domenica 27 novembre 2011

COCCHI REALI - part V


© 2011 Niki Ghini

(Racconto a 3 2 mani e un editor)
Brando Sigfrid Sfikilievich, generale
Deborah Cherie (D.C.C.) nota giornalista di costume
Amelia Jane Kay Boquet, WP o Wedding Planner
Ciro Tagliafuoco, Chef


Non era stato facile per Deborah Cherie Cucurbita riacciuffare l'attenzione del Generale dopo la telefonata della misteriosa"Mae...". Deborah Cherie aveva dovuto al fine cedere l'onore delle armi a chi era stato all'altro capo del telefono, capace di catturare totalmente la concentrazione del suo ospite il quale dopo pochi minuti, era dovuto scappare con l'atteggiamento frettoloso e frustrato che gli era piovuto addosso dopo la telefonata di "Mae". Ma non prima di essersi fatto sfuggire la promessa di incontrare Deborah Cerie a cena di lì a due giorni.
D.C.Cucurbita credeva di sapere chi potesse essere la persona misteriosa all'altro capo del telefono.
Non poteva trattarsi di nessun altro che di Sua Maestà la Regina Luigia. Sì, - un brivido lungo la schiena, ed un altro, quest'ultimo di puro terrore che le chiuse lo stomaco, le confermò la supposizione - Deborah Cherie non credeva di possedere poteri paranormali, ma in anni di carriera aveva imparato a fidarsi delle proprie intuizioni. Ed un uomo con quella vitalità, con quella virilità prorompente, poteva essere ridotto a zerbino solo da una donna potente.
E la Regina Luigia ERA una donna potente. I dossier che D.C.C. si era portata dagli studi televisivi della capitale dello stato confinante, lo lasciavano sottintendere. Alcune frasi scritte, altre dette sembravano confermare le sue supposizioni:
"Cherie, tieni d'occhio la matrigna mentre sei sul campo - le aveva intimato la direttrice della rete - e vedrai che qualcosa di sorprendente riuscirai a scovarlo". Alla richiesta di ulteriori chiarimenti la direttrice si era rintanata in un silenzio ambiguo, accompagnato da uno sguardo che lasciava intendere tutto e niente, che non aveva abbandonato neppure quando D.C.C. se n'era andata anche un po' indispettita da quell'omertà che la stimolava, certo, ma che le appariva così poco collaborativa al fine della buona riuscita del programma che aveva voluto seguire più di ogni altro.
Certo, le sfide la elettrizzavano, la stimolavano, la tenevano sveglia di notte: ogni volta che il guanto era stato lanciato ogni fibra del suo corpo aveva fremuto per raggiungere il successo, come anelando all'ossigeno indispensabile alla sopravvivenza. E lo otteneva il successo, regolarmente, a costo di rinunce e lavoro senza tregua. Non per nulla era D.C.C. : Deborah Cherie Cucurbita, la voce più autorevole del gossip continentale.
Partita dallo studio ancora irritata per l'episodio, studiandosi le carte che riempivano la valigetta griffata, il computer griffato e si riflettevano sull'occhiale da lettura, anch'esso griffato, aveva cominciato a subodorare che c'era qualcosa da scoprire, che le parole del direttore volessero indicarle qualcosa di certo, una ragnatela di indizi e voci, che con la loro insistenza, costituivano già di per sé una prova. La successiva intervista alla Regina, donna untuosa, arrogante e assolutamente non sincera, le aveva fatto drizzare ancora di più le antenne.
E quei due mocciosi impertinenti poi, che la Regina aveva voluto avere accanto mentre intrattenevano la loro conversazione, i piccoli Valdo e Bilirubina, che erano stati dipinti come due poveri fanciulli espropriati di un diritto al trono che si dava per erroneamente accertato, non erano la fotocopia della madre?
E che cosa aveva voluto dire la Regina quando aveva affermato: "Se e quando le nozze avranno luogo, Valdo saprà accettare la sconfitta e giurerà fedeltà all'erede al trono"? Frase che Sua Maestà l'aveva pregata di non riportare nell'intervista trasmessa al pubblico. Perché "se e quando"? Non era già tutto deciso, programmato, più o meno fatto?
