giovedì 20 ottobre 2011

COCCHI REALI - part IV

© 2011 Niki Ghini

(Racconto a 3 2 mani e un editor)

I soliti sospetti: G& G, Carmen & Valdo
Brando Sigfrid Sfikilievich, generale
Deborah Cherie, nota giornalista di costume
Tutta la truppa che aveva preso parte alla spedizione "fedi nunziali" si stava rilassando nei Giardini Inglesi alle spalle del Palazzo Reale: prati verdissimi rasati alla perfezione, alberi secolari dalle chiome folte, una lieve brezza che passava e suonava ogni singola foglia.
Seduti ad un tavolino di metallo, circondati da un codazzo di giornalisti e curiosi che li avevano subito riconosciuti tra la folla a passeggio, i nostri eroi cercavano di mangiare un'insalata ostentando regale indifferenza alla curiosità della plebe. E più che altro s'impegnavano a godere della bella giornata di sole.
"Cameriere - chiamò Carmen agitando la regal mano, - cameriere, potrebbe portarmi un'altra salvietta, per cortesia?".
"Certamente Altezza", rispose emozionato dal nobile convivio ed anche un po' sudaticcio, il giovane cameriere segaligno.
"Ed un'altra bibita per il piccolo qui a fianco... Ed un altro tè freddo per me... La ringrazio", continuò Carmen, con la principesca insistenza che la prendeva quando si sentiva nervosa per occhi estranei puntati addosso.
"Un'altra Coca non la voglio!!!", cominciò a piagnucolare Valdo, che in cuor suo non voleva neppure la scodella d'insalata che gli era stata posta di fronte senza alternativa alcuna di cibi più gustosi e saporiti.
"Zitto e butta giù - cercò di zittirlo la sorella - almeno ti si sgorga il lavandino con un rutto e c'è speranza che ti passi quell'alito mortifero che esali da stamani".
Tornò il cameriere che nel frattempo aveva trovato il tempo di pettinare i capelli ingelatinati, depositò le bevande, la salvietta, fece un inchino un po' troppo rigido e si allontanò dal tavolo.
Così Valdo ingurgitò di malavoglia la seconda Coca, 'quando lo saprà la mia mamma vedrete', pensò, ma non risollevò la forchetta ad assaggiare altra verdura.
"Sembriamo il club delle capre", disse sconsolato il Principe Gregorio.
"E' il minimo che possiamo fare con i vestiti per la cerimonia già pronti: ci aspetta un ultimo mese di ricevimenti e pranzi pre-matrimoniali, poi saremo liberi di riassaggiare il carboidrato maledetto", cercò di consolarlo, ma con poca convinzione, il promesso sposo: Gunter Viligelmo Ugo, Barone di Betternich.
Nel frattempo la folla si era allontanata di qualche metro per l'arrivo di una gruppo ristretto e poco appariscente di guardie del corpo, allertate dalla forza pubblica che si era messa in contato con il Palazzo, non appena aveva capito a cosa era dovuto l'anormale assembramento popolare.
Quel giorno a coordinare le guardie di sicurezza personali che s'occupavano della Famiglia reale c'era il generale Sfikilievich. L'imminenza dell'evento mondano aveva spostato la priorità sulla protezione personale degli ospiti e degli invitati che da lì a pochi giorni avrebbero pacificamente invaso il Regno. Certi eventi mettevano inevitabilmente in fibrillazione i nervi dei Servizi Segreti, che avrebbero pagato di persona se qualche pazzo, organizzato o meno, avesse trasformato quell'evento di Teste Coronate, in un fatto di cronaca nera. Tanto più eclatante il risultato, tanto più altisonanti i nomi ed i numeri che si potevano colpire.
