Mi aiuta in questo ricordare che i nostri avi sono passati attraverso ben altri problemi. Pensateci un momento alle loro realtà: gli anni passati in trincea della Grande Guerra; i campi di concentramento della seconda; il freddo e le privazioni dei soldati nella campagna di Russia; la deportazione e il lavoro forzato di chi non andava in guerra; i bombardamenti, un mondo in fiamme, la fame. E poi la paura di una guerra nucleare, la guerra fredda, i conflitti ideologici in bianco e nero fino alla nostra vita che a paragone sembra gioco da ragazzi se vogliamo essere onesti.
Questo per andare indietro di meno di un secolo.
I sopravvissuti di quei tempi, li trovi qui ancora qui oggi, seduti a prendersi l'ultimo sole sulle panchine sotto i portici, a fumarsi un ennesima sigaretta che non li ha ancora ammazzati o a bersi un bicchiere prima di pranzo discutendo di politica, come al solito. Li vedi sorridere e scherzare e uno si dimentica chi sono, ma quando uno si ferma a pensarci nopn si puà non domandare come facciano, con quello che hanno visto, a sorridere ancora. Ma sorridono perchè tutto passa e a tutto si sopravvive, in qualche modo.
Non conosco le piaghe interne che possono avere questi vecchi, non sento quello che provano al ricordo, se preferiscono non pensarci, oppure se si sforzano a rammentare per tenere in vita quelli che non ci sono più, o perchè il ricordo è oramai parte integrante di ciò che sono. Ed è questo coraggio di vivere, di sopravvivere gli orrori passati che gli fa onore, che li rende eroici.
E io vorrei credere che anche noi nascondiamo dentro questo coraggio. Quello di credere che possiamo cambiare le cose anche se diciamo agli altri che non cambierà mai, che è impossibile, che il sistema è corrotto. Anche se ci accaniamo quasi nel sottolineare la mala sorte come predizione di sventure che ci meritiamo per essere così vergognosamente indegni. Come se godessimo all'idea di venir puniti per tutto quello che il nostro genere è capace di infliggere su se stesso.
Ma se invece dell'autoflagellazione e dell'avvilimento ci si tirasse su le maniche e ci si desse una mano non sarebbe più costruttivo? O per lo meno, sforzarsi di sorridere per farsi coraggio gli uni con gli altri? E' anche possibile che se finiamo tutti nel fango più profondo, come in Liguria e nella Lunigiana, ci sia la possibilità di ritrovare quell'umanità e comunità di intenti che abbiamo perduto... Non sarebbe nè il primo nè l'ultimo disastro ad avere uin effetto miracoloso.
Se nell'era dell'informazione pare che ce ne sia troppa, di quella inutile e distruttiva, che ci lavora ai fianchi mozzandoci il fiato che facciamo? Gettiamo la spugna o iniziamo a lavorare di gambe come fa un vero campione? Prendiamo esempio dai nostri anziani e sopravviveremo anche questa " fine del mondo".
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ignominia
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12:48 AM
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fine del mondo,
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pugilato,
sopravvissuti
sabato 22 ottobre 2011
DISCLAIMER
a tutti coloro che hanno sottoscritto di ricevere il blog via mail.
SCUSATE, il post inviato poco fa che lanciava fulmini e saette non era mio ma di una collaboratrice della storia dei Cocchi Reali che si è impallata e ha postato nel mio blog invece che nel suo. VI prego cancellare dalle vostre menti eventuali immagini fuorvianti di me spazientita e irritata verso il prossimo, lo sapete benissimo che non è nella mia natura e che sono un paziente agnellino innocente che non ha MAI pensieri aggressivi.... NOT!
;-D
SCUSATE, il post inviato poco fa che lanciava fulmini e saette non era mio ma di una collaboratrice della storia dei Cocchi Reali che si è impallata e ha postato nel mio blog invece che nel suo. VI prego cancellare dalle vostre menti eventuali immagini fuorvianti di me spazientita e irritata verso il prossimo, lo sapete benissimo che non è nella mia natura e che sono un paziente agnellino innocente che non ha MAI pensieri aggressivi.... NOT!
;-D
giovedì 20 ottobre 2011
COCCHI REALI - part IV
Brando Sigfrid Sfikilievich, generale
Deborah Cherie, nota giornalista di costume
Tutta la truppa che aveva preso parte alla spedizione "fedi nunziali" si stava rilassando nei Giardini Inglesi alle spalle del Palazzo Reale: prati verdissimi rasati alla perfezione, alberi secolari dalle chiome folte, una lieve brezza che passava e suonava ogni singola foglia.