E adesso la telefonata.
Sì, doveva in tutti modi riuscire ad avere una conversazione luuuuunga e particolareggiata con Skifilevich. Doveva scoprire cosa bolliva in pentola. E il Generale, se non la vera e propria chiave di volta, risultava essere un tassello di una certa importanza per aiutarla a mettere ordine e capire.
E mentre dalla diffusione interna del bar passava il rilassante "Canone e Giga in D maggiore" di Pachelbel, Deborah azzannò l'ultima oliva del Martini. Fece due calcoli mentali e s'impegnò a sfruttare al meglio le 48 ore che la separavano dalla cena col Generale. in ogni senso.
Rigirò e spolpò il nocciolo con meticolosità d'intenti e rivide il Generale nella divisa che gli calzava a pennello. Ricordò ogni curva di quelle cosce prorompenti dai pantaloni, le curve e le asperità messe ognuna al posto giusto e l'intenso sguardo monocolare. E confessò a se stessa di non aver mai desiderato nessun uomo in divisa quanto il maturo Generale.
Sì, prima che chiudesse, avrebbe fatto una visita alla corsetteria di Victoria Secret: voleva essere certa che pure il dopocena sarebbe stato all'altezza della cena.
Sospirò, si alzò dalla poltroncina e se ne tornò in sala stampa.

Mentre DCC rigirava in bocca il nocciolo dell’oliva spolpandolo attentamente, e pianificava con altrettanta attenzione gli incontri e gli eventi prossimi futuri, il gruppetto principesco era rientrato a Palazzo con lo scopo di cominciare a programmare più concretamente le diverse fasi del party di addio al celibato.
Compito tutt’altro che semplice: il primo scoglio, e sicuramente il più accidentato, era l’ostilità manifestata in modo più che palese da Luigia. Costei, non potendo apertamente contraddire il Principe e il suo compagno, nelle accese discussioni badava a dire sempre tutto e il contrario di tutto, rendendo di difficile comprensione anche a maggiordomi, camerieri, valletti, dame di compagnia, chef, sguatteri fino all’ultimo lavapiatti delle regali cucine, la sua idea dell’evento.
Nella discussione con uno degli chef per la decisione del menù, per esempio, era quasi venuta alle mani con la WP che tentava di mettere bocca in quello che considerava il suo lavoro.
Maestà, per la festa di addio al celibato avrei pensato a un menù moderno e innovativo, e anche facile da servire e da mangiare, visto che la gran parte vorranno ballare, e seguire la musica….Per esempio vassoi di finger food, che non necessitano di troppi piatti, e poi carni fredde, trofei di verdure, patè e salse da spalmare….”
La WP non era riuscita a completare il concetto
COOOSA? Signorina, malgrado la sua esperienza e il suo copioso curriculum, devo constatare una totale mancanza di gusto da parte sua….Come può pensare che a Palazzo si serva una comunissima cena fredda? Non penserà mica di trasformare i reali Saloni da Ballo in una volgare discoteca per la festa di una diciottenne? Io pretendo un servizio degno di questo nome, un menù all’altezza dell’evento. Esigo che vengano utilizzati tutti i servizi di porcellana finissima e gli argenti e i cristalli. Tutto dovrà essere curato nei dettagli, e le portate dovranno susseguirsi e accompagnarsi degnamente ai vini…”
Lo Chef si era prontamente inserito: “Maestà, allora, in sintonia con i suoi desideri mi permetterei di suggerire timballi e sformati come primi, diversi tipi di cacciagione e pesce fresco come secondi, e ortaggi di ogni varietà e salse…”
Cacciagione? CACCIAGIONE? Ma dove credi di essere? E come faranno gli ospiti a spolpare la tua cacciagione? Manchi totalmente di fantasia! Non sai essere moderno, secondo te Ducasse è fermo ancora alla cacciagione? Ma santiddio, mancate di iniziativa….Povera me, basta, sono esausta. Signorina mi faccia avere al più presto il book dei finger food più selezionati, eleganti e gustosi. Soprattutto originali. Come vede potrei fare a meno tranquillamente del suo lavoro, VISTO CHE DEVO TROVARE IO TUTTE LE SOLUZIONI E Luigia si era allontanata impettita come sempre, lasciando la WP inviperita e lo chef incerto sul da fare.