Quindi, con una rapida nota del Buon Re, sollecitata da un insolitamente impaurita Regina Luigia, tutti i servizi di addestramento nelle caserme erano stati sospesi e le forze migliori (e pure le peggiori... Quando c'è da far numero non si guarda in faccia a nessuno!), erano state destinate al piano di protezione dell'Evento. Così dalla sua caserma in provincia, il Generale Sfikilievich aveva fatto le valigie e ripreso la strada della Capitale.
E proprio lui si vide apparire poco dopo l'arrivo delle guardie di sicurezza nei Giardini Inglesi.
"Quindi la zuppa inglese quest'oggi non la posso ordinare", fece Greg al fidanzato.
"Solo se poi ti chiudi in palestra per almeno un paio d'ore e stasera non fai il porcello a cena", rispose Gunter sorridendo intenerito dalla voglia di dessert del compagno. Gunter e Grag, entrambi golosi di dolci, avevano deciso di comune accordo di evitare come la peste qualsiasi carboidrato raffinato, da lì al giorno delle nozze. Tenevano al proprio aspetto che sapevano avrebbe fatto il giro del mondo grazie a foto e filmati, a volte così poco professionali da risultare impietosi. E non volevano pentirsi di nessun grammo di troppo che avrebbe reso vana una preparazione così attenta e faticosa. Quindi, seppur con tanta nostalgia dei manicaretti di pasticceria, ancora per un po', di torte non se ne parlava.
"Va bene. Niente dolce, allora. Dopo pranzo ho un incontro con il ciambellano di corte che si protrarrà un po'. Non so se riesco a chiudermi in palestra nel pomeriggio", disse Greg sconsolato.
Il Generale passò a fianco del tavolo e fece un saluto militare con tatto di sonoro sbattimento di tacchi. Questo fece sussultare Valdo che per lo spavento per poco non annaffiò i parenti seduti a tavola con la Coca, e che mollò il tanto atteso rutto idraulico con aria fintamente indifferente.
"Non c'è che dire - constatò ironica la Principessa Carmen rispondendo con un mezzo sorriso al saluto marziale del Generale, - perfettamente mimetizzato tra la gente con quella divisa tutta galloni e stellette. Ma chi è?"
"Mai visto", disse Gunter.
"Sfikilievich - informò Greg - richiamato dall'addestramento a Palazzo per la cerimonia".
"Mai visto prima", continuò Carmen.
"L'ho incontrato solo qualche volta in giro per qualche cerimonia. - continuò Greg - Si era fatto notare in passato per l'attaccamento alla corona, poi è scomparso improvvisamente lasciando dietro di sé un po' di chiacchiere e sospetti."
"Non sembra pericoloso", aggiunse Gunter.
"Non lo è, la mia mamma lo stima tanto", volle dire la sua il piccolo Valdo.
Nessuno si curò di lui: poco lontano una bella donna correva trafelata nei giardini urlando forte il nome del generale.
"Generale!!!, Generale Sfikilievich!!!"
"E questa chi è" si interrogarono in coro gli adulti.
"E' la signorina Deborah Cherie, che ha già fatto un'intervista alla mia mamma", continuò ad informare Valdo.
"Ossignore!!! La Cucurbita! - si irrigidì Gregorio - Quella pettegola è già qui?!"
La Cucurdita, Deborah Cherie, girò la testa verso il Real gruppetto e parve sorpresa di veder riunito come un qualunque Banal gruppetto al ristorante all'aperto, il motivo del suo trasloco nel Regno. Rallentò il passo, improvvisò un inchino a distanza, attese solo un attimo l'educato cenno di risposta, quindi proseguì con meno irruenza la manovra di avvicinamento del Generale.