Seduti ad un tavolino di metallo, circondati da un codazzo di giornalisti e curiosi che li avevano subito riconosciuti tra la folla a passeggio, i nostri eroi cercavano di mangiare un'insalata ostentando regale indifferenza alla curiosità della plebe. E più che altro s'impegnavano a godere della bella giornata di sole.
"Cameriere - chiamò Carmen agitando la regal mano, - cameriere, potrebbe portarmi un'altra salvietta, per cortesia?".
"Certamente Altezza", rispose emozionato dal nobile convivio ed anche un po' sudaticcio, il giovane cameriere segaligno.
"Ed un'altra bibita per il piccolo qui a fianco... Ed un altro tè freddo per me... La ringrazio", continuò Carmen, con la principesca insistenza che la prendeva quando si sentiva nervosa per occhi estranei puntati addosso.
"Un'altra Coca non la voglio!!!", cominciò a piagnucolare Valdo, che in cuor suo non voleva neppure la scodella d'insalata che gli era stata posta di fronte senza alternativa alcuna di cibi più gustosi e saporiti.
"Zitto e butta giù - cercò di zittirlo la sorella - almeno ti si sgorga il lavandino con un rutto e c'è speranza che ti passi quell'alito mortifero che esali da stamani".
Tornò il cameriere che nel frattempo aveva trovato il tempo di pettinare i capelli ingelatinati, depositò le bevande, la salvietta, fece un inchino un po' troppo rigido e si allontanò dal tavolo.
Così Valdo ingurgitò di malavoglia la seconda Coca, 'quando lo saprà la mia mamma vedrete', pensò, ma non risollevò la forchetta ad assaggiare altra verdura.
"Sembriamo il club delle capre", disse sconsolato il Principe Gregorio.
"E' il minimo che possiamo fare con i vestiti per la cerimonia già pronti: ci aspetta un ultimo mese di ricevimenti e pranzi pre-matrimoniali, poi saremo liberi di riassaggiare il carboidrato maledetto", cercò di consolarlo, ma con poca convinzione, il promesso sposo: Gunter Viligelmo Ugo, Barone di Betternich.
Nel frattempo la folla si era allontanata di qualche metro per l'arrivo di una gruppo ristretto e poco appariscente di guardie del corpo, allertate dalla forza pubblica che si era messa in contato con il Palazzo, non appena aveva capito a cosa era dovuto l'anormale assembramento popolare.
Quel giorno a coordinare le guardie di sicurezza personali che s'occupavano della Famiglia reale c'era il generale Sfikilievich. L'imminenza dell'evento mondano aveva spostato la priorità sulla protezione personale degli ospiti e degli invitati che da lì a pochi giorni avrebbero pacificamente invaso il Regno. Certi eventi mettevano inevitabilmente in fibrillazione i nervi dei Servizi Segreti, che avrebbero pagato di persona se qualche pazzo, organizzato o meno, avesse trasformato quell'evento di Teste Coronate, in un fatto di cronaca nera. Tanto più eclatante il risultato, tanto più altisonanti i nomi ed i numeri che si potevano colpire.
Quindi, con una rapida nota del Buon Re, sollecitata da un insolitamente impaurita Regina Luigia, tutti i servizi di addestramento nelle caserme erano stati sospesi e le forze migliori (e pure le peggiori... Quando c'è da far numero non si guarda in faccia a nessuno!), erano state destinate al piano di protezione dell'Evento. Così dalla sua caserma in provincia, il Generale Sfikilievich aveva fatto le valigie e ripreso la strada della Capitale.
E proprio lui si vide apparire poco dopo l'arrivo delle guardie di sicurezza nei Giardini Inglesi.
"Quindi la zuppa inglese quest'oggi non la posso ordinare", fece Greg al fidanzato.
"Solo se poi ti chiudi in palestra per almeno un paio d'ore e stasera non fai il porcello a cena", rispose Gunter sorridendo intenerito dalla voglia di dessert del compagno. Gunter e Grag, entrambi golosi di dolci, avevano deciso di comune accordo di evitare come la peste qualsiasi carboidrato raffinato, da lì al giorno delle nozze. Tenevano al proprio aspetto che sapevano avrebbe fatto il giro del mondo grazie a foto e filmati, a volte così poco professionali da risultare impietosi. E non volevano pentirsi di nessun grammo di troppo che avrebbe reso vana una preparazione così attenta e faticosa. Quindi, seppur con tanta nostalgia dei manicaretti di pasticceria, ancora per un po', di torte non se ne parlava.