Consapevoli di tali difficoltà Greg, Gunter e Carmen si preparavano a una strenua resistenza. Lasciato Valdo in altre malefatte affaccendato, raggiunsero lo studio di Greg .
Lì, in attesa del loro arrivo, trovarono Amelia Kay Boquet, la Wedding Planner, profondamente prostrata.
Accasciata su una poltroncina cercò di schizzare in piedi all'arrivo del Regal Nugolo, ma riuscì solo a perdere l'equilibrio sui tacchi e a compiere una serie di movimenti da marionetta per riuscire a restare in piedi.
"Perdonatemi Vostre Altezze, se vi ho attesi qui dentro".
"Non preoccupatevi signorina Boquet, in questi giorni abbiamo tutti fretta e non possiamo formalizzarci su queste sciocchezze", la rassicurò il Principe Greg, che non rinunciò a non lanciare uno sguardo furtivo al suo personal computer per controllare se fosse spento come lo aveva lasciato la sera precedente. A palazzo, con Luigia e figli in giro la regola d'oro era: "fidarsi è bene, ma non fidarsi...".
"Prego sedetevi tutti quanti", continuò Greg indicando sedie e poltroncine al terzetto rimasto in piedi, mentre lui era già sprofondato sulla sua poltrona nera girevole da ufficio.
WP si accasciò nuovamente abbandonando le braccia lungo il corpo e facendo cadere la cartellina da lavoro, con risvolti in vero leopardo.
"Perdonatemi Vostre Altezze", disse WP mentre s'inchinava a raccoglierla, preceduta dal gesto veloce di Gunter che gliela porgeva con un sorriso che in realtà non era un sorriso ma bensì uno scanning della più grande WP di New York, che fatti armi e bagagli, si era trasferita nel Regno (nome?) per portare a termine quello che immaginava sarebbe stato l'impegno più importante e altisonante della sua carriera.
"Signorina WP", la guardò dritto negli occhi Gunter, "va tutto bene"?
"Certo, certo... Grazie barone".
"Allora possiamo cominciare senza ulteriori interruzioni", sancì Greg.
"Certo Vostre Altezze", riprese la Boquet cercando di darsi un tono e scacciare nell'angolo più recondito della sua mente l'unico problema che aveva incontrato sin da quando era sbarcata nel Regno con un volo privato, elegante, fatturabile ed incluso nel preventivo visto ed approvato dal Ministro delle Finanze. Problema che non era la carrozza o il fioraio o il cuoco, o un qualunque altro disastro o semplice intoppo si potesse frapporre tra lei ed il successo della cerimonia che le era stata affidata.
Ma la Regina Luigia, che ormai palesemente, senza vergogna alcuna, la faceva impazzire per ogni decisione da prendere, piatto da decidere, luogo da ispezionare.
La WP si rendeva conto che metterla da parte come sarebbe stato logico e certamente più semplice, era quasi impensabile, praticamente impossibile: si trattava della Regina, della moglie del Re e quindi della padrona di casa. Poco importava che non si sposasse lei, che il promesso sposo non fosse neppure suo figlio: le nozze si sarebbero tenute in casa sua e come padrona di casa aveva quindi, quasi sempre, l'ultima parola.
"Dunque", riprese dopo aver inforcato gli occhialetti e cominciato a sfogliare le pagine del blocco.
"La carrozza è saltata fuori dal regno dell'Antica Manciuria di Mezzastrada", disse cominciando a distribuire foto agli astanti. "Si tratta di una carrozza scoperta, manufatto artigianale della fine del 1800, perfettamente conservato e che ha subito un restauro solo un paio di anni fa. Gli interni sono perfetti, in velluto verde e oro; ha posto per due cocchieri e due paggetti, assolutamente adatta alle condizioni meteo previste e alle larghezze delle strade del borgo vecchio che dovrà percorrere".