I tacchi affondavano nella ghiaia dei viali e DCC mormorò un’imprecazione pensando ai suoi sandali con plateau fucsia a pois bianchi irrimediabilmente danneggiati. L’inaspettato incontro con gli sposi e i congiunti l’aveva sorpresa non poco, e per un attimo si chiese se rimandare il tentativo di approccio con Sfikilievich. Ma da grintosa professionista quale era, rallentando l’andatura e riavviandosi la leggendaria frangia viola melanzana, si avvicinò decisa alla sua meta.
Il Generale le dava le spalle e dava disposizioni a un gruppetto di sottoposti. Questi, parte in divisa e parte in borghese, annuivano in silenzio, palesemente soggiogati. I graduati erano irrigiditi petto in fuori e pancia in dentro, anche se la circostanza non lo richiedeva; quelli in borghese, occhiali neri e “cannuccia” all’orecchio, si guardavano furtivamente intorno per abitudine professionale ormai radicata. Uno di questi scattò rapidamente e si parò davanti DCC quando si rese conto che si stava avvicinando pericolosamente al Generale, e per giunta alle spalle.
“Signorina, l’accesso non è consentito. Si allontani”
DCC lo guardò, atteggiò prima la bocca a cuore poi sfoderò un sorriso a trentadue denti
“Forse non ha visto il mio “pass” giovanotto. Sono della stampa, il mio accredito è stato rilasciato direttamente dalla casa reale. Devo parlare con il Generale e sono certa che il Buon Re sarebbe assai scontento se qualcuno ostacolasse il mio lavoro….”
L’individuo nero-vestito si guardò nervosamente intorno e si toccò l’auricolare come alla ricerca di una risposta adeguata. DCC, che stava ancora esibendo il “pass” , senza muoversi di un millimetro spostò lentamente lo sguardo sulle spalle di Sfikilievich, che in quel momento si voltò. La faccia abbronzata, i capelli brizzolati tagliati a spazzola, la benda nera e l’unico occhio vigile e indagatore : DCC rimase colpita dalla forza e dalla virilità emanate da quell’uomo. La foto che aveva visto sull’organigramma del Palazzo rendeva giustizia solo in minima parte al Generale, che ora la stava guardando con severità.
“Generale Sfikilievich, sono Deborah Cherie Cucurbita, della trasmissione televisiva ‘Io c’ero e sono qui per raccontarvelo’ avrei bisogno di farle alcune domande sul matrimonio del Principe Gregorio”
DCC si rese conto per la prima volta nella sua carriera di sentirsi intimidita.
“Signorina, conosco la sua trasmissione. Come vede in questo momento sono impegnato. La potrò accontentare diciamo – Sfikilevich guardò l’orologio – tra venti minuti, al bar interno”
Gli individui nero-vestiti guardarono tutti simultaneamente gli orologi per sincronizzarli e mormorarono poche frasi con la bocca rivolta verso i baveri delle giacche , poi si accodarono al gruppo che, guidato dal generale, si spostava verso l’altro lato del giardino.
Da lontano il principesco gruppetto con annessi e connessi, aveva seguito con curiosità la scena
“Sarà pure poco pericoloso” disse Carmen “ma incute una certa soggezione, il milite. E quella squinzia ha avuto un bel coraggio a avvicinarsi con tutto quel popò di schieramento”
“La Cucurbita non si ferma davanti a niente, per uno scoop o un gossip in più si venderebbe l’anima. Non la sopporto. E poi è una cafona” disse Greg, lapidario.
Carmen si voltò di nuovo a guardarla
“Però i suoi sandali a pois con tacco dodici sono divini. Scommetto che sono di Liu Liu, l’adoro”
“Si, ma santiddio come si fa a andare in giro con QUELLA frangia di QUEL colore?”
In quel momento Valdo, che aveva adocchiato sul tavolo vicino una scodella di noccioline e se le stava trangugiando senza quasi masticare, cominciò a tossire e divenne paonazzo: qualche arachide evidentemente gli era andata per traverso.
“Oddio, Valdo, ma insomma, sta attento! “ Gridò Carmen, dando potenti manate sulle spalle del malcapitato per aiutarlo a sputare tutto.
Un grumo di poltiglia di arachidi schizzò fuori dalla bocca del fanciullo , e approdò sulla camicia di Gunter, il quale, rassegnato, alzò gli occhi al cielo.
“Ma non dovevamo parlare del party? Dell’addio al celibato? Mi sa che non è il posto adatto, troppe distrazioni. Basta, torniamo a Palazzo. VALDO, PIANTALA DI MANGIARE NOCCIOLINE!”
DCC era seduta su uno dei divanetti del bar interno e stava riordinando le idee in attesa del Generale.
Questi, con precisione cronometrica, varcò la soglia del bar esattamente venti minuti dopo la loro breve conversazione e con passo deciso si diresse verso di lei che ebbe modo così di apprezzarne di nuovo il fisico forgiato, lo sguardo autorevole, l’andatura militaresca.
“Generale, sono davvero onorata, e la ringrazio per aver acconsentito all’incontro”
Deborah sfoggiò tutto il suo frasario di circostanza, poi sfoggiò il suo migliore sorriso e si aggiustò per l’ennesima volta la frangia, attenta ad accavallare le gambe nel modo giusto. Doveva, assolutamente doveva trarre da quella conversazione tutte le notizie, le informazioni, i segreti, i sussurri, le descrizioni, i programmi, la scansione dell’agenda, tutto assolutamente tutto quello che poteva utilizzare nella sua trasmissione, e di più.
La conversazione durò più di quello che l’etichetta avrebbe prescritto e il buon senso suggerito. Fu interrotta solo una volta, quando la melodia della ‘Cavalcata delle Valchirie’ , scelta dal generale come suoneria del cellulare, irruppe a tutto volume e sovrastò le voci.
Il Generale saltò sulla sedia come uno scolaretto colto in flagrante.
“Si…No…Ci sarebbe ancora qualche dettaglio tecnico….Ma..SI…SI…SI….Conti su di me, Mae…” Zittì all’improvviso e, mettendosi sull’attenti per l’invisibile interlocutore, spense il cellulare.
“Mae…”? A Deborah non sfuggì l’esitazione di Sfikilievich : Mae che, o meglio, chi?
E dopo l’interruzione notò un notevole cambiamento nell’uomo che le stava di fronte: le spalle si erano incurvate, l’unico occhio, da vigile ora sembrava arrossato e lucido. E non era un debole tremore quello che piegava il labro inferiore?
Deborah colse al volo l’opportunità
“Generale, penso che dovremmo continuare la nostra conversazione con più tranquillità” disse, appoggiando la mano con tenera fermezza sul ginocchio di lui.
...continua