"Va bene. Niente dolce, allora. Dopo pranzo ho un incontro con il ciambellano di corte che si protrarrà un po'. Non so se riesco a chiudermi in palestra nel pomeriggio", disse Greg sconsolato.
Il Generale passò a fianco del tavolo e fece un saluto militare con tatto di sonoro sbattimento di tacchi. Questo fece sussultare Valdo che per lo spavento per poco non annaffiò i parenti seduti a tavola con la Coca, e che mollò il tanto atteso rutto idraulico con aria fintamente indifferente.
"Non c'è che dire - constatò ironica la Principessa Carmen rispondendo con un mezzo sorriso al saluto marziale del Generale, - perfettamente mimetizzato tra la gente con quella divisa tutta galloni e stellette. Ma chi è?"
"Mai visto", disse Gunter.
"Sfikilievich - informò Greg - richiamato dall'addestramento a Palazzo per la cerimonia".
"Mai visto prima", continuò Carmen.
"L'ho incontrato solo qualche volta in giro per qualche cerimonia. - continuò Greg - Si era fatto notare in passato per l'attaccamento alla corona, poi è scomparso improvvisamente lasciando dietro di sé un po' di chiacchiere e sospetti."
"Non sembra pericoloso", aggiunse Gunter.
"Non lo è, la mia mamma lo stima tanto", volle dire la sua il piccolo Valdo.
Nessuno si curò di lui: poco lontano una bella donna correva trafelata nei giardini urlando forte il nome del generale.
"Generale!!!, Generale Sfikilievich!!!"
"E questa chi è" si interrogarono in coro gli adulti.
"E' la signorina Deborah Cherie, che ha già fatto un'intervista alla mia mamma", continuò ad informare Valdo.
"Ossignore!!! La Cucurbita! - si irrigidì Gregorio - Quella pettegola è già qui?!"
La Cucurdita, Deborah Cherie, girò la testa verso il Real gruppetto e parve sorpresa di veder riunito come un qualunque Banal gruppetto al ristorante all'aperto, il motivo del suo trasloco nel Regno. Rallentò il passo, improvvisò un inchino a distanza, attese solo un attimo l'educato cenno di risposta, quindi proseguì con meno irruenza la manovra di avvicinamento del Generale.
I tacchi affondavano nella ghiaia dei viali e DCC mormorò un’imprecazione pensando ai suoi sandali con plateau fucsia a pois bianchi irrimediabilmente danneggiati. L’inaspettato incontro con gli sposi e i congiunti l’aveva sorpresa non poco, e per un attimo si chiese se rimandare il tentativo di approccio con Sfikilievich. Ma da grintosa professionista quale era, rallentando l’andatura e riavviandosi la leggendaria frangia viola melanzana, si avvicinò decisa alla sua meta.
Il Generale le dava le spalle e dava disposizioni a un gruppetto di sottoposti. Questi, parte in divisa e parte in borghese, annuivano in silenzio, palesemente soggiogati. I graduati erano irrigiditi petto in fuori e pancia in dentro, anche se la circostanza non lo richiedeva; quelli in borghese, occhiali neri e “cannuccia” all’orecchio, si guardavano furtivamente intorno per abitudine professionale ormai radicata. Uno di questi scattò rapidamente e si parò davanti DCC quando si rese conto che si stava avvicinando pericolosamente al Generale, e per giunta alle spalle.
“Signorina, l’accesso non è consentito. Si allontani”
DCC lo guardò, atteggiò prima la bocca a cuore poi sfoderò un sorriso a trentadue denti
“Forse non ha visto il mio “pass” giovanotto. Sono della stampa, il mio accredito è stato rilasciato direttamente dalla casa reale. Devo parlare con il Generale e sono certa che il Buon Re sarebbe assai scontento se qualcuno ostacolasse il mio lavoro….”
L’individuo nero-vestito si guardò nervosamente intorno e si toccò l’auricolare come alla ricerca di una risposta adeguata. DCC, che stava ancora esibendo il “pass” , senza muoversi di un millimetro spostò lentamente lo sguardo sulle spalle di Sfikilievich, che in quel momento si voltò. La faccia abbronzata, i capelli brizzolati tagliati a spazzola, la benda nera e l’unico occhio vigile e indagatore : DCC rimase colpita dalla forza e dalla virilità emanate da quell’uomo. La foto che aveva visto sull’organigramma del Palazzo rendeva giustizia solo in minima parte al Generale, che ora la stava guardando con severità.