Qui la Boquet si interruppe, lasciando sgranare le ultime parole e fissando con aria distante la coppa di una gara di nuoto vinta negli anni dell'adolescenza da Greg, e posizionata sopra uno scrittoio appoggiato contro una parete, che veniva usato per raccogliere i documenti che dovevano essere ancora controllati. Il braccio teso come a distribuire altre foto che in realtà non aveva, immaginava cosa sarebbe successo se dopo tutto gli sforzi suoi e di Walhalla, la Regina Luigia non avesse approvato nessuno dei suoi menù. Sarebbe stato saggio intervenire presso il Sovrano, dopo il suo bizzarro ingresso nella Sala del Trono di qualche tempo prima, quando si erano accorti che mancava appunto la carrozza?
Oppure era arrivato il momento di parlare direttamente coll'erede al Trono, che per primo l'aveva contattata e per il cui matrimonio stava lavorando?
Il dubbio la immobilizzò anche questa volta, le tolse l'energia come capitava sempre più spesso e la trasformò nella bambola di pezza che i giovani avevano trovato al loro rientro.
I tre si guardarono tra di loro.
Avete pensato alla musica?” – disse Carmen, armata di penna e blocco notes pronta a prendere appunti, ma che in realtà cercava di stimolare la ripresa della conversazione.
Tesoro, certo che si, la musica è assolutamente fondamentale, sicuramente ci sarà il nostro amico DJ Thierry, siamo in buone mani, condivide tutti i nostri gusti. Però avevamo pensato anche che ci piacerebbe della musica live, non so, magari quel figaccione di Roland, ma anche un quintetto d’archi per fare felice papà.
Mmmmm, Thierry, Roland….archi. Ok. E il menu?-”
Gunter alzò gli occhi al cielo, e fu in quel momento che la Boquet si riprese, o almeno così sembrò perché parlò e ostentando un’espressione disperata disse “Non ne parliamo, sono sull’orlo di una crisi di nervi! Lennesima scenata di Luigia mi ha messa K.O. ...".
Un silenzio gelido scese sull'ufficio: si stava sempre parlando della Regina. E certi commenti non potevano comunque essere accettati da una dipendente quale la WP era.
Resasi conto della gaffe la Boquet cercò di imbastire delle scuse balbettate e che ottennero il solo risultato di mostrare al mondo quanto fosse profondo il suo disagio lavorativo e la sua confusione attuale. Non c'era che dire: la regina era riuscita a mettere al tappeto anche lei.
"Ancora quella strega di mezzo, dovevo immaginarlo! Se non la blocchiamo in tempo finirà per rovinare tutto e mandare a monte il matrimonio", esplose Gunter saltando in piedi in un assolo di rabbia.
Gunter, ti prego, lascia stare. Purtroppo non possiamo fare a meno di assecondarla…”, Greg cercò di fermare l'esplosione del fidanzato.
Si, ma capisci che siamo al delirio….”
Si, hai ragione. Ma è così e basta. Lasciamole campo libero su alcune cose, e riserviamo per noi quello a cui teniamo di più. Se no è un inferno. Giusto?”
Gunter si addolcì immediatamente, ricambiando lo sguardo complice di Greg.
"Lei intanto, signorina Boquet, da ora in poi, sottoponga a noi tutte le decisioni prese dalla regina Luigia per quello che le spetta. E cerchi allo stesso tempo di dirottarne a noi il numero maggiore: semplicemente con una scusa qualunque le sottragga all'agenda della Regina", intervenne con piglio da regnante Greg.
"In più", continuò "qualunque decisione presa dalla nostra matrigna dovrà essere vagliata ed eventualmente riconsiderata da me, dal Barone o dalla Principessa mia sorella. E' tutto".
Tutto si poteva dire di Greg, e molto lo si era già detto, anche a sproposito. Ma nei momenti di bisogno sapeva tirar fuori un piglio deciso e autorevole, da vero Regnante.
In un’altra ala del palazzo, nelle reali sartorie, Luigia, congedati sarti e cucitrici, si rigirava tra le mani il cuscino destinato alle fedi degli sposi. Aveva fatto pervenire al generale Sfikilievic le esatte misure e ogni altro dettaglio utile e ora aspettava da lui la relazione sul diabolico progetto, l’unica soluzione che la sua mente agitata era stata in grado di partorire.
continua....

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