martedì 18 ottobre 2011

CONCORSI FOTOGRAFICI

Bloody Foam © 2011 Niki Ghini
chissà perchè da qualche anno ho questo trip dei concorsi fotografici. Non è un vero trip, non sono ossessionata, ma se si pensa che in 50 anni non ho mai partecipato a niente o negli ultimi tre ho visto mie lavori in 2 mostre e ora due concorsi ecco che balza all'occhio il fatto che qualcosa è cambiato. 

Credo si tratti della vecchiaia, del fatto che GRAZZIADDIO l'età porta una maggiore consapevolezza di se stessi, dandoti una sicurezza che ti fa essere bold, più o la va o la spacca, e se spacca pace. Della serie che oramai non si ha molto da perdere e tanto da guadagnare

Non è una questione di tirare le fila sul compiuto nella propria vita, cioè si c'è anche quello perchè è inevitabile che con la pelle che si ammoscia una si domandi, oddio, ho fatto tutto quello che volevo fare? Però non è proprio una mano che ti prende alla gola e ti sbatacchia a destra e a sinistra nella stanza come una bambola di pezza o un posseduto in un film dell'orrore, non c'è ansia ne frenesia, semplicemente ci si lascia fare. Senza tante seghe mentali. 

E quindi ecco che delle migliaia di foto che tengo amorevolmente catalogate nel pc ho scelto quelle per il concorso Passione Italia che aveva come soggetto i mestieri vecchi e nuovi nel nostro paese, mica perchè mi interessino in particolar modo, anzi, avevo una certa difficoltà a rientrare nei temi del concorso, ma perchè avevo in mente delle foto che mi piacciono che guarda caso erano state scattate su un posto di lavoro. 

Più difficile la scelta per il concorso indetto dalla Leica che non potevo passare per il premio, una macchina fotografica della storica marca, ma anche l'opportunità di scattare un progetto con una delle loro macchine se prescelta per la seconda fase. 

Questo ha voluto dire perdere un po' di tempo anche perchè la prima volta non è andata bene e per un errore tecnico ho dovuto rifare registrazione e carico immagini ma se non altro non ho inserito le foto l'ultimo giorno disponibile della PROROGA come per Passione Italia. Argh!

PS l'immagine qui sopra è una di quelle che, poverella, non ce l'hanno fatta... ;-)
PPS  NON vi chiedo di andare a cliccare le foto di Passione Italia perchè ci vuole la registrazione (stupida idea quella) ma se mi votate e condividete su Facebook per il concorso Leica  http://www.lab.leica-camera.it/jspleica/scheda.jsp?n=58889 sarò la vostra migliore amica....:-D

venerdì 30 settembre 2011

COPPI REGALI part-III


 
 (Racconto a 3 mani e un editor) 

I soliti sospetti: G&G Carmen & Valdo
Simi Abdallah Abdallah, commentatore
Brando Sigfrid Sfikilievich, generale