“Generale Sfikilievich, sono Deborah Cherie Cucurbita, della trasmissione televisiva ‘Io c’ero e sono qui per raccontarvelo’ avrei bisogno di farle alcune domande sul matrimonio del Principe Gregorio”
DCC si rese conto per la prima volta nella sua carriera di sentirsi intimidita.
“Signorina, conosco la sua trasmissione. Come vede in questo momento sono impegnato. La potrò accontentare diciamo – Sfikilevich guardò l’orologio – tra venti minuti, al bar interno”
Gli individui nero-vestiti guardarono tutti simultaneamente gli orologi per sincronizzarli e mormorarono poche frasi con la bocca rivolta verso i baveri delle giacche , poi si accodarono al gruppo che, guidato dal generale, si spostava verso l’altro lato del giardino.
Da lontano il principesco gruppetto con annessi e connessi, aveva seguito con curiosità la scena
“Sarà pure poco pericoloso” disse Carmen “ma incute una certa soggezione, il milite. E quella squinzia ha avuto un bel coraggio a avvicinarsi con tutto quel popò di schieramento”
“La Cucurbita non si ferma davanti a niente, per uno scoop o un gossip in più si venderebbe l’anima. Non la sopporto. E poi è una cafona” disse Greg, lapidario.
Carmen si voltò di nuovo a guardarla
“Però i suoi sandali a pois con tacco dodici sono divini. Scommetto che sono di Liu Liu, l’adoro”
“Si, ma santiddio come si fa a andare in giro con QUELLA frangia di QUEL colore?”
In quel momento Valdo, che aveva adocchiato sul tavolo vicino una scodella di noccioline e se le stava trangugiando senza quasi masticare, cominciò a tossire e divenne paonazzo: qualche arachide evidentemente gli era andata per traverso.
“Oddio, Valdo, ma insomma, sta attento! “ Gridò Carmen, dando potenti manate sulle spalle del malcapitato per aiutarlo a sputare tutto.
Un grumo di poltiglia di arachidi schizzò fuori dalla bocca del fanciullo , e approdò sulla camicia di Gunter, il quale, rassegnato, alzò gli occhi al cielo.
“Ma non dovevamo parlare del party? Dell’addio al celibato? Mi sa che non è il posto adatto, troppe distrazioni. Basta, torniamo a Palazzo. VALDO, PIANTALA DI MANGIARE NOCCIOLINE!”
DCC era seduta su uno dei divanetti del bar interno e stava riordinando le idee in attesa del Generale.
Questi, con precisione cronometrica, varcò la soglia del bar esattamente venti minuti dopo la loro breve conversazione e con passo deciso si diresse verso di lei che ebbe modo così di apprezzarne di nuovo il fisico forgiato, lo sguardo autorevole, l’andatura militaresca.
“Generale, sono davvero onorata, e la ringrazio per aver acconsentito all’incontro”
Deborah sfoggiò tutto il suo frasario di circostanza, poi sfoggiò il suo migliore sorriso e si aggiustò per l’ennesima volta la frangia, attenta ad accavallare le gambe nel modo giusto. Doveva, assolutamente doveva trarre da quella conversazione tutte le notizie, le informazioni, i segreti, i sussurri, le descrizioni, i programmi, la scansione dell’agenda, tutto assolutamente tutto quello che poteva utilizzare nella sua trasmissione, e di più.
La conversazione durò più di quello che l’etichetta avrebbe prescritto e il buon senso suggerito. Fu interrotta solo una volta, quando la melodia della ‘Cavalcata delle Valchirie’ , scelta dal generale come suoneria del cellulare, irruppe a tutto volume e sovrastò le voci.
Il Generale saltò sulla sedia come uno scolaretto colto in flagrante.
“Si…No…Ci sarebbe ancora qualche dettaglio tecnico….Ma..SI…SI…SI….Conti su di me, Mae…” Zittì all’improvviso e, mettendosi sull’attenti per l’invisibile interlocutore, spense il cellulare.
“Mae…”? A Deborah non sfuggì l’esitazione di Sfikilievich : Mae che, o meglio, chi?
E dopo l’interruzione notò un notevole cambiamento nell’uomo che le stava di fronte: le spalle si erano incurvate, l’unico occhio, da vigile ora sembrava arrossato e lucido. E non era un debole tremore quello che piegava il labro inferiore?
Deborah colse al volo l’opportunità
“Generale, penso che dovremmo continuare la nostra conversazione con più tranquillità” disse, appoggiando la mano con tenera fermezza sul ginocchio di lui.
...continua
Posted by
ignominia
at
8:38 AM
0
che hanno detto la loro....
catalogare come:
Cola come idraulico liquido,
diete reali,
matrimonio reale gay
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