La mattina seguente il Regno pullulava di fotografi e fotoreporter. Era la prima ondata di arrivi nel nuovo aeroporto di città, costruito ex novo sui resti di un teatro tenda del "Cirque du Soleil", abbandonato dopo che tutti gli acrobati avevano simulato una storta per rientrare dalle famiglie a Montreal, che non vedevano per colpa di anni di repliche.
Constatata l'impossibilità di rintracciare atleti liberi sulla piazza o a spostare in loco una qualunque delle 150 troupes impegnate con spettacoli del prestigioso circo, con un colpo di mano il Buon Re aveva posto sotto sequestro la struttura. I suoi architetti avevano riconvertito quello spazio che adesso alloggiava un Terminal nuovo di pacca, con 5 pontili d'imbarco, un paio d'hangar per la flotta della compagnia di bandiera del piccolo Regno, la King Air, strutture essenziali per la funzionalità dello scalo ed un paio di piste per consentire decolli ed atterraggi in qualunque condizione climatica. Cosa che non era riuscita ai vicini italiani con anni di tentativi a Malpensa 2000.
Questa prima ondata di fotoreporter fu distribuita nei 5 nuovi hotel a Mega Stelle costruiti, questi sì, in occasione delle nozze reali, per lasciare i pochi altri disponibili, più prestigiosi per centralità e tradizione, alle teste coronate in arrivo, che per via del numero e qualità, non potevano essere tutte alloggiate a Palazzo.
Del resto chi voleva perdersi il matrimonio del secolo? Era in assoluto il primo che riguardasse due giovani figlioli di bell'aspetto e belle speranze, che avrebbero dovuto governare insieme il Regno nella loro veste di Re e Principe consorte. Pur essendo anni che le Monarchie costituzionali avevano sdoganato l'omosessualità di alcuni loro discendenti, sarebbe stata la prima volta che a salire al trono fosse un regnante dichiaratamente gay. Con buona pace della Chiesa Cattolica che aveva finora mancato di benedire la "regale unione", per non saper, come sempre, che posizione prendere al riguardo.
E mentre i taxi compivano svariate volte il percorso tra aeroporto e villaggio a Mega-Stelle - scaricando valigie ed attrezzature da ripresa a ritmo continuo- e mentre le nuove hall degli alberghi perdevano la loro verginità subendo il primo assalto della loro storia- i nostri eroi, Greg, Gunter e Carmen, fatta colazione in un caffè del centro, si dirigevano verso l'appuntamento dall'orafo fornitore di casa Reale, trascinandosi dietro un intontito Valdo, devastato dalla sveglia all'alba imposto alla Perfida Regina Luigia.
"Vai e prendi le misure", aveva detto Maman, e il povero Valdo, ligio al dovere e anche un po' spaventato dalla minaccia di ritorsione sui suoi criceti, si era fatto vestire in fretta dalla Tata. Aveva intascato con un taccuino a spirale anche un piccolo metro estensibile, che formavano nella tasca dei mini jeans Armadi (un bozzo evidente) ed ora camminava a fianco dei fratellastri, quasi trascinato tra la folla.
"Dovrebbe essere questo", disse Gunter fermo di fronte ad una vetrina, confrontando i caratteri dell'insegna con quelli di un biglietto da visita tenuto con due mani.
"Certo che è questo, lo riconosco", lo rassicurò Greg che lo invitò a suonare il campanello. La porta di cristallo fumé fece un lieve scatto e venne aperta completamente dall'interno dalla mano guantata di una guardia di sicurezza di notevole statura.
All'ingresso dei Principi e del Barone di Betternich, il fruscio garbato dell'aria condizionata fu sovrastato da quello degli abiti di tutti i dipendenti che si inchinavano contemporaneamente. Valdo sghignazzò nel vedere tanta deferenza, ma fu zittito da uno scappellotto della sorellastra.
"Mi hai fatto male! Cattiva", piagnucolò.
Con il dito indice perpendicolare alla bocca Carmen gli impose il silenzio e uno strattone al braccio lo fece rispondere all'inchino.
Le Loro Altezze Reali, presenti e future, furono invitate ad accomodarsi in un salottino privato sul retro anche se la gioielleria era chiusa a tempo indeterminato al resto della clientela.
E fu proprio poco prima di uscire dal negozio, mentre gli adulti si rilassavano prendendo un caffè, la scelta delle fedi ormai fatta, le frasi da incidere all'interno decise, che in piccolo Valdo appoggiò al cristallo il Calippo avuto al posto della bevanda eccitante, prese le misure del portafedi e le trascrisse nel primo foglio del blocco note. Ripose metro, blocco e penna nelle tasche e riprese a succhiare il ghiacciolo come se nulla fosse.
Nell'ala del palazzo diametralmente opposta a quella del Salone dei Balli Minori, dominio incontrastato della WP, il Buon Re aveva fatto creare a tempo di record una Real Sala Stampa per i 1500 giornalisti, tra carta stampata e televisioni, accreditati per l'evento. L'enorme open space era allestito con pannelli divisori, scrivanie, mensole, telefoni, computer, maxi schermo multivideo e tutta la strumentazione più aggiornata e avveniristica che si potesse reperire sulla piazza. Tra i 1500 i più attesi l'equipe di Simi Abdallah Abdallah, commentatore di punta della Platinum Television, dell'Emirato di Marsallah; Geertruida De Wit, la bionda famosa e formosa giornalista del "View" da Città del Capo; tutto lo staff di Hiijng Sen redattore capo dello Yangtze Vision dalla Cina; naturalmente Onorina de Balzac, la temuta commentatrice del "Monaco Whisper", famosa per i suoi articoli caustici e per i long drink che la accompagnavano a tutte le ore del giorno; Deborah Cherie Cucurbita era in ottima compagnia e del resto non era certo una novizia: sempre in prima linea in almeno venti matrimoni tra rampolli delle aristocrazie mondiali, altrettanti compleanni ed esordi in società di primogeniti secondogeniti ed eredi famosi, tre incoronazioni, sei fidanzamenti ufficiali e un numero illimitato di ricevimenti con non meno di 250 invitati.
Naturalmente, giocando in casa, era stata una delle prime a far pervenire la richiesta di accredito e ora, nell'open space ancora abbastanza vuoto, rigirando le dita affusolate nel nastrino che reggeva il "pass", guardava con aria concentrata il display del suo Vaio. Sullo schermo erano comparse una serie di foto e a fianco di ogni foto le informazioni anagrafiche e l'incarico ufficiale ricoperto al momento da ogni personaggio: era l'organigramma completo di tutto il personale in servizio a Palazzo Reale, dal primo Ciambellano all'ultimo sguattero delle cucine, compresi i diversi Corpi Militari e i Corpi di Guardia. Deborah Cherie per abitudine professionale come prima mossa cercava una o più possibili fonti di informazione, o talpe o gole profonde, a cui estorcere tutti i tipi di informazione, vere o presunte vere, e con ogni mezzo.
L'occhio le cadde sul primo piano di un giovanotto dall'aria sfrontata e con l'occhio da cerbiatto che le strappò un leggero fischio di ammirazione. "Però... E chi è questo bell'impunito, questo nerboruto sgarzoncello? A fianco della foto lesse: Ciro Tegliafuoco e, nel nome un destino, secondo cuoco nelle Reali Cucine. Deborah C. suo malgrado immaginò subito un incontro ravvicinato con Ciro, magari su uno dei tavoli di acciaio delle cucine, magari mentre impastava il pane con le braccia bianche di farina.... Da professionista quale era scacciò subito il pensiero, sebbene piacevole, e piuttosto cercò d’immaginare come avrebbe potuto avvicinare il giovanotto e soprattutto che tipo di informazioni avrebbe potuto carpirgli.
Sullo schermo comparve una serie di foto di personaggi in divisa. Deborah C. emise un secondo fischio, questa volta non per l'aspetto estetico dei personaggi, ma per le divise sgargianti e, per alcuni di essi, i fitti medaglieri che ornavano le giacche. Uno in particolare attirò la sua attenzione: lo sguardo arcigno di un solo occhio, l'altro coperto da una benda nera, capelli bianchi tagliati militarmente a spazzola e una smorfia sulla bocca carnosa. Sul petto una sfilza di medaglie di tutte le forme con nastri, coccarde e bottoni dorati. Lesse a fianco il nome: Brando Sigfrid Sfikilievich, generale di corpo d'armata in pensione, attuale responsabile della formazione delle reali reclute, nonchè presidente onorario di un folto elenco di associazioni e circoli. Un uomo molto ben inserito, indubbiamente, e indubbiamente con rapporti privilegiati all'interno della famiglia reale, e indubbiamente al corrente delle più riservate informazioni che la riguardavano. Deborah C. ricordò anche di voci che erano circolate a proposito di un'amicizia particolare con Luigia. Voci che erano state subito messe a tacere con insolita sollecitudine dal reale Ufficio Stampa.
DCC puntò l'indice affusolato con l'unghia laccata blu cobalto sulla foto di Sfikilievich e mormorò decisa "ecco il mio uomo".
...continua